Il Tour de France non è ancora finito, anzi. Ma dopo queste prime 13 tappe, una riflessione nasce spontanea. Il Team Ineos Grenadiers non è più quella squadra in grado di tenere cucita tutta la corsa e di fare il bello e il cattivo tempo in testa al gruppo.
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Sono lontani i tempi in cui gli uomini in nero di quello che all’epoca si chiamava Team Sky era in grado di cucire una corsa intera, strappandoci anche qualche sbadiglio di tanto in tanto, visto che erano pochi i corridori in grado di andare oltre il ritmo imposto dalla formazione britannica.
Quest’anno è la Jumbo-Visma a fare un po’ quello che faceva la squadra inglese fino a qualche tempo fa. Non proprio in maniera “totalizzante”, come facevano Froome, Thomas e compagnia, ma comunque sempre in maniera molto importante. Primoz Roglic è un corridore che può vantare al proprio fianco un grande corridore come Tom Dumoulin, che in qualsiasi altra formazione farebbe il capitano, e che oggi è invece al servizio dello sloveno.
In questa situazione, c’è da dire che anche lo scorso anno Egan Bernal aveva al proprio fianco una formazione superiore rispetto a quella di quest’anno. Già nel 2019 la Ineos non sembrava imbattibile, ma il colombiano aveva al proprio fianco Geraint Thomas, che è arrivato secondo in classifica generale a Parigi. Insomma, non vogliamo dire che Bernal è solo contro la Jumbo-Visma, ci mancherebbe, ma la Ineos Grenadiers è comunque un gradino sotto rispetto al team olandese.
Di sicuro, Bernal non è un corridore a cui manca la fantasia, anzi: il colombiano, dopo aver pagato qualcosa oggi, può ancora crescere di condizione e farsi valere nella terza settimana. Siamo a un bivio: o Roglic e Pogacar sono troppo in forma, oppure sono veramente a un livello troppo superiore per Egan. La risposta ce la darà la strada.