Ecuadoro! L’impresa ottenuta sul percorso a cinque cerchi di Tokyo 2020 del campione della Ineos-Grenadiers ha il sapore di epico ed incredibile, andando a prendersi non solo la prima vittoria della sua nazione, ma dell’intera America Latina nella prova in linea di ciclismo su strada nella storia delle Olimpiadi.
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Tracciato durissimo, con 5000 metri di dislivello in circa 230 km e la conclusione all’interno dell’Autodromo del Fuji. Non hanno voluto lasciare nulla al caso gli organizzatori dei Giochi di Tokyo, che hanno voluto renderlo adatto a corridori completi in tutto e per tutto. La fuga iniziale di otto uomini, tra cui lo slovacco Juraj Sagan e il sudafricano Nicolas Dlamini, aveva però messo in dubbio i pronostici iniziali dato il vantaggio che era salito fino a venti minuti dopo circa un centinaio di chilometri. La Slovenia con Jan Tratnik ed il Belgio con il campione uscente Greg Van Avermaet hanno poi dato tutto per ricucire il gap verso la prima salita dura, il Monte Fuji. Nei chilometri finali di ascesa c’è spazio anche per l’Italia che si mette in mostra con Giulio Ciccone, Damiano Caruso e successivamente anche con Vincenzo Nibali. Il messinese è entrato in un gruppetto con Remco Evenepoel ed Edward Dunbar, venendo poi ripresi poco dopo, e la corsa di è infiammata dopo i primi due giri all’interno dell’autodromo.
Il Mikuni Pass, la salita più dura della corsa olimpica grazie alle sue pendenze abbondantemente in doppia cifra, ha fatto capire chi avrebbe potuto concretamente puntare alla medaglia d’oro. Pogacar (Slovenia), Kwiatkowski (Polonia), Schachmann (Germania), Woods (Canada), Adam Yates (Gran Bretagna), Uran (Colombia), McNulty (USA), Fuglsang (Danimarca), Gaudu (Francia), Bettiol (Italia), Mollema (Paesi Bassi) e Carapaz (Ecuador)sono parsi come alcuni dei più brillanti, infatti sono proprio lo statunitense e l’ecuadoriano quelli che attaccano nel tratto successivo alla salita. Bettiol purtroppo ha i crampi ed è costretto a rinunciare alla lotta per la medaglia, mentre la coppia al comando resiste fino a 5 km dall’arrivo nonostante il pressing di Van Aert. All’ingresso nell’autodromo Carapaz molla la compagnia di McNulty e si avvia tutto solo verso il traguardo. Il suo vantaggio cresce e nessuno alle sue spalle può più raggiungerlo: per l’Ecuador è medaglia d’oro grazie al suo eroe sportivo nazionale, già vincitore di un Giro d’Italia, di un Tour de Suisse e fresco del terzo posto al Tour de France.
Tadej Pogacar e Wout Van Aert si giocano argento e bronzo al fotofinish, il cui responso favorisce il fiammingo, grande favorito con Filippo Ganna alla cronometro individuale maschile di mercoledì. Per l’Italia Alberto Bettiol è stato il miglior piazzato al traguardo, nonostante i crampi che lo hanno colpito a poco più di 10 km dall’arrivo, terminando quattordicesimo.
Domani spazio alla prova in linea su strada femminile, dove la grande Italia di Elisa Longo Borghini, Marta Bastianelli, Marta Cavalli e Soraya Paladin sfiderà la favoritissima Olanda delle fenomenali Marianne Vos (oro a Londra 2012), Demi Vollering, Anna Van der Breggen (campionessa uscente) ed Annemiek Van Vleuten.
A cura di Andrea Giorgini Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata