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Roberto Reverberi: “Una World Tour non risolverebbe il problema dei praticanti. In Bardiani età media di 22 anni”


Abbiamo raggiunto Roberto Reverberi,  Team Manager e direttore sportivo della VF Group Bardiani CSF Faizanè, formazione Professional che ha la caratteristica di coltivare tanti giovani talenti per poi farli approdare pronti nel World Tour, grazie anche alla doppia attività: Professional e Under23. Quella di quest’anno per Reverberi è stata la sua 26esima stagione a bordo dell’ammiraglia della squadra di famiglia che negli anni gli ha regalato tante soddisfazioni e momenti indimenticabili. Con Reverberi si evince l’orgoglio di uno dei più floridi vivai del ciclismo italiano, ma anche col realismo dei tempi moderni, lontani pochi anni solari e tanti anni luce dalla vittoria di Ciccone a Sestola nel 2016.

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La Bardiani, insieme alla Polti, è una delle ultime squadre Professional italiane a mantenere un buon livello. Quanto è difficile confrontarsi con compagini che hanno budget sempre più enormi?
“Noi cerchiamo di fare il massimo, ma non è semplice. Il problema non è nostro, ma più che altro delle squadre World Tour che non riescono più a fare risultati, per noi tutto quel che arriva in più è ottimo. Ci sono un paio di squadre che dominano e tutte le altre fanno fatica a ottenere risultati. Facciamo fatica a prendere corridori Under23 in Italia perché il bacino è sempre più ridotto, e poi perché con la politica delle ‘Devo’ i corridori vanno nelle formazioni di sviluppo”.

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Secondo te per un giovane oggi è più appetibile finire in una Development di una World Tour piuttosto che in una Professional italiana?
“Dipende dalle condizioni: i procuratori spingono verso le ‘Devo’ per farli poi passare nel World Tour, ma sono convinto che tra un paio di anni qualcuno tornerà indietro, perché le formazioni straniere danno la priorità ai loro ragazzi e non avendo una World Tour italiana, i nostri ragazzi – a meno che non siano dei fenomeni – possono essere penalizzati perché spesso al servizio di altri corridori”.

Con i nuovi regolamenti, la Corratec non potrà ricevere la wild-card per il Giro d’Italia. La sensazione è che non si stia facendo nulla per tutelare le Professional: è un’idea che condividi?
“Per noi non è mai stato stabilito un diritto di partecipazione a nessuna gara, ma tutte le corse sono ad invito. Speriamo di poter avere un calendario nostro di gare 1 Pro e 2 Pro, in cui le squadre Professional avrebbero diritto e obbligo di partecipazione. Sul piatto c’è questa proposta, vedremo quali saranno gli sviluppi”.

Eppure la Bardiani si conferma una grande scuola di talenti. Da voi è passato Giulio Pellizzari, uno dei nostri giovani più interessanti. Secondo te dove può arrivare?
“Giulio è ancora giovane sia tatticamente che fisicamente. E’ molto determinato e sa dove vuole arrivare, è un bravo ragazzo e con noi si è sempre comportato molto bene. Per me Giulio ha grossi margini di miglioramento e se la squadra gli darà il giusto spazio: in ottica futura, può arrivare ad ottimi risultati nei Grandi Giri”.

La vostra filosofia resterà quella di valorizzare i giovani talenti italiani?
“Sì, assolutamente. L’anno prossimo abbiamo ringiovanito ulteriormente il gruppo prendendo anche qualche juniores. Cercheremo di far crescere questi ragazzi per poi fargli fare il grande passo quando saranno pronti. Non ci saranno più corridori come Tonelli, Zoccarato, Pozzovivo che erano i più grandi della squadra e l’età media per la prossima stagione sarà di 22 anni”.

Chi hai individuato per puntare in vista del 2025?
“Confido molto nei ragazzi con un po’ più di esperienza come Magli, Zanoncello, Fiorelli e Colnaghi. Tra i più giovani i ragazzi che promettono qualcosa di importante sono Pinarello, Conforti e Biagini”.

Quali saranno i nuovi innesti in vista della prossima stagione?
“Ci saranno sei juniores: due colombiani, Herreno e Cruz, e quattro italiani che sono Montagner, Cettolin, Ferraro e Stenico che arriva dalla mtb, in totale nell’organico avremo 23 corridori”.

In questo momento il ciclismo non è tra gli sport che gode di più appeal in Italia. Pensi che una squadra World Tour per noi resterà un’utopia ancora per tanti anni?
“Ci sono problemi alla base nel ciclismo italiano, una squadra World Tour non risolverebbe i problemi, sicuramente sarebbe un aiuto, ma i problemi maggiori arrivano dalle società di base che fanno fatica e ci sono pochi giovani praticanti e quindi sempre meno famiglie che portano i bambini a fare ciclismo”.

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A cura della redazione di Inbici News24 e OA Sport
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