Abbiamo raggiunto telefonicamente Elia Viviani fresco dell’oro continentale nell’eliminazione alla rassegna europea di Monaco 2022, un oro che vale doppio visto la grande fatica che il veronese ha fatto al mattino correndo anche la prova su strada (convocato pochi giorni prima in sostituzione a Giacomo Nizzolo, ndr).
La tua VACANZA in bici
2 date disponibili: dal 18 al 25 Gennaio e dal 15 al 22 Febbraio
Training Camp Spagna Costa Blanca
Scopri di più
Finita la prova in linea infatti Elia è salito sul bus della Nazionale, ha fatto la doccia e poi la riunione per esaminare la corsa conclusa da poco, rientrato in hotel un bel massaggio e un’ora prima della gara in pista è arrivato al velodromo. Insomma Elia insieme al suo staff ha gestito nel migliore dei modi le cinque ore che separavano le due prove.
Europei su strada e su pista nello stesso giorno, cinque ore in cui si doveva recuperare nel migliore dei modi in vista della gara al velodromo. Quando e a chi è venuta l’idea del doppio impegno?
“Dal momento che sono rimasto fuori dalla prova su strada una settimana prima degli Europei, avevo pensato di correre sia l’eliminazione che l’americana, poi sono stato chiamato pochi giorni prima per sostituire Giacomo Nizzolo e in quel momento ho chiesto a Diego Bragato se secondo lui fosse stato possibile correre sia su strada che su pista lo stesso giorno e lui mi aveva detto che tra una prova e l’altra c’erano cinque ore e quindi che sì, era possibile, l’importante era gestire bene il tempo tra le due prove. Così ho chiamato Marco Villa e Roberto Amadio per informarli e insieme abbiamo deciso che una volta terminata la prova su strada decidevamo cosa fare in pista. Per me correre l’eliminazione è stata un’occasione in più per vestire la maglia iridata. Ci tenevo a fare bene sia per me che per la Nazionale che fino a quel momento non aveva ottenuto i risultati sperati. Fosse stato lo scratch o la corsa a punti però non avrei corso”.
Che gara è stata quella su strada?
“Non è stata una gara difficile, ma dopo 90 chilometri dalla partenza c’era un punto con un po’ di sali e scendi dove abbiamo provato ad attaccare per cercare di fare un po’ di selezione e quindi portar via una fuga di una quindicina di corridori ma il gruppo dei fuggitivi non è riuscito a prendere il largo. Sapevamo che poi il volata c’erano corridori molto forti, quindi la fuga era una buona soluzione per poterci giocare le nostre carte. La corsa si è conclusa come una vera e propria gara con arrivo in volata, piatta e controllata dove tutto si è risolto nel finale. Jakobsen però era superiore a tutti, aveva una gamba incredibile”.
E l’eliminazione invece?
“All’inizio strana, i primi dieci giri ero un po’ in una centrifuga. Siamo partiti a tutta e non riuscivo a capire bene cosa stesse succedendo quindi ho fatto un po’ di giri coperto che poi si sono rivelati fondamentali per conservare le energie per il finale. Era una corsa che volevo assolutamente vincere, non sarei stato contento dell’argento”.
Nella madison non siete mai entrati in gara. Cosa non ha funzionato?
“Esattamente, siamo sempre stati con pochi punti. Siamo venuti fuori sulla resistenza nel finale di corsa ma comunque lontani dal podio. L’americana viene molto bene a Simone Consonni e Michele Scartezzini che probabilmente hanno trovato il giusto feeling e sono sempre riusciti a fare delle ottime cose come lo scorso argento mondiale. Per quanto riguarda me devo ancora capire come correrla e quindi trovare una quadra, anche a Tokyo non è andata bene. Dobbiamo sicuramente lavorarci di più, a Montichiari lavoriamo molto sul quartetto e sulle gare di gruppo ma gli allenamenti per la madison sono spesso lasciati in sordina”.
Ganna sta provando la madison in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024. Pensi che possa essere competitivo? E tu invece tornerai a cimentarti nel quartetto?
“Caratteristiche alla mano sì, la madison è una gara da grandi motori e quindi uno come Pippo farebbe la differenza ma è chiaro che deve lavorare molto sotto il punto di vista tecnico magari partecipando anche a qualche Sei Giorni in più durante l’inverno. Io mi rimetterò sotto con il quartetto e cercherà di farlo al 110% e già settembre sarà un mese di preparazione importante in vista dei Mondiali su pista in programma ad ottobre a Parigi. Devo lavorare molto sul quartetto, in Italia ci sono dei ragazzi che stanno facendo delle ottime cose e quindi non sarà semplicissimo”.
Cosa ti sta mancando in questa stagione su strada?
“Ho una buona condizione ma in volata c’è qualcosa che mi manca. Quest’anno non ho fatto tanta pista e possiamo pensare ancora una volta che forse il motivo è proprio questo. Se nelle prossime gare su strada riuscirò a trovare il giusto spunto – visto il lavoro che sto facendo in pista e che continuerò a fare fino a fine stagione – allora ci sarà la conferma che il giusto spunto riesco a trovarlo grazie alla pista. Nelle volate moderne inoltre mi manca un uomo fondamentale ma ne sto già parlando con la squadra perché avere lì un uomo d’esperienza può davvero fare la differenza”.
E’ ipotizzabile per te pensare ad un finale di carriera solo su pista accantonando quindi la strada?
“No, assolutamente”.
Sei stato il pioniere della rinascita del ciclismo su pista. La Nazionale su pista sta ottenendo ottimi risultati, su strada invece fa più fatica. Come mai secondo te?
“Su strada siamo legati a dei fenomeni che non sono di bandiera italiana e che stanno facendo la differenza, corridori come Van Aert, Pogacar, Evenepoel e via dicendo, in Italia manca un corridore così. Negli ultimi anni abbiamo sempre avuto il momento di tirarci fuori e quindi di salvare il nostro ciclismo ma quest’anno stiamo facendo più fatica. Ci sono dei giovani promettenti che stanno facendo già vedere delle belle cose e speriamo che possano continuare su questa strada, come Zana, Rota, Battistella, Baroncini – giusto per citarne alcuni – i quali stanno arrivando al giusto livello per poter riportare in alto il ciclismo italiano”.
I Mondiali in Australia rientrano nei tuoi programmi? Come proseguirà la tua stagione da qui alla fine?
“No, non correrò in Mondiali su strada. Sarò alla Bretagne Classic, al Tour of Britain o in alternativa al via di qualche corsa italiana, ma a settembre per la maggior parte del tempo sarò in pista per preparare i Mondiali di Parigi, i primi di ottobre sarò al via della Coppa Bernocchi e del Giro del Piemonte per finalizzare anche il lavoro fatto su pista in vista dei Mondiali in programma dal 12 al 16 ottobre. Pochi giorni dopo, il 22, mi sposerò con Elena (Cecchini, ndr) e poi viaggio di nozze dove staccheremo per qualche settimana ma non abbiamo ancora deciso dove andremo. Sarà questione di giorni”.
A cura della redazione di Inbici Magazine e OA Sport partner– Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata