Bello, duro e umano. Sono i tre aggettivi che mi vengono in mente per definire il Tour de France 2020. Sarà una corsa francese bella, perché c’è tanto spazio per attaccare e poco spazio per la noia. Del resto, bisognava disegnare un percorso all’altezza del Tour 2019, che ci ha tenuti incollati davanti agli schermi televisivi fino all’ultimo chilometro, con la lotta per la maglia gialla tra Julian Alaphilippe ed Egan Bernal e con il meteo che ci ha messo lo zampino per rovinare le ultime due tappe di montagna (problema che purtroppo accomuna Tour de France e Giro d’Italia).
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Sarà anche e soprattutto un Tour de France duro. L’edizione 2020 prevede la grande partenza da Nizza, con le prime due frazioni che inizieranno e termineranno in una località che fa pensare più al mare che alla montagna: e invece, si salirà in quota (circa 1500 metri) già il secondo giorno, mentre al quarto giorno di gara ci sarà il primo arrivo in salita a Orcieres-Merlette.
L’arrivo in salita di Mont Aigual sarà uno spartiacque importante prima delle due tappe pirenaiche di Loudenvielle e Laruns, e non bisogna dimenticare che l’ultima settimana è davvero durissima, con 4 arrivi in salita prima della cronoscalata a La Planche des Belles Filles nell’ultimo giorno.
Sarà, però, anche un Tour umano. Lo scriviamo guardando il chilometraggio. Solo in una occasione, il Tour de France avrà una tappa che supererà i 200 km. Nell’ultima settimana, piena di tapponi alpini, non si superano i 170 km. Tappe un po’ più corte, ma più esplosive. Lo spettacolo è assicurato.
A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine