A.S.O. ha ufficialmente svelato il percorso del prossimo anno alla Grand Boucle. O meglio, i percorsi: si, perchè dal 2022, oltre alla storica gara maschile ci sarà anche la versione femminile che comincerà da Parigi e terminerà sui Vosgi dopo otto frazioni in linea. Ma andiamo ad analizzare entrambi i percorsi, cominciando proprio dal Tour Femmes, sponsorizzato da Zwift.
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Si comincia dalla Tour Eiffel agli Champs Elysèes il giorno della passerella conclusiva maschile, domenica 24 luglio: 82 km tutti nel centro della capitale francese circondati dall’affetto del pubblico. C’è anche il primo GPM, assegnato in “vetta” ai Campi Elisi, davanti all’Arc de Triomphe.
Pianeggiante la tappa 2 (Meaux-Provins, 135 km), mossa quella successiva da Reims a Epernay. Lo scenario muta totalmente dal giorno seguente, quando si lascerà Troyes per addentrarsi nelle “Strade Bianche” dei vigneti della Champagne. Sono quattro i settori sterrati da percorrere prima di arrivare a Bar-sur-Aube: tre di essi sono anche considerati GPM, a cui se ne aggiungono altri tre e che rendono questa tappa una di quelle con il cerchietto rosso sul calendario.
Se la 5 (lunghissima, di ben 175 km!) e la 6 ricalcano un po’ quello visto nella seconda e nella terza frazione, il gran finale sui Vosgi è al cardiopalmo: la Selestat-Le Markstein ha salite lunghe e ripide come il Petit Ballon, il Col du Platzerwasel ed il Grand Ballon. Poi si chiuderà all’ottava tappa, da Lure a La Super Planche des Belles Filles. Qui si andrà ben oltre dove in passato corridori come Nibali, Aru e Pogacar hanno scritto un pezzo importante di storia nella loro carriera, infatti la strada proseguirà su rampe terribili (ora sterrate) fino al 24% di pendenza massima. In generale un percorso molto bello e curioso, forse innovativo, quello che hanno presentato Christian Prudhomme e la direttrice della gara donne Marion Rousse questa mattina al Palais de Congres di Parigi. Forse manca una cronometro individuale ci sarebbe stata bene, ma potremmo dire nel complesso che per cominciare non è affatto male, anzi.
La corsa maschile (1-24 luglio) sarà più internazionale che mai, a cominciare dalle ben quattro nazioni attraversate: Danimarca, Belgio, Svizzera ed appunto Francia. Le tre tappe danesi avranno il vento come insidia principale, per arrivare in territorio transalpino nel nord del Paese, a Calais. Qui avremo il pavè a stravolgere per la prima volta la classifica generale, nella tappa da Lille ad Arenberg, con ben undici settori sulle pietre. Dopo la lunga frazione di Longwy, anche gli uomini avranno l’opportunità di sfidarsi sulle stesse rampe che hanno concluso il primo Tour Femminile, a la Super Planches des Belles Filles, poi si andrà verso le Alpi.
E qui mettiamoci il primo punto di domanda, visto che non vedremo tapponi di alta montagna oltre i 200 chilometri. La più lunga è sui monti del Giura, da Aigle (sede dell’UCI) a Chatel per 183 km, poi sono 149 quelli da Albertville al Col du Granon (arrivo a 2413 metri dopo aver affrontato i Lacets de Montvernier, il Telegraphe ed il Galibier) e 166 da Briançon all’Alpe d’Huez con di nuovo il Galibier seguito dalla Croix de Fer.
Dopo Saint-Etienne si fa rotta verso i Pirenei attraversando il Massiccio Centrale (interessate l’ormai classico arrivo a Mende). La Carcassonne-Foix vede affrontare le rampe al 18% del Mur de Peguere, seguita dalla corta ed esplosiva tappa di Peyragudes (130 km con Aspin, Horquette d’Arcizan e Val Louron-Azet) e la Lourdes-Hautacam, di 143 km scalando anche Aubisque e lo Spandelers. La cronometro del penultimo giorno di 40 km tra La Capelle Marival e Rocamadour servirà a delineare in modo definitivo la classifica generale.
Non è un percorso malvagio quello maschile, ma appassionati ed addetti ai lavori avrebbero voluto almeno un tappone in alta quota e di oltre 200 km con 5000 metri di dislivello. Sono le tappe che hanno reso il nostro sport magico e che di norma dovrebbe esserci ogni anno almeno una volta in ognuno dei tre grandi giri. L’appuntamento è come sempre a luglio.
a cura di Andrea Giorgini ©Riproduzione Riservata-Copyright© InBici Magazine