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L’INDAGINE SU PANTANI SPACCA LA PROCURA
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L’INDAGINE SU PANTANI SPACCA LA PROCURA



RIMINI – Sui pedali spaccava le gambe e il fiato dei rivali scalatori gettando la bandana in segno di sfida e pedalando a velocità doppia ogni volta che la strada si inerpicava, a dieci anni dalla morte Marco Pantani spacca invece la Procura riminese.

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I due Pm Elisa Milocco e Paolo Gengarelli si sono infatti astenuti dal seguire la nuova indagine sulla morte del Pirata, aperta dal procuratore capo Paolo Giovagnoli. Il fascicolo d’indagine che ipotizza l’omicidio volontario a carico di ignoti era stato appunto coassegnato ai primi di agosto al giovane sostituto procuratore Milocco e poi affidata anche al pubblico ministero Gengarelli.

Quest’ultimo ha però ritenuto opportuno non occuparsene “per evitare inutili strumentalizzazioni da parte di terzi, in quanto ho condotto la prima indagine”. La collega si è invece astenuta per un rispetto di regole interne. E’ quindi Giovagnoli ad aver esclusivamente preso in carico il fascicolo, una nuova indagine a tutti gli effetti e non la riapertura del caso. “Un’inchiesta su cui indagheremo con il massimo impegno” afferma il procuratore capo, che ha affidato il caso alla sezione di polizia giudiziaria della Procura.

Un atto dovuto quando arriva un esposto-denuncia per omicidio volontario. Infatti, alla base del nuovo capitolo giudiziario c’è l’esposto presentato per conto della famiglia Pantani dall’avvocato Antonio De Renzis e soprattutto la nuova perizia realizzata da Francesco Maria Avato. Giovagnoli lo aveva ricevuto il 24 luglio, una cinquantina di pagine che saranno vagliate nella fondatezza dei temi e dei fatti trattati. Nella denuncia la tesi è che Pantani sia stato ucciso volontariamente, costretto a ingerire cocaina a forza di botte e questo sarebbe il motivo delle lesioni rilevate sul corpo. Contusioni che nella prima indagine erano state ritenute compatibili con la caduta. Nella nuova denuncia non viene messo in discussione che il ciclista abbia ingerito cocaina, ma il come, le modalità: si dice cioé sia stato costretto a bere la sostanza sotto minaccia e percosse.

 

 

Al suicidio per overdose nell’esposto viene sostenuta con forza l’ipotesi di omicidio e alterazione del cadavere e dei luoghi. Il primo passo sarà quindi affidare una nuova consulenza medico legale e Giovagnoli ha già disposto una perizia, il consulente sarà nominato ufficialmente fra 10 giorni. La perizia sarà effettuata sull’autopsia del 2004, il cadavere del Pirata non sarà infatti riesumato. Secondo l’autopsia che realizzò il professor Giuseppe Fortuni quasi 48 pre dopo il ritrovamento del cadavere, l’atleta sarebbe morto per arresto cardiocircolatorio a causa dell’ingente quantità di droga ingerita. E questo è l’unico punto in comune con la perizia del dottor Avato. Saranno inoltre approfondite le parti che secondo l’esposto sono state svolte male con evidenti errori e saranno esguiti interrogatori che si concentreranno su persone legate all’ambito della droga. Solo se necessario verranno ascoltati anche gli inquirenti che allora seguirono il caso.

Invece i soggetti che nella prima indagine dopo la morte, avvenuta il 14 febbraio 2004 al residence Le Rose, furono indagati e poi patteggiarono (uno fu assolto in Cassazione), la legge impedisce di indagarli nuovamente sul medesimo fatto, anche se si configura una nuova ipotesi di reato, ma possono essere ascoltati come persone informate.

 

Fonte www.romagnanoi.it

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