Pochi giorni fa il Tribunale Federale ha rigettato i ricorsi di Moreno Buso e Fabio Oliveri, i quali, attraverso i propri avvocati difensori, hanno chiesto la non applicazione della cosiddetta normativa etica. Questa norma, in vigore ormai da diversi anni, impedisce il tesseramento nelle categorie amatoriali a tutte le persone che hanno ricevuto una sanzione per doping superiore ai sei mesi.
Secondo quanto si legge nel comunicato, in entrambe le circostanze, i ricorrenti hanno cercato di mettere in discussione la norma etica in seguito alla “decisione del Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna (lodo 2019/A/6295) avrebbe ”incidentalmente” pronunciato in ordine alla invalidità della cd. norma etica, in quanto in contrasto con i principi fondamentali del Codice Mondiale Antidoping, e che tale decisione sarebbe opponibile alla FCI, poiché fondata su normativa gerarchicamente superiore, quale sarebbe il Codice mondiale Antidoping della WDA”.
Di fronte a queste obiezioni, però, la Federazione Ciclistica Italiana ha rafforzato ancora di più i princìpi della normativa etica, respingendo le richieste di entrambe le linee difensive. Secondo il tribunale federale, infatti, il TAS ha espresso un’opinione importante sulla normativa etica, ma ha utilizzato delle formule dubitative, che non impongono quindi un deciso “no” alla normativa etica. Queste le parole del TAS: “Sembra doversi ritenere che l’articolo 13 delle norme di attuazione del regolamento tecnico FCI sia affetto da invalidità e non possa trovare applicazione, ragione per cui, ad avviso dell’Arbitro Unico, una volta decorsa la sanzione irrogata con la decisione appellata e confermata con il presente lodo, l’atleta dovrebbe poter tornare a gareggiare o a prendere parte ad eventi sportivi”.
Il tribunale ha quindi rigettato entrambi i ricorsi, ma sono sempre di più gli avvocati che cercano di difendere i propri assistiti mettendo in discussione la normativa etica.