È da sempre una delle più ambite, oltre che difficili salite del mondo del ciclismo, ma il Giro d’Italia l’ha affrontata per la prima volta lo scorso 24 maggio 2019: da quella data il numero di appassionati che vuole cimentarsi in questa sfida è aumentato e – specie nel periodo estivo – la salita del Colle del Nivolet, immersa nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, è stata presa d’assalto. Il tragitto è immerso nelle praterie alpine, circondato dalle montagna e la strada – anche nel mese di giugno – è costeggiata da muri di neve: un’atmosfera magica che permette agli appassionati di ciclismo di arrivare davvero ad un passo dal cielo.
A favore dei ciclisti, inoltre, anche la chiusura al transito di auto e moto negli ultimi chilometri di salita: i sei chilometri finali, sono esclusivamente transitabili a piedi o in biciclette per tutte le domeniche estive dalle 9.00 alle 18.00, con partenza dalla sbarra del Lago Serrù. In ogni caso, prima di decidere di salire sul Nivolet, anche alla luce delle condizioni meteorologiche, è sempre bene accertarsi dall’Ufficio Turistico di Ceresole Reale che la strada sia aperta al traffico. I mesi ideali per la scalata sono da maggio ad ottobre: è consigliata una bicicletta gravel oppure da strada dotata di luce anteriore e posteriore per il tratto in galleria. Partenza consigliata, per scaldare le gambe, dalla fondovalle. Il percorso che abbiamo scelto oggi è quello che parte da Cuorgnè, facilmente raggiungibile sia in macchina sia in treno.
La partenza da Cuorgnè e l’arrivo alle pendici del Nivolet
Per scaldare le gambe in vista della salita è consigliata la partenza da Cuorgnè: inizio pianeggiante, strada ampia e percorribile senza grandi difficoltà. Passato Post Canadese si attraversa un falsopiano che permette di arriva a Locana e quindi a Noasca. La strada sale dolcemente, ma il dislivello è comunque significativo: in trenta chilometri si passa dai 414 metri di partenza ai 1058 di Noasca. Da qui la strada inizia ad inerpicarsi e anche il panorama diventa più interessante: dopo i primi tornanti si pone una scelta, da una parte la strada attraversa una galleria di quasi quattro chilometri – per il quale si consiglia l’uso delle luci – mentre dall’altra si può percorrere una strada esterna, asfaltata a nuovo per il passaggio del Giro d’Italia lo scorso anno. Sicuramente più scenografica la seconda scelta, che permette di ammirare le bellezze della natura, tra strapiombi, cascate e il corso del torrente Orco. La pendenza, in questo tratto, si aggira tra il 10% e il 15%.
Usciti dal tunnel – o terminata la strada esterna – si arriva a Ceresole Reale. Il paese si affaccia sul lago omonimo, a quota 1620 metri. Da qui si entra nel Parco del Gran Paradiso: è il primo istituito in Italia, nel 1922. Si tratta di un’antica riserva di caccia dei Savoia, donato allo Stato per favorire – anche se sembra un paradosso, vista la destinazione precedente – la tutela di camosci, marmotte, stambecchi ed altre specie animali. Nel Parco, il cui animale simbolo è proprio lo stambecco, si possono ammirare vere e proprie bellezze, come le stelle alpine e i numerosi laghetti. Visibili, per chi si inoltra all’interno, anche le vecchie mulattiere fatte realizzare da Vittorio Emanuele II nell’Ottocento.
L’inizio della salita e l’arrivo sul Colle
Il percorso prosegue raggiungendo, con un altro falsopiano, il paese di Chiapili, costruito in pietra. A 2278 metri di altitudine si arriva al Lago Serrù, da dove iniziano gli ultimi sei chilometri di salita. Qui si trova anche la piccola Chiesa dedicata alla Madonna della Neve: visibile già da Valle, la Chiesetta è situata in un punto panoramico che permette una vista su tutta la vallata e sull’arco alpino. Percorrendo il tragitto in bicicletta, il passaggio dalla chiesetta è obbligatorio: posta su un promontorio è situata in corrispondenza della Diga Seeù che dà origine al lago omonimo, di tipo glaciale. Da qui si scende di qualche metro di dislivello per raggiungere l’altro bacino artificale, quello del Lago Agnel.
A questo punto la strada continua a salire, per gli ultimi quattro chilometri che si dimostreranno veramente impegnativi, non tanto per la pendenza ma per la fatica dei chilometri già percorsi che inizia a farsi sentire e per la rarefazione dell’aria. Costeggiando il belvedere, tra immense pietraie e con i verdi pascoli dei chilometri precedenti che iniziano a diradarsi per lasciare spazio ai sassi. È proprio, qui, passati i due laghi e lasciatosi alle spalle le praterie, che si trova la cima del Colle del Nivolet, a 2612 metri di altitudine.
Caratteristiche tecniche del percorso
Si parte da Cuorgnè, a quota 414 metri e si arriva sul Colle del Nivolet a quota 2612 metri, con un dislivello totale di 2200 metri. La strada è percorribile in bicicletta da corsa o con la gravel, su un percorso interamente asfaltato. La lunghezza è di 58 chilometri totali. A discrezione del ciclista il percorso può continuare per alcuni chilometri, svalutando in Val d’Aosta sino al termine della strada asfaltata, che permette di ammirare anche i laghi del Nivolet e il Rifugio Savoia. Al rientro è consigliato l’uso della mantellina, per contrastare il tipico vento che sale dalla pianura e che può dimostrarsi particolarmente fastidioso.
Dove alloggiare e altri servizi
A Castellamonte, immerso nel verde, si trova il B&B La Branda: un’ottima opportunità per i ciclisti che vogliono percorrere le strade del Giro d’Italia, riposarsi prima della salita del Nivolet o semplicemente fare un percorso più breve. Il B&B è immerso nella natura e risponde di numerosi servizi dedicati anche agli appassionati di bici, come la possibilità di fare colazione – abbondante e con prodotti locali – prima dell’orario prestabilito in modo da iniziare la pedalata alla mattina presto. Tra gli altri servizi anche il Wi-Fi, la biancheria da bagno e da camera, il parcheggio gratuito e la possibilità di portarsi la bici nella propria camera. Il B&B, inoltre, è anche un ottimo punto di partenza per percorsi in Mountain Bike. Fai click qui per visitare il sito del B&B.
Le altre strutture disponibili per l’alloggio in B&B sono La Bella Dorniente (click qui per conoscere la struttura) e La Libellula Valle Sacra (click qui per conoscere la struttura).
A cura di Chiara Corradi – copyright InBici Magazine