Ora stop alle parole al vento e mettiamolo per iscritto: la corsa sugli sterrati senesi deve entrare nell’elenco ufficiale delle Classiche in linea più prestigiose al mondo, la terza in Italia. E’ una delle più amate fin dalla sua prima edizione, e quelle ultime l’hanno consacrata come una delle più spettacolari del calendario internazionale.
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Come Sanremo, Fiandre, Roubaix, Liegi e Lombardia. La Strade Bianche deve entrare nella lista ufficiale delle Monumento del ciclismo mondiale. In passato le imprese di Cancellara (tutt’ora il primatista con tre successi), Valverde, Benoot, Gilbert, Van der Poel, Van Aert ed Alaphilippe l’hanno portata direttamente ad essere considerata tra le gare più amate da pubblico, addetti ai lavori e i ciclisti stessi per diversi motivi.
Lo scenario ed i paesaggi: le Crete Senesi ed i suoi sterrati sono unici in fatto di spettacolo geografico con i suoi panorami romantici che riportano il ciclismo agli anni epici, quando le strade asfaltate erano davvero poche. Il pubblico, sempre numerosissimo e molto corretto, mette i brividi al passaggio della corsa ed anche se non siamo sulle grandi salite o sul pavè delle Classiche del Nord, ci regala un grande spettacolo. L’albo d’oro, che in sole quindici edizioni l’hanno catapultata nel vero mito del nostro sport, essendo stata vinta solo da veri campioni. Basta pensare che oggi il secondo posto è andato ad Alejandro Valverde, un “ragazzino” di quasi 42 anni che a fine stagione chiuderà una carriera leggendaria, e che è andato a cercare Pogacar per abbracciarlo e complimentarsi dopo l’arrivo. Un signore.
Poi c’è lui, Tadej: che sia un fenomeno lo sappiamo da tempo, non è un caso che a 23 anni abbia già nel suo palmares due Tour, un Lombardia e una Liegi, oltre che altre corse “minori”. Aggiungendoci la Strade Bianche, e per come l’ha vinta, sta facendo prove di Cannibale del ciclismo moderno per la sua completezza: è forte a crono, in salita, nelle Classiche e nei Grandi Giri. Insomma, unico. Oggi è caduto, rimanendo vittima del mega capitombolo che ha coinvolto anche Alaphilippe, poi si è rialzato e ha raggiunto il gruppo per salutarlo definitivamente in un tratto di discesa del Monte Sante Marie a 50 km dall’arrivo, il settore di sterrato simbolo della Strade Bianche, un po’ come il Koppenberg al Fiandre, Arenberg alla Roubaix o il Ghisallo al Lombardia. E all’ultimo chilometro, imboccando la rampa al 16% di Via Santa Caterina, si è dato il “cinque” con un tifoso a bordo strada, probabilmente membro del suo fans club date le numerose bandiere slovene posizionate in quel punto.
Già la prossima settimana lo rivedremo alla Tirreno – Adriatico, che parte lunedì da Lido di Camaiore, poi alla Sanremo e infine in Belgio dove dovrebbe correre anche il Giro delle Fiandre, oltre che il Trittico delle Ardenne. Con “Loulou” caduto e le assenze per vari motivi (principalmente di salute) di Van der Poel, Van Aert e Thomas Pidcock, lo spettacolo che questi grandi campioni avrebbero scatenato con Tadej sarebbe forse stato ancora più leggendario, rendendo la Strade Bianche magari incerta fino al traguardo, così come è stata la gara femminile oggi. Sicuramente quando li vedremo lottare uno contro l’altro ne vedremo ancor più delle belle.
Una nota di merito finale per Simone Petilli: il lecchese della Intermarchè – Wanty Gobert è stato il migliore italiano all’arrivo, nono. Un risultato che non solo gli può dare tanto morale, ma che può essere un segnale di svolta nella sua carriera. Bravissimo Simone!
A cura di Andrea Giorgini Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata