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Doping nel ciclismo: inchiesta rivela pratiche preoccupanti e rischi
photo @SprintCyclingAgency©2024

Doping nel ciclismo: inchiesta rivela pratiche preoccupanti e rischi


Un’inchiesta condotta in Francia ha messo in luce pratiche allarmanti riguardanti l’uso di prodotti medici nel ciclismo. Diverse squadre e corridori avrebbero accesso a medicinali e integratori per migliorare le prestazioni. Secondo la trasmissione di inchiesta della Cellule Investigation di Radio France, esisterebbe un utilizzo improprio di prodotti autorizzati, che verrebbero impiegati per alterare le competizioni.

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Un ciclista francese ha testimoniato riguardo a un mix di sostanze noto come “la bomba”. Questo mix include voltaren, paracetamolo e caffeina. Un altro corridore ha menzionato una “Magic Box” fornita dalla sua ex squadra, contenente caffeina, paracetamolo, teofillina e tiocolchicoside. Questi prodotti, sebbene legali, vengono utilizzati in modo non conforme, lasciando libertà di scelta ai corridori.

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Inoltre, il crescente utilizzo di chetoni è stato confermato da squadre come Decathlon-AG2R La Mondiale e Arkea B&B Hotels. Queste squadre affermano che alcuni corridori utilizzano i chetoni individualmente, ricevendo solo un supporto medico. Questo integratore è legale, ma è oggetto di studi per il suo potenziale impatto sulle prestazioni.

Un’altra pratica controversa è l’inalazione di monossido di carbonio tramite rebreather. Questa procedura, non considerata doping dalla Agenzia Mondiale Antidoping, è stata riconosciuta da diversi atleti. Tuttavia, l’agenzia sta monitorando l’uso e l’UCI ha dichiarato che non ci sono prove sufficienti per collegare il monossido di carbonio a miglioramenti significativi delle prestazioni.

Il macchinario utilizzato per sviluppare ipossia è stato progettato per pazienti in dialisi. L’ematologo Gérard Dine ha descritto l’uso di questa tecnologia come borderline. Anche se non è doping, viene considerato un uso improprio della biomedicina per migliorare le performance sportive.

Le microdosi di sostanze come l’EPO continuano a essere monitorate. Sebbene l’agenzia affermi di poter rilevare l’EPO, ci sono molte varianti sul mercato. Olivier Rabin, direttore scientifico dell’AMA, ha spiegato che non tutte le EPO generiche possono essere facilmente identificate.

Infine, il rischio di doping genetico è diventato più concreto negli ultimi anni. Secondo l’AMA, il doping genetico potrebbe comportare l’aggiunta di geni per stimolare la produzione di EPO o ormoni della crescita. Questa realtà solleva interrogativi etici e pratici nel mondo dello sport.

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A cura della redazione di Inbici News24
Copyright © Riproduzione Riservata Inbici Media Group

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Un Commento

  1. …poi, muoiono all’improvviso dando la colpa ai vaccini.

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