C’è sicuramente la mano del commissario tecnico Thomas Voeckler sulla vittoria di Julian Alaphilippe ai mondiali di Imola 2020. Vi ricordate di lui? Voeckler è stato uno dei corridori più amati dai transalpini, lui che faceva impazzire il pubblico per le teatrali smorfie di fatica durante le tappe. E anche per i calzini molto appariscenti che era solito indossare.
11 giorni in maglia gialla nel 2011, prima di cedere allo strapotere di Cadel Evans e dei fratelli Schleck in quell’edizione del Tour de France, Voeckler è attualmente il commissario tecnico della nazionale francese. Julian Alaphilippe, sotto la sua guida, ha riportato oltralpe la maglia iridata 23 anni dopo il trionfo di Laurent Brochard. Noi italiani ci lamentiamo che non vinciamo un mondiale da 12 anni: i francesi hanno dovuto avere molta più pazienza.
Alaphilippe è uno dei corridori più forti al mondo nelle classiche di un giorno: l’anno scorso è stato autore di una stagione eccezionale e a momenti si portava a casa la maglia gialla finale del Tour, ma il suo terreno principale sono le classiche. E anche quest’anno non ci è andato lontano: salire sul podio della Strade Bianche e della Milano-Sanremo è sicuramente un ottimo risultato considerando anche che è stato un periodo molto difficile per lui, vista la morte del padre avvenuta lo scorso giugno.
Poi è arrivato il Tour de France, corso in maniera strana, passatemi il termine: perché il buon Julian prima si prende la maglia gialla nella seconda tappa a Nizza, poi la perde clamorosamente per via di un rifornimento irregolare a 15 km dal traguardo, quando l’ultimo rifornimento deve essere entro i 20 km dall’arrivo. Poi tutta una serie di fughe continue, alcune delle quali anche immotivate sulla carta, visto che non avrebbero potuto portare a delle vittorie di tappa. E invece è proprio in quelle azioni difficili da decifrare che Alaphilippe ha costruito il suo mondiale.
La pietra miliare l’ha posta nel giorno in cui ha perso la maglia gialla, perché dopo la vittoria iridata ha spiegato che proprio in quel momento ha deciso di puntare tutto sul mondiale. Poi, nei giorni seguenti, ha “sfruttato” il Tour de France per presentarsi al via della rassegna iridata di Imola al 100%.
Qui subentra la figura di Thomas Voeckler. Perché quando un corridore francese decide di fare una mossa del genere, tralasciando ogni velleità di vittoria al Tour de France, c’è bisogno di una squadra importante in suo supporto. Voeckler ha fatto delle scelte molto particolari: sulla carta, al fianco di Alaphilippe, non c’è stato uno squadrone, ma tanti uomini in grado di lavorare molto bene.
Il CT francese ha infatti deciso di non puntare su due corridori fortissimi come Romain Bardet, Thibaut Pinot, Pierre Rolland e Warren Barguil, solo per citarne quattro tra i più forti. Ha bensì deciso di puntare sulla grinta di Guillaume Martin, una delle rivelazioni dell’ultimo Tour de France; sull’infaticabile energia di Nans Peters, gregario capace di vincere sia al Giro che al Tour. Anche Rudy Molard e Julien Bernard sono due corridori abituati a svolgere compiti di fatica. Insomma, un’unica stella al via e tanti gregari in ottima forma.
Alaphilippe è uno dei corridori più forti al mondo nella gara secca, ma è stato necessario metterlo in condizione di esprimersi al meglio per poter vincere. In questo, Thomas Voeckler ha vinto la sua personale sfida. La sua nazionale è stata tatticamente perfetta e il suo leader ha ottenuto una vittoria che non ammette obiezioni. Dopo aver conosciuto meglio un corridore come Mads Pedersen, la maglia con l’iride passa a un corridore già molto affermato, e che potrà continuare ad indossarla lungo questa stagione così particolare.