Giulio Ciccone dopo aver realizzato il suo sogno di vincere una tappa e aver consolidato il suo primo posto nella classifica maglia azzurra, racconta la spettacolare giornata vissuta da protagonista: “Sicuramente è la giornata più felice della mia carriera, forse non la più dura, ma ne è valsa la pena. Il nervosismo nel finale era dovuto al fatto che Hirt aveva smesso di tirare. Per fortuna è andata per il meglio”.
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“Prima della discesa – continua il ciclista abruzzese – mi hanno passato una mantellina con le maniche lunghe e strette, avevo i guanti bagnati e per quel motivo non sono riuscito ad indossarla. L’ho gettata e ho usato un vecchio metodo, il giornale”.
Il mio obiettivo principale era vincere una tappa, poi la maglia come miglior scalatore. Ora dovrò stare vicino al mio capitano Mollema, anche se non escludo di andare ancora in fuga. Il Giro è lungo, vedremo!”.
Chi è il più forte in salita? “Da quel poco che ho visto, Carapaz ha dato la sensazione di esser il più forte in salita. Nibali secondo me è il più tranquillo in gruppo e sa bene come si vince un Giro. La lotta non è ancora finita
La mitica salita del Mortirolo. “Quando in televisione facevano vedere i professionisti transitare sul Mortirolo era emozionante per me. Passare per primo è stato molto importante perché è un’ascesa che ha fatto la storia del ciclismo. Vista la situazione meteorologica odierna è stato meglio non fare il Gavia; sarebbe stata una frazione certamente più spettacolare ma saremmo stati degli eroi”.
In conclusione due battute sulla Trek Segafredo che sembra molto attiva sul mercato. “In questo team mi trovo molto bene perché mi considerano un uomo squadra. Non mi fa paura aiutare anche gli altri e sicuramente non mi tiro indietro. La Trek crede già in me e questo mi fa molto piacere”.
da Ponte di Legno, Davide Pegurri per InBici Magazine