Ieri a Firenze un giorno storico per il Tour de France e l’Italia. Per la prima volta nella storia la Grande Boucle partirà dal Bel Paese e sarà Firenze teatro del Grand Départ. Sabato 29 giugno (2024), l’edizione 111 del Tour inizierà da Piazzale Michelangelo per concludersi 205 chilometri più tardi a Rimini, in una frazione nella quale si vorranno omaggiare i due corridori toscani capaci di conquistare il simbolo del primato, la Maglia Gialla. Ci si riferisce a Gino Bartali e a Gastone Nencini.
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Altre tre tappe si svilupperanno nel Bel Paese. La seconda scatterà da Cesenatico e finirà in centro a Bologna, dopo aver scalato per due volte la celebre erta di San Luca. Un modo per omaggiare Marco Pantani, vincitore del Tour nel 1998. La terza frazione, tra Emilia-Romagna e Piemonte, si concluderà invece a Torino con partenza da Piacenza. Una tappa per velocisti dopo che le prime due saranno molto impegnative per i corridori. La quarta stage, infine, inizierà da Pinerolo, in memoria del “Campionissimo”, Fausto Coppi, per approdare in Francia secondo un percorso ancora da chiarire.
Una presentazione che ha avuto luogo nel tardo pomeriggio del 21 dicembre a Palazzo Vecchio con grandi ospiti, come il direttore del Tour, Christian Prudhomme, il sindaco di Firenze, Dario Nardella e il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Un vernissage in cui non è mancato un applauso in ricordo del campione Davide Rebellin recentemente scomparso.
Legato a quest’ultimo aspetto sono le dichiarazioni di oggi di Prudhomme, presente a Bologna per svelare i dettagli della seconda tappa: “Colgo questa occasione per rinnovare un appello alla sicurezza sulle strade perché il ciclismo italiano ha pagato un prezzo altissimo, ha perso tantissimi campioni: Davide Rebellin, Michele Scarponi, ma come non ricordare anche Fabio Casartelli, il mio predecessore a capo del Tour de France conservava ancora la sua maglia“, le parole del direttore del Tour.
“In tutti i Paesi d’Europa, non solo in Italia, in Francia, in Olanda e in Belgio occorre che ci sia più sicurezza sulle strade, e su questo Matteo Trentin sta facendo tantissimo. Davvero, tutti i ciclisti, campioni e non, ciclisti della domenica e professionisti: sulle strade, sono tutti molto fragili“, la conclusione di Prudhomme (fonte: Ansa).
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