Vincenzo Nibali non era partito per la Francia con l’obiettivo di vincere il Tour de France. Nessuno ci credeva quando lo diceva, o almeno quasi nessuno: invece non era pretattica. Le fatiche del Giro si sono fatte sentire, e non potrebbe essere altrimenti, visto che la corsa è stata davvero molto dispendiosa.
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L’ho sempre sostenuto: da Vincenzo ci si attende sempre tanto, forse anche troppo. Nella sua carriera, il portacolori del Team Bahrain Merida non è mai riuscito a fare bene in due grandi giri consecutivi. L’accoppiata Giro-Vuelta gli risulta più fattibile, ma quella Giro-Tour proprio no. E non è possibile fargliene una colpa per questo. Ogni corridore ha le sue caratteristiche: di Eddy Merckx, che vinceva sempre e dappertutto, ne nascono uno ogni 100 anni. Forse.
Vincenzo ha risollevato un Tour de France che non stava andando male solo per il risultato agonistico, ma anche per le varie polemiche che si sono scatenate riguardo la “forzatura” della squadra a fargli fare anche il Tour dopo un Giro chiuso in seconda posizione in classifica generale. Attenzione: non ha chiuso ultimo, ha chiuso secondo. Solo Richard Carapaz è andato più forte di lui.
Non si può criticare Nibali nemmeno per il fatto che abbia vinto una tappa di 59 km: lui l’ha vinta, gli altri dove erano? Mi sembra che tutti i corridori siano in gara da tre settimane.
Grazie, Vincenzo. Possiamo solo ringraziarti. Grazie perché senza di te l’Italia non avrebbe vinto nulla in tutti questi anni. Aspettando la tappa di domani, l’Italia porta a casa tre vittorie con tre dei suoi corridori più forti al mondo: Elia Viviani, Matteo Trentin e lo Squalo dello Stretto. Abbiamo anche visto Giulio Ciccone indossare la maglia gialla per due giorni. Insomma, chi critica si sta semplicemente arrampicando sugli specchi. Vincenzo ha vinto, da grande campione quale è.
A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine