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NIBALI SECONDO NIBALI

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Dopo la vittoria di Sheffield e la splendida cavalcata di mercoledì sulle pietre della Roubaix, dove con indosso la maglia gialla ha rifilato la bellezza di 2’36” ad Alberto Contador, Vincenzo Nibali è decisamente l’uomo del momento. E della sua avventura al Tour de France abbiamo parlato, nell’ultima puntata di “Velodrome – opinioni a confronto”, con il fratello Antonio, anche lui corridore e professionista proprio quest’anno, con la Marchiol-Emisfero.

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La prima domanda, d’obbligo visto l’exploit di Nibali all’Inferno del Nord, era se almeno in famiglia sapessero di avere in casa uno specialista della Roubaix. «Assolutamente no, neppure noi ci aspettavamo che Vincenzo andasse così forte – ha ammesso Antonio Nibali –. Pensavamo che arrivasse con Contador o magari un pochino meglio, ma che potesse andare così forte non lo potevamo nemmeno immaginare». Sorpresa vera, quindi, anche per chi lo ha seguito da vicino negli allenamenti: «Vincenzo è sempre andato forte in mountain bike, da giovane aveva anche fatto qualche corsa fuoristrada, ma il pavé è tutta un’altra storia e mercoledì ha fatto davvero un numero, facendo emozionare il pubblico e dimostrando di trovarsi veramente a suo agio sulle pietre».

 

Un’autentica impresa, quindi, peraltro giustamente celebrata dalla stampa francese: la splendida prima pagina che l’Equipe, il più importante quotidiano sportivo d’Oltralpe, ha dedicato allo show di Vincenzo, è un qualcosa che da solo vale una carriera. A patto, però, che tutta quest’attenzione dei media non porti con sé anche una pressione eccessiva. «Ma non è il caso di Vincenzo, ormai lo conosco, lui è tranquillo e sa che il Tour è ancora lungo. Sa anche che portare la maglia gialla fino a Parigi non sarà facile, ma tiene duro e sono convinto che lotterà fino alla fine», garantisce Antonio.

Concentrazione e nervi saldi, quindi. Con la consapevolezza, questo sì, di essersi messo alle spalle mesi non facili, segnati da qualche mal di pancia all’interno della squadra e dallo scetticismo degli addetti ai lavori, di fronte ad una prima parte di stagione che non era andata come nelle attese. Chi meglio del fratello, quindi, per rivelarci lo stato d’animo di Vincenzo nelle settimane che hanno preceduto il Tour? «Qualche dubbio in effetti gli era venuto – ci ha confidato Antonio –, soprattutto nel vedere che la gamba c’era, eppure i risultati non arrivavano. Certo, c’è da dire anche che nei mesi scorsi non era al cento per cento della condizione e che nel ciclismo di oggi, per fare risultato, bisogna essere veramente al top. Gli stessi giornalisti, poi, lo hanno criticato e Vincenzo ha finito per buttarsi un po’ giù. Ma i grandi campioni, quando vengono spronati, tirano fuori il meglio da loro stessi e i risultati di questi ultimi giorni lo dimostrano».

 

La svolta, dopo un Delfinato difficilmente interpretabile, è arrivata con la vittoria al campionato italiano, dove anche Antonio ha avuto modo di pedalare accanto al fratello. «C’è da dire che anche al Delfinato, in realtà, Vincenzo non era andato male, e di certo ha fatto molto meglio del 2012 quando prese 20 minuti da Wiggins salvo, poi, salire comunque sul podio del Tour. Da questo punto di vista, quindi, era tranquillo, sapeva quello che faceva e che il lavoro svolto era quello giusto, era impossibile che avesse sbagliato completamente la preparazione. Il tricolore, poi, è stata veramente la ciliegina. Ora mettiamoci anche la torta». E che torta appetitosa sarebbe, in effetti, portarsi a casa il Tour de France. In attesa, magari, di tornare al Giro l’anno prossimo, dopo avere marcato visita lo scorso maggio: «Anche se è ancora presto per pensare al 2015, per adesso rimaniamo concentrati sul Tour. Nessun rimpianto particolare, da parte sua, nemmeno per non averlo corso quest’anno, Vincenzo aveva puntato tutta la stagione sul Tour e così è stato, come era giusto che fosse».

 

L’esplosione del talento di Fabio Aru, però, non ha lasciato indifferente lo Squalo dello Stretto. «Un pizzico di invidia Vincenzo l’ha avuta – confessa Antonio – soprattutto per lo spazio che oggi i giovani trovano fin da subito mentre lui, i primi anni, ha dovuto soffrire un po’ di più per emergere. Però niente da dire sul valore di Aru, che ha dimostrato di avere un gran potenziale».

Quanto al suo, di potenziale, Antonio dice di difendersi bene in salita, «anche se non come Vincenzo», e di considerarsi comunque più portato per le corse di un giorno, non fosse altro «perché tra i dilettanti ci sono poche gare a tappe attendibili in cui testarsi». Per il finale di stagione, Antonio Nibali sarà impegnato nel calendario italiano, e avrà come principale appuntamento le prove del Trittico Lombardo, in settembre. Ma ora, prima di pensare ai prossimi impegni, c’è da incrociare le dita per Vincenzo.

 

 

 

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