Riportiamo di seguito il lungo e interessante post pubblicato dal coordinatore tecnico delle nazionali italiane di ciclismo, Davide Cassani.
Training Camp Spagna Costa Blanca
A Febbraio pedala con la tua bici
dove si allenano i campioni del Tour de France, Giro d'Italia e Vuelta Espana
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“Anche giugno ormai è ai titoli di coda e la situazione non è cambiata molto. Chi ci assicura che ormai il Covid ha una carica virale molto più bassa rispetto a qualche settimana fa e chi invece dice che non siamo assolutamente fuori dalla pandemia. Sta di fatto che i numeri sono confortanti e in quasi tutte le regioni i casi sono davvero pochi.
Ma perché tenerci così nella paura? Perché terrorizzare la gente annunciando di chissà quale ricaduta in autunno sapendo benissimo che nessuno può sapere quello che potrà accadere? Io penso che usando il buon senso si può fare tutto o quasi. Sto parlando di buon senso, niente altro. Io non ho nessuna paura del Covid 19 ma presto la massima attenzione. Mi lavo le mani spesso, non abbraccio nessuno, e anche la mano per il momento la nego a chi incontro. Però esco in gruppo con i miei amici in bicicletta e la mascherina la uso solamente se ne vedo la necessità. Se sono da solo perché dovrei indossarla?
Non ho studiato il greco e tanto meno gli storici greci, non so da che parte mi sia arrivata, escludo i bigliettini dei Baci Perugina, ma so che lo storico greco Tucidide scrisse:” non fu la peste a distruggere Atene ma la paura della peste”. Credo che si possa dire che Tucidide sia stato un testimone molto attentibile. Ribadisco che bisogna avere molta prudenza nell’agire , bisogna rispettare le regole che sono state imposte, non tanto dalla politica, quanto dalla Sanità Pubblica e, se vogliamo, dal comune buon senso, come dicevo prima. Prudenza non vuol dire paura, pertanto se non bisogna esagerare nel fare le cose e pur vero che bisogna tornare a vivere. Detto questo, sperando di aver fatto sufficiente chiarezza, ritengo che in ogni modo si debba ritornare a fare, a costruire, e, se serve, a creare qualcosa di nuovo e comunque di diverso. Per esempio il calcio ha veramente avuto, dal punto di vista televisivo, un grande successo. Gli stadi sono vuoti, questo il limite attuale, ma sono sempre stadi che grazie alle imprese dei giocatori, pulsano comunque di vita. Sono stadi, sono partite, sono giocatori che ci mandano un chiaro messaggio di vitalità e di ripresa.
Ma parliamo di ciclismo. Si deve tornare a correre? Si, credo che il ciclismo non sia più pericoloso di quanto lo sia il calcio per i calciatori.
Si sta discutendo molto perché ovviamente ci sono sul tavolo opinioni diverse: c’è chi vorrebbe correre subito e magari anche tutti i giorni, c’è chi vorrebbe riprendere l’attività con molto giudizio riprendendo le corse nei tempi e nei modi dovuto e chi ritiene che sarebbe più opportuno ricominciare il prossimo anno.
Dove sto io? Io dico che da metà luglio si potrebbe ricominciare a correre.
Lo so, qualche piccolo rischio c’è ma cosa dobbiamo fare? Aspettare che i contagi si azzerino? Io credo che non si può aspettare ancora molto perché se non ripartiamo il prossimo anno avremo il 50% di squadre in meno. Sto parlando del nostro ciclismo giovanile. Ma la salute? La salute è la cosa più importante ma se tutti presteranno la massima attenzione i rischi saranno davvero ridotti ai minimi termini.
Ritornare alle corse significa riprenderci un aspetto della vita che per troppo tempo ci è mancato e per troppo tempo ci è sfuggito.
Del resto, lo dico proprio in fondo come utile e importante cosa, c’è una forza propulsiva di grande intensità che mi spinge ad essere favorevole alle riprese delle corse. E la volontà delle ragazze e dei ragazzi. Si, loro, i nostri giovani. Essi non vogliono tornare a fare altra cosa da quella che amano. Hanno una forza esplosiva che non può essere contenuta ancora per molto. Il loro è un grido che non si può non ascoltare”.