Siamo in pieno periodo Tour de France. Assisteremo alla lotta tra Tadej Pogacar e Primoz Roglic per la maglia gialla, ma difficilmente un italiano sarà protagonista, anche se non è escluso un colpo a sorpresa da parte di Damiano Caruso. Questa generazione sta offrendo però una classe di ciclisti differenti: ne parliamo con il selezionatore U23 Marino Amadori.
Dal 18 al 25 Gennaio 2025 in Costa Blanca
Pedala con Riccardo Magrini, Luca Gregorio e Wladimir Belli
i commentatori del cisclimo su Eurosport Italia
Scopri di più
Ciao Marino, apriamo dall’attualità, Extragiro che non rinnoverà il compito di organizzatore del Giro U23.
“Sicuramente non è una bella notizia, ma era un dato di fatto, il contratto sarebbe scaduto quest’anno. Ci sono delle problematiche, ma mi auguro che le divergenze possano appianarsi per andare avanti. La mancanza del Giro U23 sarebbe un’ulteriore botta al nostro settore”.
Ci sono effettivamente delle difficoltà, come la mancanza di una squadra World Tour che non può far emergere i talenti italiani.
“Noi siamo in difficoltà, da U23 noi dobbiamo cercare di far maturare, di accrescere il bagaglio di esperienza con il lavoro quotidiano per far emergere i migliori atleti. Una squadra World Tour potrebbe essere un punto di riferimento per i nostri ragazzi, uno stimolo e una motivazione in più, tenendo certi atleti in Italia, che invece sono costretti ad andare all’estero in altre squadre in cui gli vengono tarpate le ali, costretti ad un determinato lavoro di squadra senza riuscire ad emergere”.
Ma mettiamo in chiaro una cosa: al momento mancherà un uomo di classifica in Italia, ma ci sono ciclisti capaci di grandi cose in altri territori. Ad esempio Alessandro Covi, che potrebbe essere uomo per determinate corse di una settimana, o altri giovani adatti alle classiche.
“Abbiamo dei buonissimi corridori, giovani e di talento. Lo abbiamo dimostrato al Giro d’Italia: hai nominato Covi, ma nella Corsa Rosa hanno vinto ragazzi interessantissimi come Alberto Dainese in volata, Stefano Oldani e Matteo Sobrero, ma ci sono altri nomi come Antonio Tiberi, Andrea Bagioli. Sono corridori giovanissimi, e poi gli ultimi campioni del Mondo U23 battono bandiera tricolore. Non possiamo dire che in Italia non ci sia talento, leggo certe dichiarazioni che sembriamo l’ultima ruota del carro. La questione è che ci vuole un po’ di pazienza in più rispetto ai corridori esteri. Forse ci manca il talento cristallino alla Pogacar, ma quello viene forgiato prima di tutto da Madre Natura. Questi ragazzi hanno dimostrato di poter competere a livello internazionali, ci vuole la pazienza e la squadra giusta. In giro per il circuito ci sono azzurri dal futuro assicurato, mi auguro che possano esprimere il loro potenziale”.
Giro d’Italia, dati auditel in calo. Potrebbe essere un dato derivante anche da una mancanza di una squadra italiana in cui rispecchiarsi?
“La mancanza di una squadra italiana che potrebbe fare da faro per il movimento influisce, ma in fondo c’è anche la mancanza di un faro come ciclista e come atleta che adesso manca che possano prendere il posto dei Nibali, dei Pozzovivo. Torniamo al discorso della pazienza, e se un ragazzo riuscisse ad emergere in un team italiano il tifoso potrebbe riavvicinarsi al ciclismo e al Giro”.
Tornando al discorso del talento: credo che sia più da esempio per i ciclisti un Vincenzo Nibali che cresce e vince che un Pogacar subito fenomeno, perché il secondo non è un modello replicabile così facilmente.
“Così come un Bettini, che ad inizio carriera era il delfino di Michele Bartoli. Abbiamo molti esempi in Italia, non ci sono mai stati giovanissimi come Pogacar ed Evenepoel capaci di essere subito così competitivi. Al Giro U23 abbiamo visto un paio di ciclisti eccezionali, come i francesi Martinez e Gregoire: loro sono dei 2003, hanno una gran classe. Noi avevamo cinque o sei buoni U23, come Pinarello e Pellizzari che hanno fatto vedere qualcosina ma non come loro che sono stati davvero protagonisti. A noi in questo momento mancano quelli pronti subito, ma dobbiamo lavorarci senza fretta”.
Ma ora, parliamo un po’ di Nazionale. Ora i Giochi del Mediterraneo.
“Abbiamo un gruppo di Elite con un po’ di under. Subito dopo il Giro di Val d’Aosta, e andrò con dei ragazzi che hanno fatto bene in salita, assieme a un ragazzino come Ludovico Crescioli, che al Giro della Lunigiana combatteva con Martinez”.
Poi il Tour de l’Avenir.
“Il livello lì è altissimo, i migliori di ogni nazione saranno al via. Sto valutando chi portare, guardando cosa hanno dimostrato nelle ultime settimane. Dal 17 al 31 luglio faremo un raduno in altura proprio per mettere insieme questi ragazzi e creare una squadra attrezzata per l’occasione, per fare anche qualche risultato parziale”.
Proverai a portare qualche corridore già in orbita pro?
“Confermo, ho fatto i vari passaggi, ma purtroppo le varie squadre professionistiche non ci permettono di schierarli. Lo capisco, con il sistema della classifica in effetti c’è bisogno di guadagnare punti in ogni gara e di avere tutti a disposizione. Avevo puntato Tiberi, Alessandro Verre ed Edoardo Zambanini, che ritenevo potessero far bene, con loro al Giro ci saremmo potuti divertire. Ci sarà però Alessio Martinelli, inizia a stare bene dopo il problema che non lo ha fatto partecipare alla Corsa Rosa. Se comincia a stare bene al Val d’Aosta, sarà sicuramente in squadra”.
A cura della redazione di Inbici Magazine e OA Sport partner– Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata