Abbiamo raggiunto telefonicamente Filippo Baroncini, 22enne romagnolo di Massa Lombarda, in provincia di Ravenna. Baroncini, Campione del Mondo Under23 nel 2021, è stato costretto a terminare questa stagione in anticipo a causa di una brutta caduta nella Bretagne Classic (a fine agosto ndr) con conseguente rottura della clavicola destra e del radio destro, già infortunato ad inizio stagione alla Volta ao Algarve in Portogallo.
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Filippo, come stai?
“Tutto bene, grazie”.
Ormai gli infortuni sono alle spalle, come hai gestito questo periodo di riposo forzato?
“Mi sto allenando pienamente da un mese e mezzo, è stata tosta però questa stagione. Mi sono dovuto fermare due volte, la prima ad inizio stagione e poi dopo la Bretagne Classic. Non tutto il male però viene per nuocere, bisogna cavalcare questi periodi bui che sicuramente mi hanno aiutato a crescere, del resto i momenti difficili creano uomini forti”.
L’essere Campione del Mondo U23 ti ha creato pressioni?
“Inizialmente non me ne rendevo conto neanche io, con il passare del tempo posso dire che è stata una grande esperienza che mi ha fatto capire qual è realmente la vera pressione. Andare alle corse con la maglia iridata non è mai facile, soprattutto non è scontato fare risultato perché sei una sorta di sorvegliato speciale in gruppo”.
Il ct Daniele Bennati, convocandoti per gli Europei, ha dimostrato di avere grande fiducia nei tuoi confronti…
“Sì, mi ha dato tanto morale. È stato un anno difficile ma rilanciarsi con la maglia azzurra mi ha dato quella grinta in più. Non posso fare altro che ringraziare tutta la Federazione per aver creduto in me e per avermi fatto capire che dietro ai giovani c’è un bel progetto di crescita”.
Quando vedi le imprese dei Van der Poel, Evenepoel e Pogacar, pensi di poter essere in grado un giorno di giocartela con loro nelle Classiche?
“L’obiettivo è quello sicuramente. Non è facile perché sono veramente forti, però io sono fiducioso. Sono sempre stato focalizzato nella mia vita e quindi cercherò di tirar fuori il meglio di me per essere a quel livello. Loro sono avvantaggiati perché sono nati fenomeni, dei talenti, io invece sono un gran lavoratore e sto cercando di costruirmi”.
Qual è l’aspetto che più ti ha colpito nel passaggio tra i professionisti?
“Dal punto di vista della gestione della squadra, le World Tour sono un’azienda, dal punto di vista sportivo invece un atleta tra i professionisti è un po’ più da solo, nel senso che devi saper gestirti da solo”.
Qual è la Classica Monumento più adatta alle tue caratteristiche?
“Il mio sogno di Classica Monumento è la Milano-Sanremo però ho visto che anno dopo anno è sempre più difficile riuscire a vincerla, è un terno al lotto ma questo mi affascina molto. Mi piacciono anche il Fiandre e la Liegi, quindi perché no…”.
Quali sono i tuoi programmi per il 2023?
“Non abbiamo ancora un programma definitivo insieme alla squadra, ma sicuramente comincerò presto e quindi tra fine gennaio ed inizio febbraio, tra Australia e Argentina”.
C’è un corridore a cui ti ispiri o a cui vorresti assomigliare?
“Wout Van Art, è il corridore più completo che c’è”.
A fine 2023 sarai contento se…
“Se riuscissi a centrare la prima vittoria tra i professionisti”.
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