Fabio Jakobsen torna a parlare, ed è una bellissima notizia per tutti, visto che il corridore della Deceuninck-QuickStep è rimasto coinvolto in una disastrosa caduta lo scorso 5 agosto, al termine della prima tappa del Tour de Pologne. In un primo momento si è temuto anche per la propria vita, ma quest’oggi, a distanza di 13 giorni dall’incidente, il corridore è tornato a rivolgersi al pubblico attraverso una lettera riportata sul sito della squadra, che vi proponiamo di seguito.
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Sono trascorse due settimane dal mio incidente in Polonia. I medici e gli infermieri al traguardo di Katowice mi hanno salvato la vita, cosa di cui sono estremamente grato. Ho trascorso una settimana nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale St. Barbara di Sosnowiec. Qui mi hanno subito operato per cinque ore e mi hanno dato la possibilità di vivere. Per questo ringrazio tutti i dipendenti di questo ospedale.
È stato un periodo difficile e buio per me in terapia intensiva, dove avevo paura di non sopravvivere. Grazie all’organizzazione del Tour de Pologne e al mio team Deceuninck – Quick-Step, la mia famiglia è stata in grado di starmi vicino, il che mi ha dato molta forza.
Mercoledì scorso sono stato trasferito al Centro medico dell’Università di Leida. Passo dopo passo posso iniziare a vivere in modo più indipendente. Attualmente sono a casa, dove le ferite al viso e le ferite possono continuare a guarire. Inoltre, nei prossimi mesi devo riposare molto a causa di una grave commozione cerebrale. Nelle prossime settimane e mesi, mi sottoporrò a molteplici interventi chirurgici e trattamenti per riparare le lesioni facciali.
Con la presente, voglio far sapere a tutti che sono molto grato di essere ancora vivo. Tutti i messaggi e le parole di sostegno mi hanno dato una forza straordinaria. Passo dopo passo posso guardare lentamente al futuro e combatterò per riprendermi.
In particolare vorrei ringraziare il dottor Rafael, che era il mio chirurgo in Polonia, il dottor Vanmol, che era presente come medico di squadra in Polonia, Patrick Lefevere, che ha permesso alla mia famiglia e ad Agata Lang di viaggiare per la Polonia.
Fabio