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Photo @FB Giancarlo Brocci

L’Eroica asfaltata: è a pezzetti piccoli che il ghepardo mangia l’elefante


Giancarlo Brocci, è l’ideatore de “L’Eroica”, la famosa manifestazione ciclistica che si svolge in Toscana nata nel 1997 ed esportata in tutto il mondo in varie nazioni, caratterizzato dall’utilizzo di biciclette d’epoca e percorre le storiche strade bianche della regione, celebrando il ciclismo classico e la bellezza del paesaggio toscano. Brocci ha sempre avuto una grande passione per il ciclismo e ha lavorato per promuovere i valori storici e culturali legati a questo sport.

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Direttamente dal suo profilo Facebook, esprime il suo disappunto sull’azione intrapresa dagli enti pubblici, su un tratto della sua EROICA

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“Non sono abituato a far finta di niente, mai in vita. E neanche a girare intorno argomentando supercazzole su ciò che rappresenta la “depolverizzazione” di un pezzo mitico di strada eroica. Vero che si tratta di 1,6 km ma è a pezzetti piccoli che il ghepardo mangia l’elefante e quello steso ora è bitume nero, asfaltatura, ciò che sembrava scongiurato dalle invarianti strutturali dei piani regolatori della Provincia. Sovrintendenza e politica hanno approvato, dice che tra una settimana vedremo solo i 5 cm di terra stesa sopra, pressoché uguale a com’era quando salì su Cadel Evans, tappa Carrara-Montalcino del Giro 2010 ormai affidata alla storia.

Vedremo, di certo sarà una cicatrice su ferita, un’ingiuria appunto. Ora, lasciando penosamente perdere coloro che avrebbero saputo difendere a prescindere, pongo un tema nel ristretto spazio del post: qualcuno aveva idea, prima de L’Eroica, che la strada bianca fosse un valore da tutelare, magari da sdraiarsi per terra o ponendosi davanti al carro armato come a Tienanmen? Allora rimaneva sterro ciò per cui un sindaco non era vispo abbastanza da trovare i soldi per l’asfalto. Io e Fabio Masotti a provare a sbattersi, qualche associazione di sparuta minoranza e via andare, che strada bianca era indice di zona depressa. Poi, a Eroica partita, abbiamo fatto i conti con petizioni da oltre il migliaio, con blitz nottetempo, con operazioni più o meno clandestine; stavolta una decisione della Provincia del 2019 abbiamo provato in diversi modi a farla ridiscutere, tenendo conto di due fatti fondamentali: a) il territorio si dota dei suoi amministratori e li legittima a decidere b) venendo sui coglioni a loro, cosa che a me pare riuscire benissimo, può anche rimanere di andare a pedalare altrove.

Il successo non si perdona a nessuno e L’Eroica ne ha sin troppo. Mi vien di pensare, giusto per chi non c’era a quei tempi, a cosa attraversava il percorso permanente quando Fiorenza Guerranti mi chiese di disegnarne uno che uscisse dal Chianti per interessare le Terre di Siena del suo Apt. Tanto niente bellissimo. Penso a Pian Pieretti ed a quel viale alberato che parte dal bivio per Badia Ardenga, dove chiesi a Franco Pieri da Buonconvento di andarmi ad improvvisare un ristoro. Non si passava per i paesi allora, si pedalava esterni per non dar noia. Ricordo Lucignano d’Asso, praticamente un paesino fantasma, con la trebbiatrice sotto la volta di una cantina aperta, con le scritte mussoliniane ed i due vecchietti di una botteguccia ad esaurimento, più un museo che un alimentari. A Pieve a Salti, già agriturismo futurista, tenevano la petizione per asfaltare sul comodino di ogni cliente. Monte Sante Marie? Un meraviglioso abbandono, come tutti i casali su per San Martino in Grania, che non stava sul permanente ma era per là, una bianca splendida disseminata di poderi diroccati, oggi tutti riportati a splendore. Dice: ma c’è più traffico, a partire dalla marea di ciclisti, dalle moto, da turisti fai da te fino a quelli da resort, tipo Castiglion del Bosco e diversi altri a seguire. Io credo una cosa, ed il mio Franco Rossi l’ha proposta: questo territorio è una meraviglia, persino il più dotato di siti Unesco.

Un tavolo aperto all’attenzione per le tecnologie ambientali più avanzate, dando per dogma che la strada bianca è un valore assoluto e fortunatamente peculiare. Oggi ce ne sono ed a Castiglion del Bosco qualcuno mi dice che si poteva far meglio. Ma noi dobbiamo portare a pedalare gente felice in un luogo magico dove si lavora e si vive bene tutto un anno, abitato da gente vera, montalcinese, gaiolese o vertinese, di vecchia o nuova generazione, non dai pastori del presepe piazzati là una settimana l’anno.”

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A cura della redazione di Inbici News24
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