Il sistema delle “bolle”, elaborato dall’Unione Ciclistica Internazionale per fronteggiare il Covid-19, sembra non servire a molto. E’ di pochi giorni fa la notizia di Leonardo Basso positivo al Coronavirus, seppur asintomatico, mentre il Team Ineos si è dovuto ritirare in blocco dal campionato italiano. Per non dimenticare le ferree regole adottate dai team, che non hanno permesso a Elia Viviani e Sonny Colbrelli di prendere parte all’europeo.
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E’ di ieri, invece, la notizia che Oscar Gatto, corridore della Bora-hansgrohe, sia un “falso positivo” al Covid-19. La squadra aveva rilevato una positività al virus, si è ritirata dalla Bretagne Classic ma il secondo tampone è risultato negativo.
A lanciare seri dubbi sul sistema delle “bolle” è Ralph Denk, team manager della Bora-hansgrohe: “Sembra che le mie preoccupazioni siano confermate. È noto che i test PCR hanno un certo tasso di errore e quindi producono risultati falsi positivi. Questo di per sé non sarebbe un problema, se ci fosse la possibilità di controllare immediatamente i risultati nel caso di riscontro positivo.
Stiamo parlando di atleti che si sono preparati per una gara per settimane o mesi e poi potrebbe non essere consentito di prendere parte all’evento a causa di un falso positivo. Oggi abbiamo ritirato tutta la nostra squadra da una gara WordTour rinunciando alla visibilità sulla quale si basano gli impegni dei nostri sponsor. Certo, la salute di tutte le persone coinvolte dovrebbe e deve sempre avere la priorità, tuttavia è ancora insoddisfacente che non si tenga conto di tutti gli altri aspetti”.
Ralph Denk ragiona da vero manager quale egli è. E se una cosa del genere accadesse al Tour de France?