All’indomani dello sfogo in diretta tv ai microfoni del “Processo alla tappa” di Alessandra De Stefano (“A Cesenatico diamo fastidio”), mamma Tonina non ci ripensa. Anzi, soffia nuovamente sul braciere delle polemiche, precisando nei dettagli il senso della sua denuncia: “In altre parti d’Italia, pochi mesi dopo la sua morte, hanno intitolato a Marco strade, piazze e monumenti.
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A Cesenatico, invece, ci sono voluti dieci anni (così, per la verità, impone la legge in materia, ndr). Mi hanno detto che volevano intitolargli piazza Marconi, ma io ho rifiutato perché non è mai bello togliere il nome di una piazza a qualcun altro. Mi sono anche lamentata per il fatto che attorno a quel monumento nessuno si è mai preoccupato della manutenzione ordinaria; ci sono periodi in cui non tagliano neppure le erbacce e non è bello leggere i commenti dei turisti su facebook che parlano di un’area sporca e degradata”.
Ma la nuova stilettata arriva quando si parla dello Spazio Pantani: “In quell’area, se vi ricordate, c’era uno stabile diroccato con dentro un rimorchio circondato da filo spinato. L’immobile è di proprietà delle Ferrovie e noi, come famiglia Pantani, l’abbiamo messo a posto con spese non indifferenti, così come a nostre spese abbiamo organizzato la Gran Fondo. L’abbiamo fatto pensando di fare del bene anche a Cesenatico, ma questo sembra quasi che dia fastidio. E, allora, forse, porterò lo Spazio Pantani altrove, dove me l’hanno già chiesto”.
Dopo un duro attacco ai club “che facevano soldi vendendo i gadget di Marco”, mamma Tonina ribadisce la sua voglia di non arrendersi e di continuare a cercare la verità su Marco in tutte le sedi opportune.
A cura di mario pugliese