NIZZA – Anche Domenico Pozzovivo è finito a terra nella tappa di ieri. Il corridore della NTT Pro Cycling sta prendendo parte al Tour de France nonostante non si sia completamente ripreso dal terribile incidente del 12 agosto 2019, quando è stato investito mentre si stava allenando sulle strade di casa.
Il corridore lucano sta affrontando la corsa francese con placche e viti alle braccia, che gli impediscono di avere una posizione naturale in bicicletta. “Sono un osso duro . aveva dichiarato Pozzovivo a La Gazzetta dello Sport prima della partenza del Tour – una persona molto resiliente e tenace. Il fisico rispecchia il carattere. Il modo in cui il corpo reagisce riflette la mia personalità. Il braccio sinistro non ha l’agilità nei movimenti di prima. A seconda del meteo, o su certe strade dissestate, ho fastidio. La spinta della gamba destra – ho fatto l’ultima operazione a maggio – non è ancora simmetrica”.
Sui social network, Pozzovivo ha però spiegato i motivi della caduta nella prima tappa del Tour de France: “Grazie allo spettatore che, pensando bene di farsi un selfie, mi ha centrato sul casco facendo cadere me e altri 20 corridori (a più di 50 km/h) e distruggendo di nuovo il mio gomito”. Questa è la descrizione dell’incidente avvenuto ieri a Nizza.
L’incidente a Pozzovivo pone anche un altro problema: si può davvero mantenere la “bolla” voluta dall’UCI per proteggere i corridori da possibili casi di Covid-19, oppure è pura utopia? Il Tour de France è lungo e non tutte le persone si tengono a distanza dal gruppo: sicuramente è facile controllare nelle zone di partenza e arrivo, ma è molto più difficile quando ci sono delle cadute o allenamenti in zone non transennate.
Articolo a cura di Carlo Gugliotta, inviato al Tour de France per InBici Magazine