Hanno destato grande scalpore le immagini-choc delle fasi conclusive della Gran Fondo delle Alpi Liguri, dove un’auto è entrata nel percorso di gara travolgendo e ferendo quattro ciclisti, due dei quali in condizioni serie.
La manifestazione ciclistica era organizzata dal Gruppo sportivo Loabikers ed era tornata, dopo il lungo stop dovuto alla pandemia, sulle strade della Val Bormida.
A causare l’incidente, come detto, la presenza di un’auto – una Panda guidata da un venticinquenne – che, uscita da un garage, è entrata sulla carreggiata proprio mentre stavano sopraggiungendo a forte velocità i primi 4 concorrenti della corsa ciclistica, in piena volata.
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L’incidente delle Alpi Ligure, dove più della fatalità hanno inciso i discutibili protocolli organizzativi, ha riportato sulle cronache nazionali il tema, mai abbastanza dibattuto, della sicurezza sulle strade. Ma soprattutto ha riportato in auge il tema spinoso dell’organizzazione delle corse amatoriali, come sottolinea il massimo esperto italiano sul tema: l’ex Prefetto Roberto Sgalla, già Direttore Centrale delle Specialità della Polizia di Stato, oggi presidente della Commissione direttori di corsa e sicurezza.
“Questo drammatico incidente – spiega Sgalla – dimostra ancora una volta, qualora ce ne fosse stato bisogno, che purtroppo è arrivato il momento di mettere ordine al settore delle granfondo. Sono troppe, spesso organizzate in maniera approssimativa, talvolta motivate da interessi non riconducibili alla passione per il ciclismo. Inoltre, in alcune occasioni, queste manifestazioni non sono adeguatamente controllate dalle forze dell’ordine. L’amarezza è doppia perché, dopo lo stop imposto dalla pandemia, alla ripresa delle corse, tutti ci saremmo aspettati una maggiore sensibilità sul fronte della sicurezza”.
E invece così non è stato. E allora cosa fare? “Al di là delle novità che saranno introdotte, dal primo di gennaio, dal nuovo disciplinare – prosegue Sgalla – bisogna ammettere che le norme, per quanto importanti, non sono sufficienti. Occorreranno più controlli, maggiore senso di responsabilità e la Federazione, in questo senso, si è mossa in maniera tempestiva e con molta sensibilità. La Federciclismo, infatti darà vita ad un tavolo a cui parteciperanno i rappresentanti degli enti di promozione sportiva, i responsabili del settore amatoriale della Federazione e, ovviamente, tutte le autorità che, per assumere decisioni efficaci, hanno la necessità di capire e di avere un quadro aggiornato della situazione. E mi auguro che in questo tavolo tutti i soggetti in causa si assumano le loro responsabilità perché oggi non si possono più tollerare organizzatori approssimativi e superficiali che, nel nome di uno pseudo spirito sportivo o di un’esaltazione populista del volontariato, sacrificano la sicurezza di tanti sportivi”.
Secondo Sgalla occorrono “professionalità, capacità e competenze. Magari anche aumentando le quote d’iscrizione. E dunque l’appello che possiamo fare ai ciclisti è quello di diffidare di quelle granfondo a ‘basso costo’ che, per mantenere quote popolari d’iscrizione, non hanno poi le risorse per investire, in maniera seria, sui protocolli di sicurezza. Il ciclista deve capire che, laddove spende poco, la sua sicurezza non è garantita e dunque dovrebbe, con senso di responsabilità, andare a correre solo in quelle manifestazioni in cui i criteri di sicurezza sono assicurati. Ormai siamo arrivati ad una svolta, mi auguro – conclude – che le drammatiche immagini delle Alpi Ligure rappresentino l’occasione per voltar pagina”.
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