Lo abbiamo già scritto più di una settimana fa, e ora lo ribadiamo: il ciclismo post quarantena è diventato uno sport estremo. Non è mai stato uno sport completamente sicuro, perché l’incidente è sempre dietro l’angolo, ma dentro di noi continua ad albergare il dubbio che la stagione 2020 sia stata organizzata davvero troppo in fretta, e che quindi ci possano essere dei clamorosi errori nella messa in sicurezza dei percorsi.
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In questi giorni stiamo assistendo ad una delle grandi concomitanze della stagione, quella del Tour de France con la Tirreno-Adriatico. Purtroppo ieri, alla Corsa dei Due Mari, c’è stato un leggero restringimento di carreggiata a 50 metri dall’arrivo, proprio sul lato dove è spuntato fuori Pascal Ackermann, vincitore di tappa.
Al Tour de France continua a dilagare il pericolo Covid-19, con le poche mascherine e il tanto pubblico che vediamo lungo le strade. Ma al di là del Coronavirus, il problema riguarda anche la sicurezza: anche oggi ci sono state molte cadute nella tappa delle due isole, in particolare sugli spartitraffico centrali. Purtroppo non è facile andare in bici sulle strade del Nord Europa, e in questo caso si correva di fronte all’Oceano Atlantico: vento e spartitraffico segnalati non troppo bene hanno fatto la differenza.
Purtroppo, di questo, non possiamo neanche dare tutta la colpa degli organizzatori, che stanno mettendo in piedi delle corse troppo importanti per poter essere organizzate in pochissimi giorni. Un problema che l’UCI non aveva previsto, probabilmente perché ci si nasconde dietro alla frase che sentiamo di continuo in questo periodo: “pensiamo a correre e non a lamentarci”. Ma come è possibile ignorare la sicurezza?