La sostanza che rileva la cocaina darebbe le stesse risposte di dieci anni fa: “Morte per overdose”
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Mentre tutto tace sul fronte della nuova indagine della Procura della Repubblica di Rimini sulla morte di Marco Pantani di dieci anni fa al residence ‘Le Rose’, una delle tesi dell’avvocato Antonio De Rensis che ha fatto riaprire le investigazioni porta alla luce un interrogativo cui La Voce di Romagna cerca di dare risposta.
Secondo la nuova ricostruzione che ha fatto aprire recentemente l’indagine, suffragata dalla perizia medico scientifica del professor Francesco Maria Avato, Pantani sarebbe stato costretto a bere della cocaina in ingenti quantità quando era svenuto dentro la stanza 5D del residence riminese. O, comunque, sarebbe stato ucciso immediatamente dopo aver ingerito della cocaina. Ma questo non risponde alle rilevazioni sorte nel momento dell’autopsia sul povero corpo di Marco eseguita dal medico legale Fortuni il 16 febbraio 2004, due giorni dopo la sua scomparsa.
La domanda, a seguito proprio delle ipotesi di Avato, è: come mai nel corpo di Pantani si sono trovate enormi tracce della benzoilecgonina, metabolita della cocaina che si ottiene a distanza di tempo dall’assunzione della cocaina ed è rilevabile entro le 24-48 ore dall’assunzione dello stupefacente? Secondo la teoria di Avato, Marco sarebbe deceduto a seguito di un’ingente assunzione di cocaina, ma non ci sono riscontri, poiché non è possibile trovare traccia del metabolita in caso di morte per overdose, perché il corpo non permetterebbe la sua sintesi metabolica. Il metabolita non è infatti presente nel corpo in condizioni naturali, dunque perché ve ne sia traccia deve essere ingerito. Ovviamente nel momento in cui sopraggiunga il decesso, anche per ingestione massiccia di cocaina, non verrebbe prodotto. Invece i dati sorprendentemente alti riscontrati suffragano di più la tesi ipotizzata da Fortuni, ovvero la morte per assunzione di ingenti quantità di cocaina nel corso del tempo trascorso al residence ‘Le Rose’, che avvallerebbero i riscontri delle indagini che parlerebbero di “delirio” da stupefacenti.
Questi i dati della presenza di benzoilecgonina: sangue centrale 13,5 ug/ml; sangue periferico 9,5 ug/ml; encefalo 5,16 ug/g; fegato 96,2 ug/g; rene 15,48 ug/g. Dati che, di fatto, confermerebbero un abuso di cocaina proprio nei due giorni antecedenti alla morte di Marco, abuso che ha indotto il professor Fortuni ad emettere quel referto autoptico di dieci anni fa che escluderebbe il possibile omicidio. Ecco. Anche a questi dati dovrebbe porre risposta la teoria dell’avvocato De Rensis. La presenza di un così elevato tasso di benzoilecgonina negli organi di Marco, tale che, secondo il referto autoptico originale, avrebbe causato l’arresto cardio-polmonare del ciclista e, quindi, la sua scomparsa. Insomma, al ritorno dalle vacanze estive, il giudice incaricato Elisa Milocco si ritroverà davanti importanti nodi da sciogliere.
Gian Piero Travini
Fonte www.romagnanoi.it