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photo @SprintCyclingAgency©2024

Damiano Caruso: “2025 ultimo anno, ma…Tiberi mi ricorda Nibali, spero mi faccia un regalo”


In occasione del Media Day a Calpe organizzato dalla sua squadra, la Bahrain-Victorious, abbiamo approfittato per parlare con uno dei corridori più esperti in gruppo, Damiano Caruso. Per il ragusano classe 1987 quella di quest’anno è stata la stagione peggiore della carriera, adesso al lavoro – dopo un meritato periodo di pausa –  in vista della sua 17esima stagione tra i professionisti. “Mi piace guardare il lato positivo della cose. Quest’ultima stagione sicuramente non è stata positiva, però mi ha fatto capire quanto io sia stato fortunato durante tutti i miei anni di carriera. Mi sono trovato da inizio stagione a rincorrere una condizione che non è mai arrivata; non sono mai caduto così spesso come quest’anno. E’ stato un anno particolare, a tratti fastidioso, che mi ha portato anche a fare delle riflessioni perché così non è stato per niente divertente, però è anche vero che solo quest’anno è andata così e quindi ne faccio un bilancio complessivo. Sono sicuro al 90% che la prossima sarà la mia ultima stagione, se poi dovesse succedere che tutto dovesse filare per il meglio e in bici riesco a fare ancora una stagione in cui mi diverto e le cose arrivano in modo abbastanza semplice, potrei ripensarci“.

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Hai ottenuto i risultati migliori della tua carriera dopo i 30 anni, in controtendenza al ciclismo attuale dove si esplode da giovanissimi. Che spiegazione ti sei dato?

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“Io vengo da una vecchia generazione con un diverso approccio al ciclismo. Quando sono passato io professionista c’era ancora molta gavetta da fare e questo mi ha portato anche a pensare di non essere abbastanza, rimanendo quindi nella mia confort zone, poi ho provato a chiedere di più a me stesso e dopo i 30 anni sono riuscito ad ottenere cose che mai avrei pensato. Oggi i giovani quando passano tra i professionisti sono già pronti sia a livello fisico che mentale, ormai oggi si passa da Juniores a professionista – e questa una volta era un’eccezione – oggi viene quasi saltata la categoria Under23”.

Tornassi indietro, faresti delle scelte o ti comporteresti in maniera diversa ad inizio carriera?

“Con il senno di poi è facile parlare, io ho fatto quello che pensavo giusto per quel momento seguendo la trafila che era comune fare. Io ho pochi ricordi di ragazzi che si sono dimostrati subito vincenti, tra questi ricordo Nibali e Sagan che sono esplosi sin da giovani, ma io non ho mai avuto il loro talento per poter impormi certi risultati e quindi ho fatto la gavetta necessaria”. 

Il Giro d’Italia 2021 rappresenta l’apice della tua carriera. A qualche anno di distanza, sei completamente appagato per quel risultato o ogni tanto pensi a cosa ti mancò per la maglia rosa?

“Sono felice ed appagato del Giro d’Italia 2021, è stata la ciliegina sulla torta, il risultato di cui vado più fiero. Ci sono stati dei risultati decenti anche negli anni prima, quindi non è stata una sorpresa, ma poi il quarto posto al Giro 2023 è stato qualcosa di magnifico. Se io smettessi oggi sarei pienamente soddisfatto della mia carriera, quello che potevo chiedere a Damiano Caruso l’ho fatto. Alla Maglia Rosa del 2021 non ci penso, durante quel Giro il mio grande sogno era quello di vincere una tappa perché stavo bene, nella generale mi ci sono ritrovato quasi senza volerlo, frutto di una condizione che era probabilmente la migliore della mia vita. Ci ho provato fino all’ultimo vincendo sull’Alpe Motta, attaccando nonostante fossi secondo in classifica, ad oggi se ci ripenso dico che è stata una pazzia. Volevo tornare a casa e non avere rimpianti, sapevo che quella poteva essere l’occasione della vita”.

Hai diviso la stanza diverse volte con Antonio Tiberi: che persona é e dove può arrivare come corridore?

“Antonio, per il tipo di carattere che ha, mi ricorda parecchio Nibali, riesce a non farsi condizionare troppo dalla pressione. Quest’anno Tiberi ha dato parecchie risposte e non ha mai deluso. Quello che gli è successo alla Vuelta, forse è stato un bene, perché è servito a fortificarlo; in una corsa a tappe come il Giro ne è uscito quasi vittorioso e nell’altra, alla Vuelta, ha preso quasi una scoppola e questo ti da una visione completa di quello che è il nostro sport. Antonio sta crescendo sempre di più, sta scoprendo pian piano i suoi limiti e ci sono tutti i presupposti per fare un’ottima stagione”. 

Visto che hai corso con entrambi: quali sono le differenze tra Tiberi e Nibali?

“Fisicamente si assomigliano, Vincenzo era un po’ più leggero, entrambi non molto esplosivi, ma forti sul passo e a cronometro, in quest’ultima penso che Antonio abbia qualcosa in più rispetto a Nibali che in salita andava leggermente più forte. A parità di età però Antonio ha fatto vedere di più rispetto a Vincenzo, ma aspetterei ancora un paio d’anni per fare dei paragoni. A Tiberi dico sempre di crescere con calma e di avere le giuste ambizioni”.

Pogacar sta ammazzando un po’ le corse? 

“Tadej sta facendo il suo lavoro, ho come l’impressione che questo ragazzo abbia un dono di natura e che rimanga sorpreso quando gli altri non riescono a seguirlo. La gente vuole vedere anche queste cose e abbiamo la fortuna di vivere nell”epoca del corridore più forte di sempre. Fa il suo lavoro, vince – magari anche quando non vorrebbe – ma questo è il ciclismo d’oggi. E’ tutto vero quello che si vede in televisione, non ci sono accordi, ma vince il più forte e basta”.

Quali sono i tuoi piani per il 2025?

“Passerò più tempo con Antonio, rispetto che con mia moglie e i miei figli. Faremo tanti ritiri, anche in altura, e credo che inizieremo alla Volta ao Algarve in Portogallo con l’obiettivo di arrivare insieme al Giro d’Italia, che sarà un grande obiettivo della prossima stagione. I dettagli li definiremo prossimamente insieme alla squadra”.

Quale corsa ti piacerebbe vincere per dare un saluto ai tuoi tifosi?

“Ho due sogni, vestire per un giorno la Maglia Rosa e penso che con un po’ di fortuna possa essere realizzabile, anche se dovrò essere di supporto, e poi vincere una tappa al Tour; questo un po’ più difficile perché non so se sarò al via della corsa e poi alla Grande Boucle bisogna avere una condizione che credo sia al di fuori della mia portata; ma se anche dovessi vincere una tappa al Giro penso che salirei direttamente sul bus a prendere le mie cose e volerei direttamente a casa a festeggiare. Se poi un regalo riuscisse a farmelo Antonio, sarebbe il coronamento del nostro lavoro insieme. In tutta la mia carriera non ho mai vinto un Grande Giro come squadra, con il mio capitano, e anche questo sarebbe per me un regalo del cuore”.

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A cura della redazione di Inbici News24 e OA Sport
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