Dopo aver esaminato il 2019 delle prime sei squadre del World Tour, oggi analizziamo altre sei formazioni. Abbiamo deciso di seguire l’ordine alfabetico: seguirà poi una terza parte, nella quale completeremo le nostre opinioni sulle varie squadre.
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Ricordiamo che questi articoli raccolgono le opinioni dei nostri giornalisti, sulla base delle corse che abbiamo seguito nel corso dell’anno. Per rileggere la prima parte del nostro pagellone, è disponibile cliccando qui.
EF – Education First
Carlo Gugliotta: Senza dubbio, la vittoria più importante del 2019 per la squadra americana è stato il Giro delle Fiandre di Alberto Bettiol. per ciò che riguarda le classiche, è da segnalare anche il grande finale di stagione del canadese Michael Woods, che si è aggiudicato la Milano-Torino e ha chiuso quinto a Il Lombardia. Bene anche Seguito Higuita in prospettiva futura, mentre dispiace vedere come la sfortuna si sia accanita ancora una volta su Rigoberto Uran, che è riuscito, nonostante tutto, a fare un Tour de France abbastanza buono.
Davide Pegurri: Un 2019 sufficiente. La vittoria al Fiandre del nostro Alberto Bettiol sicuramente è stata la perla della stagione. Una vittoria sul pavé belga che sembrava presagire una grande annata. Nonostante ciò nei mesi successi, tralasciando la vittoria di Woods alla Milano-Torino, non vediamo mai la Education First in prima linea. Poco meno di una ventina di vittoria per un team che deve forse ancora trovare la sua identità e il modo per emergere nel mondo del World Tour. Buone le prestazioni di Sergio Higuita, la rivelazione della squadra americana.
Gianluca Santo: La vittoria al Giro delle Fiandre di Alberto Bettiol non può che essere l’highlight della stagione. Una prova corale di altissimo livello finalizzata dall’azzurro nel migliore dei modi. L’uomo più solido della squadra in questo momento resta Michael Woods, che nelle classiche vallonate è stabilmente tra i migliori al mondo, anche se gli è mancato l’acuto nelle monumento nonostante un ottimo finale di stagione. In ottica futura, ottimi segnali da Sergio Higuita e Daniel Martinez, coppia colombiana da tenere d’occhio. In casa Italia, un 2019 anonimo per Sacha Modolo, rimasto a secco di vittorie.
Riccardo Zucchi: La squadra americana ha chiuso la sua stagione con 17 successi. Quello più importante è sicuramente quello di Bettiol al Giro delle Fiandre, ma anche le vittorie di Martinez alla Nizza ed Higiuita alla Vuelta meritano di esser ricordate. Molto positiva soprattutto la stagione di Higuita che dopo esser arrivato nella seconda parte dell’anno ha ottenuto diversi importanti piazzamenti in tante delle corse alle quali ha partecipato. Grande sfortuna per Uran che dopo il settimo posto al Tour e stato costretto al ritiro alla Vuelta dopo una bruttissima caduta.
Groupama-FDJ
Carlo Gugliotta: Il rammarico più grande è il ritiro di Thibaut Pinot dal Tour de France alla terzultima tappa, in lacrime, per un banalissimo incidente nel dopo corsa il giorno precedente. Non sappiamo come sarebbe andata a finire, ma Thibaut avrebbe potuto tranquillamente ambire al podio finale di Parigi, e staremmo raccontando tutta un’altra storia. Per il 2020, sarebbe bello vedere la squadra al Giro con una formazione più competitiva di quella schierata quest’anno, che ha comunque raggiunto una vittoria di tappa.
Davide Pegurri: Un buon bottino per questa stagione appena trascorsa, eppure, eccezion fatta per la tappa al Giro e quella al Tour, nessun successo di assoluto prestigio. Quello che da più rammarico al team è certamente il ritiro al Tour de France di Pinot che per buona parte ha dato la sensazione di potersi giocare il podio finale a Parigi o persino il gradino più alto. Per lui la stagione finisce ancora a luglio, a solo due frazioni da Parigi. Logicamente l’annata della squadra francese non può che rispecchiare la sfortunata avventura del suo capitano e pertanto non sufficiente.
Gianluca Santo: Abbiamo ancora negli occhi il ritiro di Thibaut Pinot al Tour de France, quando si è dovuto arrendere da quinto in classifica e ancora in piena lotta per il podio alla 19a tappa. Lì, probabilmente, è cambiata la stagione della squadra, comunque sotto il par. Poche vittorie e di non di peso, con un successo di Démare al Giro e uno di Pinot al Tour de France (il Tourmalet) a spiccare. La formazione francese si consola con il salto di qualità di David Gaudu, atteso già dal 2020 alla conferma ad alti livelli.
Riccardo Zucchi: L’immagine chiave della stagione della squadra francese sono le lacrime di Pinot il 26 luglio. Quel Tour era l’obiettivo principale della stagione della Groupama con Pinot che stava lottando nel migliore dei modi per la vittoria finale prima del ritiro. Lo scalatore transalpino è stato comunque uno dei grandi protagonisti della stagione con diversi piazzamenti nella prima parte ed un Tour con due secondi posti di tappa e la splendida vittoria sul Tourmalet. Per il resto si poteva aspettare complessivamente qualcosa di più dal resto della squadra a partire da Démare che ha deluso nelle classiche del Nord e centrato solo cinque successi.
Lotto-Soudal
Carlo Gugliotta: Caleb Ewan ha dimostrato ancora una volta di essere un vero e proprio fenomeno delle volate, unico sprinter capace di aggiudicarsi più di una volata al Tour de France. Purtroppo, il rendimento di Tiesij Benoot è stato al do sotto di quello che ci si aspettava, però Tim Wellens e Thomas De Gendt hanno reso la formazione belga una delle squadre più combattive del circuito World Tour.
Davide Pegurri: Senza dubbio l’ingaggio di Caleb Ewan è stato azzeccato. L’australiano ha dato nuovo vigore al team belga portando dieci vittorie tra cui le tre tappe al Tour e le due al Giro. In opposizione, deludente il 2019 di Tjiesi Benoot, l’uomo di punta per le classiche che dopo aver vinto le Strade Bianche nella passata stagione avrebbe dovuto fare il salto definitivo e invece… Wellens e De Gendt si confermano i veri pilastri di questa squadra.
Gianluca Santo: Caleb Ewan è la stella della squadra e uno dei velocisti più forti al mondo. Due tappe al Giro e tre al Tour per l’australiano, arrivato anche secondo ad Amburgo e primo nella Classica di Bruxelles. Compiuti i 25 anni, può sbocciare definitivamente. Agli altri manca sempre qualcosa: Wellens e Benoot sono spesso competitivi ma raramente vincenti, gli altri degli onesti corridori da cui però è difficile attendersi il risultato di prestigio. Purtroppo la stagione è stata segnata dalla scomparsa al Giro di Polonia di Bjorg Lambrech, corridore di assoluto talento che nel trittico delle Ardenne aveva fatto vedere sprazzi di una carriera potenzialmente egregia.
Riccardo Zucchi: 2019 che sarà ricordato per la formazione belga soprattutto per la tragica morte di Lambrecht. Dal punto di vista prettamente sportivo invece stagione positiva grazie soprattutto a Ewan che si è confermato come uno dei migliori velocisti al mondo. L’australiano ha centrato dieci successi in stagione, imponendosi in due tappe del Giro e tre del Tour. Tour dove è arrivata anche una splendida vittoria di De Gendt, mentre Wellens è riuscito a centrare cinque vittorie durante l’arco della stagione.
Movistar Team
Carlo Gugliotta: Dopo una seconda parte di Campagna del Nord deludente (nessun acuto in Amstel, Freccia e Liegi), la squadra spagnola è riuscita a conquistare il Giro d’Italia realizzando un autentico capolavoro con Richard Carapaz. Peccato che al Tour, pur avendo schierato il trio delle meraviglie Landa-Quintana-Valverde, le cose siano andate davvero male, con il bottino di una vittoria di tappa per Nairo. Anche al Tour, la squadra spagnola non ha convinto. Ora è rimasto solo Valverde, chissà come andrà…
Davide Pegurri: Stagione sicuramente positiva ma è interessante vedere come la squadra, che a volte corre in maniera insensata, sia anche la squadra capace di vincere la classifica di miglior team in tutti e tre i Grandi Giri. Carapaz diventa eroe nazionale conquistando la Corsa Rosa, primo ecuadoregno nella storia, e Quintana per una volta fa il suo al Tour portando a casa una vittoria di tappa prestigiosa, pur andando contro i piani del team. Proprio per questo ritengo che in alcuni casi, con una condotta più ordinata, la Movistar avrebbe potuto ottenere maggior gloria. Il solito eterno Valverde. L’anno prossimo, perdendo validi elementi, la stagione si preannuncia tutta in salita.
Gianluca Santo: Un capitolo a parte. Carapaz vince il Giro d’Italia, al Tour de France si capisce poco e niente tra passaggi a vuoto, tattiche dubbie e gerarchie non definite tra Quintana e Valverde, con il colombiano destinato a lasciare il team. L’iridato 2018, in ogni caso, riesce a chiudere secondo alla Vuelta, mentre Quintana sembra per gran parte della stagione solo un parente di quello ammirato negli anni d’oro. Ritrovato anche un Mikel Landa quarto al Giro e sesto al Tour, anche se non è mai veramente stato in lotta per la vittoria. Il resto della squadra si vede poco e vince ancora meno. Con Carapaz, Quintana e Landa in uscita e un Valverde sempre più vicino al ritiro, il 2020 sarà un anno difficile e di passaggio, con problematiche diametralmente opposte rispetto all’abbondanza del 2019.
Riccardo Zucchi: Spesso criticata per alcune scelte tattiche la formazione spagnola è stata comunque una delle protagoniste della stagione. Basta pensare alla vittoria di Carapaz al Giro d’Italia, concluso da Landa ad otto secondi dal podio, ma anche al fatto di aver piazzato ben tre corridori nella Top10 sia al Tour che alla Vuelta. In tutti e tre i GT sono arrivate poi vittorie di tappa e la conquista della classifica a squadre a testimonianza di una squadra di buon livello. Chiaro che ad inizio stagione forse ci si aspettava qualcosa in più da Landa, Valverde e Quintana, ma il bilancio non può essere così negativo come spesso dipinto.
Team Dimension Data for Qhubeka
Carlo Gugliotta: Il potenziale ci sarebbe anche per questa squadra, perché se hai in organico Cavendish, Boasson Hagen, Bak, Nizzolo e Valgren, qualcosa vorrà pur dire. Invece il bottino è veramente magro: si salva Giacomo Nizzolo, che ha cercato in tutti i modi di conquistare una tappa al Giro d’Italia, senza riuscirci.
Davide Pegurri: Una stagione disastrosa. Non c’è molto da dire su questa squadra che non riesce nemmeno a andare in doppia cifra di vittorie. Edvald Boasson Hagen e l’italiano Giacomo Nizzolo gli unici a portare qualche gioia al team africano. Mark Cavendish desaparecido. Forse i dirigenti del team non hanno avuto le idee chiare o forse si stanno chiedendo ancora come si scrive il nome del loro ciclista neo campione eritreo. Per la cronaca Ghebreigzabhier!
Gianluca Santo: La loro presenza nel World Tour, dal punto di vista sportivo, è quasi ingiustificata. Il prime di Cavendish è ormai lontano, mentre Giacomo Nizzolo fatica a dare continuità ai risultati, con tre vittorie in stagione senza mai lasciare il segno su palcoscenici importanti. Si salva Boasson Hagen, mentre Michael Valgren non si è nemmeno avvicinato ai livelli del 2018 in Astana. Rimandati, ma per quanto?
Riccardo Zucchi: Sette vittorie di cui una sola in una corsa WT. Bastano questi numeri per analizzare la stagione molto sotto le aspettative della squadra sudafricana. Si salvano veramente pochi corridori nel bilancio stagionale con tanti capitani che hanno reso molto meno di quanto si sperava. Anche i giovani nel roster non riescono a lasciare il segno se si escludono Ghebreigzabhier e Gibbons che centrano qualche discreto piazzamento.
Mitchelton-Scott
Carlo Gugliotta: Sicuramente è stata un’ottima stagione per la squadra australiana, che ha lasciato il segno sia al Giro d’Italia con Chaves che al Tour de France con Trentin, quest’ultimo autore di una stagione davvero ottima. E’ molto bello vedere anche la crescita di un giovane promettente come Edoardo Affini. Un peccato che i gemelli Yates non siano riusciti a confermarsi sui livelli delle passate stagioni.
Davide Pegurri: Buona annata per la squadra australiana che porta a casa ben 35 vittorie. Faro di questo team sicuramente sono i gemelli Yates che regalano parecchi trionfi, tra cui le due tappe al Tour de France di Simon. Nonostante ciò non possiamo ritenere per loro due, considerando quanto di buono promettevano, soddisfacente l’annata. Trentin, Impey e Chaves contribuiscono alla stagione positiva portando a casa tappe al Tour, al Giro e altre vittorie. La Mitchelton ha anche il merito di valorizzare ogni anno qualche giovane, questo 2019 è toccato all’italiano Edoardo Affini che ha centrato già il primo successo da professionista.
Gianluca Santo: I gemelli Yates sono una garanzia di piazzamenti e vittorie durante l’anno, anche se nel 2019 hanno clamorosamente fallito i gradi giri. Prima Simon al Giro, dove si è comunque difeso con un ottavo posto finale e qualche piazzamento, poi Adam in un Tour de France anonimo dall’inizio alla fine. Stagione di altissimo livello, invece, per Matteo Trentin: vincente nei primi mesi dell’anno, sempre in lotta con i migliori nelle classiche, vincente al Tour con una tappa e battagliero contro Van der Poel al Tour of Britain. È mancato l’oro mondiale, sognato fino agli ultimi 100 metri. Promosso, così come una squadra sempre nelle posizioni che contano anche con i vari Impey, Haig, Nieve e un Chaves che ha dato dei buoni segnali.
Riccardo Zucchi: Numeri alla mano la stagione della Mitchelton-Scott è stata buona con ben 35 vittorie. Analizzando però in dettaglio l’andamento emerge un po’ di delusione da parte dei fratelli Yates. Simon delude al Giro chiudendolo all’ottavo posto, riscattandosi però al Tour dove senza ambizioni di classifica centra due belle vittorie. Adam invece dopo una bella prima parte di stagione crolla al Tour dove partiva come capitano. Proprio al Tour centra una bella vittoria di tappa Trentin dopo aver centrato diversi piazzamenti nelle classiche della prima parte dell’anno.