Tra i più amareggiati, all’indomani dello scandalo doping che ha travolto il ciclismo dilettanti, è il lucchese Ivano Fanini, patron della squadra ciclistica Amore e Vita, uno che conosce vita, morte e miracoli del ciclismo toscano:
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“Lucca è una città importante per il ciclismo. E le persone coinvolte abitano vicino a me e le conosco bene. Mi meraviglia, comunque, che sia coinvolta una squadra che ha vinto veramente poco”. Da anni in prima linea nella lotta al doping, Fanini – intervistato dall’Ansa – si dice profondamente rattristato per la vicenda, anche perché – dice – “abbiamo ormai perso il conto dei morti per uso di farmaci proibiti. Ma nel ciclismo con la Federazione italiana e l’Uci, e grazie anche alle forze dell’ordine, in questi ultimi anni abbiamo fatto passi da giganti.
I controlli sono più severi e il fenomeno doping è calato. Il futuro è dei corridori puliti, ma come sempre c’e’ chi bara e prima o poi viene beccato. Negli ultimi anni abbiamo visto coinvolti anche quasi tutti i corridori più significativi. Ma noi in Italia abbiamo il campione più pulito, Vincenzo Nibali, un esempio per il mondo”.