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DOPING, DIMINUISCONO I CONTROLLI A SORPRESA


Da qualche giorno, il ciclismo non può più contare sugli investigatori del CADF, la Cycling Anti-Doping Foundation, in quanto tutte le persone che vi lavoravano sono state licenziate a causa di un elevato costo a fronte di un relativo scarso risultato.

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Nell’ultimo periodo, quindi, i controlli antidoping a sorpresa, molto efficaci per capire se davvero in gruppo c’è qualcuno che bara, sono diminuiti drasticamente.

Non solo: secondo quanto riportato in un articolo di Marco Bonarrigo, apparso sul Corriere della Sera, esiste una grossa falla nel sistema di controllo. Gli atleti che vanno ad allenarsi nei posti più remoti del mondo, ad esempio, non vengono controllati a sorpresa, mentre sono lontani dalle competizioni.

La pratica per rintracciare questi corridori è infatti molto dispendiosa: bisogna rintracciare l’atleta, fargli il controllo e spedire il campione di sangue ad un laboratorio europeo. Il tutto in un momento storico dove in Sud America ci sono solo due laboratori, in Africa uno e in Russia sono finiti nello scandalo.

La federazione francese antidoping sta pensando di risolvere il problema vietando alcune località agli atleti, ma ci sarebbero delle grosse difficoltà in quanto l’atleta verrebbe privato della propria libertà di spostarsi in giro per il mondo.

A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine

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