Grande conoscitore di ciclismo, scopritore di talenti eccelso, a lui devono le fortune molti talenti del nostro pedale, il signore in questione è Gianni Savio volto dell’Androni – Sidermec, con cui abbiamo fatto una chiacchierata su tutto quello che ruota attorno al mondo del pedale, con un occhio al mercato e al… SudAmerica.
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Gianni Savio, un giudizio sulla stagione della sua squadra?
“E’ soddisfacente abbiamo vinto tredici corse, tutte del calendario UCI. Con questi tredici successi abbiamo conquistato il secondo posto nella categoria professional, siamo stati preceduti solo dalla Apecin – Fenix di Van der Poel. Siamo vice campioni d’Italia nella Ciclismo Cup e siamo la prima squadra professional, dietro solo alla UAE di categoria World Tour.
Siamo saliti due volte sul podio finale al Giro, con Simon Pellaud vincitore della classifica dei traguardi volanti e con il neo professionista Mattia Bais vincitore della classifica dei chilometri in fuga, il nostro obiettivo a inizio Giro era quello di vincere almeno una delle due classifiche, siamo riusciti a vincerle entrambe e ciò ci soddisfa molto. Come è nostra abitudine, abbiamo interpretato il Giro andando sempre all’attacco non solo per i nostri sponsor, ai quali abbiamo offerto una gratificazione pubblicitaria, ma anche perchè, attaccando, potevamo arrivare alla vittoria come è accaduto lo scorso anno a San Giovanni Rotondo con Masnada, quest’anno abbiamo fatto due sesti posti con Pellaud e Ravanelli. Noi come squadra professional abbiamo un budget molto ridotto, contro altre squadre con corridori, ingaggi maggiori e budget estremamente più alti dei nostri, la differenza sta tutta qui nel compenso degli atleti. Noi dobbiamo sempre cercare di inventarci qualcosa in corsa per anticipare le grandi squadre”.
Come giudica il mercato svolto dalla sua squadra? Vi hanno accostato il nome di Aru, come è andata la trattativa se c’è stata realmente?
“Una vera trattativa con lui non c’è mai stata. Ho parlato con lui ed ha apprezzato molto la mia posizione riservata, a differenza di altri che hanno esternato i contatti avuti con lui, (parlo di squadre professional con una dimensione come la nostra). Ad Aru ho detto che la nostra era la realtà giusta per rilanciarlo come è accaduto con altri corridori che ho avuto in passato, ma che per far accadere questo dovevamo rivedere il suo compenso trovando sponsor di peso, come Androni e Sidermec che sono assolutamente importanti per noi, per persone molto serie, grandi appassionati ma non erogano i milioni necessari per allestire una squadra con compensi come il suo, lui deve necessariamente ridimensionare le sue pretese, fermo restando che lui ha un palmares tale da meritare una squadra che possa mettergli a disposizione un contratto che rispecchi il suo passato, oltre ad un team che lo faccia rendere al meglio, che non sia impostata solo sui giovani come lo siamo noi.
Dissi subito a lui che se fossimo rimasti con Androni – Sidermec non avremmo avuto le disponibilità per iniziare una trattativa e una volta chiusa quest’ultima con i due sponsor, é stato informato della non possibilità di cambiare dimensione e quindi di iniziare una trattativa con lui. Io lavoro sempre con Marco Bellini (Responsabile marcheting e sponsor) abbiamo avuto contatti con grandi aziende e se si fosse concretizzata questa trattativa mi sarebbe piaciuto rilanciare Aru. E’ giusto che lui abbia un compenso consono ad un atleta del suo palmares, è difficile che lui possa avere, ad oggi, un contratto ancora così ricco. Può trovare, magari, una formula fatta con una parte fissa e ricchi bonus come avremmo voluto fare noi. Lui ha detto a Gianpiero Foletti di aver apprezzato la conversazione che ha avuto con me, in quanto sono stato molto chiaro e trasparente mantenendo però lo stretto riserbo. Sono molto soddisfatto del mercato, è stato fatto coerentemente con il progetto giovani iniziato tre anni fa, un progetto che in tre anni ha lanciato nel World Tour sei corridori come Ballerini, Egan Bernal, Sosa, Vendrame, Cattaneo e Masnada, quindi il nostro progetto giovani continua. Sono convinto di lanciare tra i pro grandi talenti, uno è giovanissimo di appena 18 anni ed ha appena firmato quattro anni di contratto, è seguito da un procuratore importante come Giuseppe Acquadro che rappresenta anche Quintana, Bernal, Uran, Sosa e Henao.
Ho grandi contatti in Colombia,sono l’unico Commissario tecnico ad aver conquistato un titolo iridato tra i professionisti, ad aver vinto l’oro a Zolder da Botero a cronometro, ho un amico fraterno come Hector Urrego direttore ciclismo di Radio Cadena National de Colombia. Santiago Umba è giovane ma sono convinto che farà parlare di sé, noi vogliamo farlo crescere gradualmente ma sono convinto possa fare molto bene. C’è una scommessa come l’ex fondista, è stato ai Giochi olimpici di Sci alpino, poi ha iniziato ad andare in bici ma Marti Vigo è uno scalatore che considero di talento, poi c’è Leonardo Marchiori che avrei voluto portare a fare delle corse già a Gennaio ma avendo contratto il virus ciò non è possibile. Diciamo che trovare giovani ragazzi da lanciare è la mia grande passione e credo che, in carriera, qualche talento l’ho scovato”.
Un nuovo talento sudamericano portato in Italia da lei: ci descrive Santiago Umba, cosa l’ha convinta a puntare su di lui?
“Le referenze che ho avuto me ne hanno parlato in maniera entusiasta. Umba vive nella regione di Quintana ed è stato lui a dire che ha un grande talento. Anche lo stesso Urrego mi ha detto che è un ragazzo che tiene bene in salita ed è veloce; poi c’è anche il lato dell’intuizione, delle sensazioni che ti portano a scegliere i corridori”
Lei è nel ciclismo da tanti anni: cosa ne pensa dell’evoluzione di questo sport?
“Il ciclismo è migliorato sotto il profilo organizzativo, logistico, tecnico. Basta vedere il parco auto, i pullman delle squadre che un tempo quando ho iniziato e quando ho continuato non esistevano, le biciclette hanno raggiunto un livello tecnologico molto elevato contribuendo alla crescita dei corridori. Oggi i ciclisti sono tirati come corde di violino perchè vengono seguiti dai nutrizionisti. Nel 2005 è stato introdotto il Pro Tour che l’allora presidente Verbruggen ha presentato come una svolta epocale ma io dissi a lui che lo era, ma in negativo perchè comunque tutte le migliorie che ho elencato ci sarebbero state anche senza quello che adesso è il World Tour; oggi il ciclismo è diventato soprattutto business.
Non sono un fautore delle piccole squadre, io ho sempre avuto medie squadre con cui mi sono tolto grandi soddisfazioni. Riconosco il valore e la funzione delle grandi squadre ma non delle presunte grandi squadre. Oggi il ciclismo è un grande business che non consente 19 squadre World Tour, ma potrebbe arrivare a 15, perchè mancano i corridori. Ma lo si vede alle corse, fatta eccezione per Tour che è il terzo evento sportivo mondiale ed il paradiso ciclistico di tutti, poi però vediamo queste presunte grandi squadre, grandi solo nel budget, fare le comparse a Giro e Vuelta. Avevo fatto una statistica anni fa, ma mi sono fermato per non combattere contro i mulini a vento, allora c’erano squadre che non avevano mai piazzato un corridore nei primi cinque, forse una squadra ne aveva piazzato uno nei top ten, che per il budget che avevano non è nulla.
Si vedevano corridori al foglio firma che non avevano entusiasmo perchè erano corridori delle seconde, terze squadre delle presunte “ grandi” che facevano la corsa solo per allenarsi e questo ha iniziato a creare scompensi. Nell’ultimo Giro ad esempio ho trovato sbagliatissimo lo sciopero di Morbegno, i nostri corridori erano schierati al via, le proteste sono nate dalle grandi squadre che ritenevano di potersi arrogare il diritto di prendere decisioni assolutamente antisportive perchè si considerano una sorta di oligarchia.
Io non sono un fautore delle piccole squadre e con Marco Bellini stiamo lavorando per arrivare ad un budget che ci faccia fare un salto qualitativo per entrare nel World Tour, ma anche entrandoci non cambierò la mia idea è cioè che è negativo e controproducente per il ciclismo, perchè si toglie spazio a squadre italiane e spagnole ma meno per le francesi perchè al Tour vanno tutte. Le squadre Professional interpretano le corse con uno spirito diverso con più entusiasmo e che per un motivo meramente finanziario si nega spazio a queste squadre: è ingiusto”
Tra i tanti talenti scoperti da lei, chi è quello che l’ha sorpresa maggiormente in positivo? Mentre da qualcuno si aspettava di più?
“Josè Ruano l’ho incontrato al Tour de San Juan quest’anno, correva nella nazionale venezuelana l’ho incontrato e mi ha detto che avevo ragione e che aveva sbagliato, era un grandissimo talento che poteva fare benissimo purtroppo al grande talento faceva riscontro una mentalità non propriamente da atleta e la bici da questo punto di vista non concede repliche. Ho lanciato Leonardo Sierra che vinse anche una tappa al Giro.
In tutti gli sport tanti ragazzi che iniziano ad affermarsi ed ad avere dei soldi, quando iniziano ad avere una certa disponibilità economica perdono la testa. Mentre in positivo penso a Bernal che ho lanciato a 19 anni, la prima corsa che ha fatto al Tour de Mediterranèe ci fu un circuito molto duro a Bordighera, lui arrivò nella top ten e io dissi ad alcuni giornalisti: -Segnatevi questo nome perchè arriverà sul podio del Tour’ – ed ho indovinato. Bernal a 19 anni aveva già un equilibrio psico-fisico di un atleta di trenta”
In conclusione le chiedo: che annata si aspetta per la stagione 2021?
“Mi auguro possa essere una stagione normale, speriamo arrivi presto il vaccino che potrà liberarci dalla pandemia. Mi aspetto di poter valorizzare questi giovani talenti e di poter raggiungere i grandi traguardi che abbiamo sempre raggiunto. Abbiamo un mix di esperienza e gioventù importanti, mi aspetto molto da Pellaud che non è vecchio ma ha già una grande esperienza così come Santiago Sepulveda un argentino di talento, non abbiamo nessun corridore over 30, sono ragazzi che possono far acquisire esperienza agli altri più giovani”
a cura di M. M. – Copyright © iNBiCi magazine