Il Tour de France è cambiato. Il successo di Julian Alaphilippe nella cronometro di Pau ha, sostanzialmente, mutato gli equilibri in corsa, o quantomeno delle discussioni che la riguardano: riuscirà lo spettacolare francese in maglia gialla difendersi e rimanere in classifica fino a Parigi? Difficile, non impossibile ma ancora in forte dubbio, con i Pirenei e le Alpi che si affacciano minacciosi sulla corsa.
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A partire dalla 14esima tappa: 177 chilometri da Tarbes al Tourmalet, secondo vero arrivo in salita della Grande Boucle. Una scalata storica, legata a doppio filo con la corsa francese. Lunga, senza respiro e con un arrivo oltre i 2000 metri. Già nei primi 20 chilometri un paio di saltella a favorire la formazione della fuga di giornata, compreso il Gpm di quarta categoria della Côte de Lambatmale. La prima vera ascesa di giornata, però, inizia dopo 48 chilometri di corsa con i 12 chilometri al 7,7% del Col du Soulour, ovviamente di prima categoria. Difficile possa essere decisivo, ma per mettere in difficoltà squadre come il Team Ineos (che potrebbe provare a controllare la gara) c’è bisogno di alzare il ritmo ad ogni occasione. Dalla vetta, lungo tratto in discesa e falsopiano che porta allo sprint intermedio di Pierrefitte-Nestalas (km. 86) e poi alle pendici del Tourmalet. La salita finale misura ben 19 chilometri, con una pendenza media superiore al 7% ma con lunghi tratti oltre l’8 e tre chilometri finali che si spingono anche in doppia cifra con una certa costanza. Una salita Hors Catégorie che può scavare anche distacchi importanti, nonostante la tappa sia breve e non presenti un dislivello complessivo insormontabile.
Come detto, il vero tema di discussione ormai riguarda Alaphilippe. L’alfiere della Deceuninck-QuickStep stupisce ogni giorno di più e sembra attraversare il miglior periodo di forma della carriera. Si confermerà anche sulle salite più impegnative o dovrà cedere il passo ai favoriti della vigilia, che invece fino a questo momento non hanno convinto appieno? Il punto di riferimento in corsa dovrebbe essere Geraint Thomas, che è secondo in classifica con 1’26’’ da recuperare sul francese. Il gallese può permettersi di attendere, ma con il passare del tempo potrebbe anche diventare difficile scardinare un’ipotetica difesa di Alaphilippe. Tra gli altri, Kruijswijk e Mas occupano terza e quarta posizione nella generale e sono attesi ad una prova importante per valutare quali possano essere le loro ambizioni, mentre tutti gli altri devono recuperare. Il più brillante, tra gli inseguitori, per ora è sembrato essere Thibaut Pinot, con Nairo Quintana per ora sempre attento e alla ricerca del primo sigillo in carriera sui Campi Elisi. Attenzione, poi, ad Egan Bernal e alla sua importanza tattica a favore di Thomas o per provare a mescolare le carte in tavola obbligando gli avversari all’inseguimento. Se fino ad ora ci sono state poche risposte, il Tourmalet è un giudice inappellabile che dovrebbe quantomeno setacciare il gruppo dei big per capire chi può realmente sognare in giallo.
a cura di Gianluca Santo per iNBiCi magazine