Magazzini pieni di biciclette e accessori, prezzi alle stelle, domanda di mercato molto bassa, ben lontana dal “bike-boom” del periodo pandemico. Facile immaginare che in un contesto del genere la strategia dei costruttori della bike industry sia certamente più conservativa e guardinga.
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È per tutti così? Non proprio. Ci sono interessanti eccezioni: «Per il 2024 abbiamo messo in campo ben cinque nuove piattaforme. Nel corso delle ultime due stagioni abbiamo inaugurato la nostra nuova sede logistica e aperto un reparto di accessori tutto nuovo». A parlare così è Fausto Maschi, da anni responsabile del marchio austriaco Ktm per l’Italia. Il “suo” brand ha rinnovato totalmente tutta l’offerta “elettrica”, appunto con cinque piattaforme inedite dedicate alle varie destinazioni d’uso, tutte motorizzate con il sistema Bosh Performance Line SX.
Maschi, ma fare investimenti così cospicui in un periodo come questo non è un po’ troppo azzardato? «Affatto. Quello che mettiamo in campo quest’anno sarà solo uno degli investimenti programmati molto tempo addietro. Vedrete che il 2024 per Ktm sarà l’anno dell’elettrico, ma il 2025 sarà quello delle piattaforme muscolari. Quel che è certo è che gli investimenti vanno fatti nei momenti di crisi, anche se noi questo qui lo percepiamo come un momento normale, non di crisi. Per adesso problemi non ne abbiamo».
Le strategie di un marchio come il vostro riflettono la situazione di un mercato globale. Da responsabile per il mercato italiano, invece, come vede la situazione e le prospettive in casa nostra? Che sentori ha?
«Eh, questa è dura… Ma sono ottimista, ero già ottimista dopo il nostro meeting estivo di luglio 2023, dove ho visto tanti ordini, e anche alla fiera di Misano ho visto tanti negozianti anche vecchi che sono voluti tornare a lavorare con noi. Abbiamo fatto un progetto per il 2024 e, posto che gli ordini 2024 non saranno certo importanti come quelli delle stagioni passate, ci saranno comunque delle integrazioni che andranno a supportare quello che è il problema della diminuzione degli ordini che stiamo vivendo».
Cosa si sente di dire ai tanti negozianti che oggi si lamentano di avere i magazzini pieni?
«Che hanno i magazzini pieni per colpa di qualche azienda che ha esagerato, che ha spinto troppo. Non è il caso di Ktm, se non altro perché in quei momenti noi le biciclette non ce le avevamo proprio… ».
Torniamo alla domanda in Italia. Mountain bike, gravel o bici da corsa: qual è la maggiore richiesta del nostro mercato?
«Mountain bike, di tutti i tipi, mtb elettrica o muscolare. La mtb è sempre stato storicamente il nostro core. Poi posso dire che per quel che riguarda la piattaforma SX (a pedalata assistita, ndr), c’è particolare richiesta sui modelli gravel. Questa domanda è composta anche da gente anziana, gente che non vuole la e-bike classica ma qualcosa di più leggero, che somigli alla bici da corsa ma con cui poter fare anche fuoristrada. Anche all’IBF di Misano c’è stata una grande richiesta di SX da gravel, e quel che è significativo è che c’è grande richiesta di modelli che non abbiano potenza o autonomia esagerata, ma e-bike leggere, con cui fare anche lunghi viaggi».
Ormai si parla tanto e solo di gravel bike. Ma la bici da corsa “classica” è davvero morta?
«Non so, il nostro problema è che non ne abbiamo. E anche quando le avremo disponibili per noi sarà comunque una porzione minima del nostro mercato, forse lo 0.5 per cento. E poi a mio avviso non c’è commistione tra stradisti e nuovi utenti del gravel, perché chi fa gravel viene dal fuoristrada, difficilmente viene dalla bici da corsa».
a cura di Maurizio Coccia – Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata