Il momento sta per arrivare. Dal 1° luglio il Tour de France 2023 avrà inizio. La Grande Boucle partirà dallo Spagna, per la precisione da Bilbao, e si prospettano tre settimane particolarmente impegnative. Tra i favoriti della vigilia non può che esserci Tadej Pogacar. Lo sloveno, capitano della UAE Team Emirates, dopo aver trionfato nel 2020 e nel 2021 al Tour, si è dovuto inchinare al danese Jonas Vingegaard e il remake di questa sfida è sicuramente uno dei temi più interessanti.
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L’alfiere della Jumbo-Visma arriva all’appuntamento con più certezze, considerando il successo nel Giro del Delfinato, mentre Pogacar è stato costretto a fare i conti con il recupero dalla frattura allo scafoide riportata alla Liegi-Bastogne-Liegi. Un fattore che ha sicuramente un po’ influenzato la preparazione del 24enne sloveno, ma la conquista dei titoli a cronometro e in linea nei campionati nazionali hanno confortato Tadej.
“Il polso migliora ogni giorno. Non ho ancora il 100% di mobilità, ma sulla bici mi sento bene. Non ho mai sentito alcun dolore mentre pedalavo, ma forse è perché non spingo mai direttamente sull’osso quando lo faccio, e non riesco a piegare molto il polso. Sembra solo un po’ bloccato, ma sono felice che non ci sia dolore. Quindi, ho potuto fare un buon allenamento in queste ultime settimane“, le parole di Pogacar a Cyclingnews, riportate da Cyclingpro.net.
All’inizio c’era un po’ di preoccupazione nel corridore, ma tutto è andato per il meglio: “Ho iniziato l’allenamento vero e proprio qualche giorno dopo rispetto a quanto avrei fatto se non fossi stato infortunato e per le prime settimane ho compensato l’allenamento a bassa intensità con la corsa, l’escursionismo e persino il nuoto. Ho praticato molti sport diversi e ho trascorso molto tempo sui rulli. Il numero totale di ore era più o meno lo stesso di quando mi allenavo normalmente, e l’intensità era ancora più alta. Fino al ritiro in Sierra Nevada l’allenamento è stato un po’ diverso. Ma una volta arrivato in Sierra Nevada, il mio livello base era buono, quindi l’abbiamo solo completato con alcuni sforzi e un lavoro intenso. Forse questo approccio al Tour sarà anche migliore del solito, arrivando un po’ più fresco“.
Sul suo rivale in vista del Tour: “Vingegaard ha dimostrato di poter vincere la gara quasi con una gamba sola. È sembrato essere in grandissima forma. Quindi, ora tutti gli occhi sono puntati su di lui, sarà il “personaggio” principale del Tour. Io non corro dalle Ardenne, tutti si aspetteranno che lui vinca facilmente il Tour“. Un aspetto che potrebbe quindi fargli sentire meno pressione: “Per due anni ho difeso il titolo al Tour, e questo è un tipo di pressione diverso rispetto a quando attacchi. Quest’anno non ho niente da perdere. Sto tornando da un infortunio e qualunque cosa accada, accadrà. Penso di essere in buona forma, ma non sai mai cosa può succedere. Di sicuro, ho una mentalità completamente diversa rispetto allo scorso anno“.
Non è mancato un pensiero alla tragedia di Gino Mäder al Giro di Svizzera: “Quello che è successo è davvero triste. È una tragedia. Gino non aveva nessuno che lo odiasse, non aveva cattivi rapporti con nessuno del gruppo, e lo stesso vale per i giornalisti. Abbiamo corso molto insieme e abbiamo avuto belle battaglie, come al Tour de l’Avenir. Sono onorato di aver potuto correre con lui“.
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