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2018 UCI Road World Championship Innsbruck - Tirol - Men Elite Road Race 258,5 km - 30/09/2018 - Gianni Moscon (ITA - Team Sky) - photo Dario Belingheri/BettiniPhoto©2018

INNSBRUCK 2018 – MOSCON: “AVREI FATTO PRIMA A SCENDERE DALLA BICI E SALIRE A PIEDI. NON HO RECRIMINAZIONI”


Gianni Moscon è stato il migliore degli italiani al traguardo di Innsbruck 2018. Con il suo quinto posto, l’Italia torna a casa con un buon piazzamento, soprattutto perché il ragazzo è ancora giovane e può migliorare molto in vista del futuro. Inoltre, questo piazzamento ripaga Cassani per la fiducia che ha espresso nei confronti del corridore, nonostante una stagione non proprio semplice. 

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“Ci è mancato poco, quando penso a quegli attimi sul muro penso che avrei potuto dare due pedalate più forti, ma il ciclismo è così, resti là, semplicemente le gambe non giravano più su quel muro – spiega il trentino riferendosi al terribile muro di Gramartboden -, se ci ripenso dico che forse avrei fatto prima a scendere dalla bici e salire a piedi. Purtroppo quando sei in corsa è così, sapevo che mi sarei dovuto gestire meglio nel tratto al 28% di pendenza, però quando sei lì è diverso. Eravamo tutti al limite, a un certo punto ho forzato un attimo ma le gambe non giravano più”.

Gianni Moscon, prima della partenza, era la seconda punta della nazionale italiana, in quanto la punta di diamante sarebbe dovuta essere Vincenzo Nibali. Quest’ultimo, però, ha perso contatto con i migliori proprio nel momento in cui Moscon ha risposto all’attacco di Valgren, che ha dato il via all’azione che ha deciso il mondiale di Innsbruck: “Con Vincenzo ci siamo dati dei feedback sulla nostra condizione lungo tutta la gara, ma mi ha detto che non si sentiva così brillante al punto tale da fare la differenza. La nostra nazionale non ha nulla da recriminare, quando era il momento di esserci c’eravamo, abbiamo lavorato tanto e abbiamo corso nel migliore dei modi. Anche io, personalmente, non ho recriminazioni, nemmeno per per non aver fatto la cronometro di mercoledì. Naturalmente il rimpianto c’è perché si corre per vincere e non per piazzarsi. Non avrò mai la controprova, non potrò mai sapere cosa sarebbe successo se avessi corso la Vuelta. Posso dire che io ho fatto il massimo e mi sono preparato meglio che potevo”.

 

A cura di Carlo Gugliotta, inviato a Innsbruck per InBici Magazine

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