L’”Inferno del Nord” si è abbattuto per la terza volta sul ciclismo femminile e per la prima volta in tre edizioni, questa è stata la più incerta di tutte e forse la più clamorosa. Sul podio non ci sono salite le vere big più attese alla vigilia, bensì tre “outsider” che sono state in fuga fin dal chilometro zero della spettacolare corsa francese: Alison Jackson (Canada – EF Education-Tibco-SVB), Katia Ragusa (Italia – Liv Racing-Teqfind) e Marthe Truyen (Belgio – Fenix-Deceuninck).
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Un attacco partito fin da subito, che con il passare dei chilometri è diventato sempre più importante, quello di diciotto atlete che hanno avuto fino a oltre cinque minuti di vantaggio e che settore dopo settore sulle pietre hanno cominciato a credere di poter fare la corsa della vita. Qualcuna si è staccata per la selezione naturale provocata da queste strade, mentre dietro le big hanno avuto poca fortuna, come quando a 37 km dall’arrivo c’è una scivolata di Elisa Longo Borghini che fa cadere quasi tutto il gruppettino, da cui ne esce indenne soltanto la tedesca Romy Kasper. Prima ancora Marianne Vos era stata vittima di problemi meccanici e ha dovuto inseguire, fino a quando proprio per questo incidente è riuscita a rientrare nel plotone principale. Senza la caduta la corsa sarebbe potuta andare diversamente e le favorite avrebbero avuto maggiori chance di giocarsi la vittoria nel Velodromo.
Tra le contrattaccanti c’erano due italiane: Katia Ragusa e Laura Tomasi, venete della Liv Racing – Teqfind e della UAE – ADQ. Se per la vicentina di Breganze c’è un sensazionale secondo posto che le vale come risultato più prestigioso in carriera, purtroppo la trevigiana è caduta nel Carrefour de l’Arbre e se non fosse accaduto nulla forse avrebbe potuto giocarsi le sue chance in volata sfruttando le sue doti di velocista. Siamo comunque contenti del risultato da parte dell’ItalDonne, che ha piazzato in Top 10 anche Chiara Consonni: la bergamasca conferma il suo stato di forma perfetto dopo i podi alla Dwars Door Vlaanderen ed allo Scheldeprijs, ed oggi è stata trainata meravigliosamente da Marta Bastianelli, alla sua ultima Parigi – Roubaix. Il distacco tra fuga e inseguitrici si era assottigliato così tanto che a dieci chilometri dall’arrivo il ricongiungimento sembrava cosa fatta. Non è andata così, perchè tra scatti, controscatti e momenti di assoluto controllo, il gap si è stabilizzato tra i dieci e i quindici secondi fino all’arrivo.
Anche Daniek Hengeveld, olandese del Team DSM, si è rivelata come autentica sorpresa, andandosene da sola e resistendo per una trentina di chilometri prima di venire nuovamente raggiunta. Infine è stata preziosa per la capitana Pfeiffer Georgi grazie alle sue trenate. Daniek è giovanissima, nata nel 2002, e sentiremo parlare ancora molto bene di lei.
Due parole per Alison Jackson, che non solo ha meritato la vittoria finale ma anche i premi per la combattività e per la simpatia. In corsa la canadese è stata una delle più agguerrite nel gruppo di testa insieme alla polacca Marta Lach ed alla francese Marion Borras (quinta e facente parte della squadra Continental transalpina della Saint Michel – Mavic – Auber 93) e ha sfruttato al meglio la sua posizione di lancio in volata. E’ anche una delle ragazze più divertenti ed allegre nel gruppo, famosa per i suoi balletti sui suoi profili Social dandone una dimostrazione anche dopo l’arrivo al Velodromo di Roubaix. A trentaquattro anni per l’atleta nata a Vermillion (Provincia dell’Alberta) è arrivata la vittoria che vale una intera carriera, indimenticabile ed incredibile sotto tutti i punti di vista. Stasera i balletti in casa EF Education saranno ben più festosi.
A cura di Andrea Giorgini Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata