Nuovo appuntamento con Sport2Day – Speciale Ciclismo, il programma a cura di Sport2U, in collaborazione con OA Sport, dedicato al mondo della velocità sulle due ruote. La nostra Francesca Cazzaniga intervista Giovanni Visconti, il corridore siciliano che, durante la seconda tappa della Tirreno-Adriatico, ha deciso di appendere la bici al chiodo.
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Rivale di Nibali sin dalle giovanili, il 39enne vanta ben 34 successi in carriera. Tra questi tre titoli italiani, due tappe al Giro, oltre a otto giorni di maglia rosa al Giro d’Italia del 2008. Ora, per lui, ha inizio una nuova vita, lontano dalle bici: “Sto bene, sono abbastanza rilassato. E’ strano stare lontano dal mondo del ciclismo, questi giorni comunque sono belli pieni nonostante non sia più impegnato con gli allenamenti. Mi sto dedicando alla famiglia, cosa che non sono mai riuscito a fare, i bambini mi tengono molto impegnato, varie telefonate, rivedere gli amici, ricominciare a muovermi per capire quale sarà il mio futuro. Dentro di me questa scelta penso sia stata presa da un anno. Ho avuto diversi problemi di salute che mi hanno ostacolato: non ero più in grado di tenere i ritmi di questo ciclismo, è questo il motivo per cui ho deciso di dire ‘basta’, avevo preso tutto di me per la bici, non avevo più niente“.
Giovanni ripercorre gli inizi della sua carriera, spiegando anche i momenti più difficili e i momenti più belli: “34 vittorie non sono poche– commenta – ero stato preso come il nuovo Bettini. Negli anni mi sono abituato a essere Visconti, non Bettini. Le maglie tricolori restano dentro come nessun’altra, perchè ho vinto la gara anche da dilettante oltre che professionista. Il tricolore è stata la mia più grande gioia. Il momento più complicato? Il Giro d’Italia del 2020 corso dopo il lockdown è stato un Giro in cui io ho iniziato a non stare bene. E poi, anche questo anno finale, ho sofferto tanto a vedermi in fondo, perchè seguivo il gruppo, è stato un anno duro. Non ho rimpianti nella mia carriera, credo di aver fatto il massimo: quello che ho vinto è quello che potevo vincere. Con un po’ di fortuna alcune vittorie avrebbero cambiato la mia carriera, ma va bene così“.
Ma quanto è cambiata la disciplina da quando ha iniziato? Parecchio: “Negli ultimi anni il ciclismo è cambiato molto, soprattutto la tecnologia che va avanti come in tutto. Il ciclista di ora è seguito totalmente sotto tutti gli aspetti, i giovani di oggi cominciano a fare i professionisti e sei già pronto per competere. Il livello del gruppo ora è superiore a quello di qualche anno fa“.
A cura della redazione di Inbici Magazine e OA Sport partner– Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata