A cura di Luca Pellegrini per InBici Magazine
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Dal professionismo alla semplice passeggiata. Silvio Martinello a tutto tondo ai microfoni di InBici Magazine per fare il punto sul futuro della bicicletta dopo l’emergenza Coronavirus. L’olimpionico di Atlanta 1996 attende come tutti gli appassionati la ripresa dell’attività agonistica, malgrado la consapevolezza delle inevitabili difficoltà che si prospettano.
“Diciamo che una gara è un assembramento a tutti gli effetti – ha affermato nel corso dell’intervista – Onestamente non riesco ad immaginarmi come possano essere le gare ciclistiche. Sono curioso di capire le modalità di corsa, ma bisognerà attendere anche i protocolli. Io credo che sarà difficile vedere qualcosa quest’anno, ma spero tanto di sbagliarmi. Ci sarebbero tra l’altro guai grossi in termini di sostenibilità”. Partendo da un calendario UCI che ha suscitato non poche polemiche, il mondo del ciclismo proverà a ripartire a pieno regime nelle prossime settimane.
“Sfido chiunque a fare meglio, è una situazione molto difficile – spiega l’ex-commentatore Rai – Ci sono tanti aspetti, tra i quali quello dell’affollamento a bordo bus. I corridori e i membri dello staff verosimilmente saranno sottoposti frequentemente a tamponi, ma non assisteremo ai classici assalti degli appassionati per ottenere l’autografo del proprio idolo”.
Non solo professionismo. Il tema della ciclabilità si è posto al centro delle agende degli amministratori in questa fase 2 dell’emergenza. Fondi e interventi per spingere i cittadini a spostarsi in bicicletta, con la consapevolezza che c’è ancora tanta strada da fare. “Ancora non siamo entrati in quella rivoluzione culturale che porterebbe la bicicletta al centro, come già avvenuto in altri Paesi Europei – ha spiegato Martinello – Il fatto che si stiano vendendo più biciclette è una notizia bellissima, ma servono infrastrutture adeguate. I nuovi utilizzatori sono soggetti ad altissimo rischio, non basta far spuntare piste ciclabili dalla sera alla mattina mettendo due righe gialle sull’asfalto. Possiamo dire che sia meglio di nulla, ma sono di una pericolosità assoluta”.
L’ex-corridore richiama alla necessità di una progettualità senza la quale “non vai da nessuna parte”. “Fatico a credere alle favole – ha aggiunto – Ho l’impressione che si sia partiti seguendo una moda su un tema che n questo momento tira molto. Mi auguro che le cose vengano fatte in modo più sensato e pensato. Noi ciclisti dobbiamo fare la nostra parte rispettando le regole stradali. Siamo stati tra i primi a fermarci e nel periodo di lockdown siamo stati un esempio. Bisogna continuare su questa strada”.
Un altro tema al centro del dibattito post-Coronavirus è legato alle Granfondo. La discussione sull’evoluzione di questi appuntamenti è già avviata da tempo e gli appassionati si domandano come potranno ripartire dopo l’emergenza. “Questa formula di Granfondo non mi è mai piaciuta – ha detto Martinello – Secondo me non devono essere delle vere e proprie competizioni. E’ giusto confrontarsi, magari si possono trovare delle formule diverse con il sussidio delle tecnologie, ma devono essere in primis terreno per gli appassionati. Bisogna individuale una formula per tornare allo spirito pioneristico dell’evento, finalizzato in primis a far godere all’appassionato una giornata in bicicletta in sicurezza. Non è detto che questo possa ridurre il businnes, anzi credo che l’approccio iper-agonistico abbia spinto molti amatori a rinunciare”.