“Sapere che il Giro d’Italia parte dalla Sicilia è un orgoglio. Per noi, come squadra, la corsa rosa è l’obiettivo principale: Vini Zabù è uno sponsor siciliano, sarebbe un sogno vincere una tappa del Giro d’Italia che parte dalla Sicilia. Per questo motivo devo arrivare forte al campionato italiano, ma ancora più forte al Giro d’Italia”. Sono le parole di Giovanni Visconti, corridore della Vini Zabù-KTM, in una video intervista rilasciata ai microfoni di InBici Magazine.
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Il tre volte campione d’Italia spiega: “Il mio stato di forma, in questo momento, non è ottimale, ho una base decente per poter lavorare seriamente. Non ho fatto dei lavori specifici: la stagione è lunga, si arriva fino a novembre, quindi ai primi di agosto è necessario arrivare con una condizione decente e raggiungere il top prendendo parte alle prime gare del nuovo calendario. Anche per questa ragione ho chiesto di poter partecipare al Sibiu Tour, al fine di poter preparare il campionato italiano“.
Il primo obiettivo stagionale di Giovanni Visconti sarà quindi quello di cercare il poker tricolore, impresa molto difficile: “il quarto tricolore sarebbe un sogno, il problema è che sono sempre arrivato all’italiano con la condizione di forma del Giro d’Italia, che mi permetteva quasi sempre di fare una bella gara. Quest’anno è il contrario, perché l’italiano si disputa molto prima del Giro: spero di poterci arrivare in forma, forse non sarò al top, ma con il caldo riesco sempre ad ottenere dei buoni risultati. Non ho ancora studiato benissimo il finale del campionato italiano, mi sembra ci sia un po’ troppa pianura tra l’ultima salita e l’arrivo. Credo che il percorso sia adatto a Matteo Trentin o Sonny Colbrelli, corridori che se si staccano possono rientrare e fare la volata. Dovremo fare la corsa dura fin da subito per non permettere ai corridori più veloci di rientrare”.
Al sedicesimo anno di professionismo, Visconti ha visto il ciclismo cambiare molto nel corso degli ultimi anni. Come spiega nell’intervista a InBici Magazine, c’è molta più attenzione ai dettagli: “Sicuramente c’è meno spazio per l’improvvisazione, ma ritengo che in gara potrebbe non esserci bisogno di un misuratore di potenza. Penso che siano pochi i corridori che hanno la bravura di guardare i watt sprigionati e dire “adesso rallento per avere forza nel finale”. Se io mi mettessi a giudicare la forza espressa sui pedali in salita non potrei pensare di staccarmi e rientrare. Credo che sia bello vedere i watt dopo la gara, ma serve più improvvisazione. Io e il direttore sportivo Luca Scinto la pensiamo allo stesso modo, spesso per colpa dei watt molti corridori rendono di meno di ciò che potrebbero rendere. Spesso si dice: “già spingevo 400 watt”. Magari se non guardi il ciclocomputer ne potresti fare molti di più”.