Li incrociamo in autogrill a Piacenza con il pulmino e l’ammiraglia. Ai mezzi del team Gazprom, in seguito alla guerra in Ucraina, sono state tolte preventivamente tutte le scritte.
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A guidare la squadra verso Laigueglia è il direttore sportivo Dimitry Konishev, un volto e un nome molto conosciuto in Italia.
“Dima” – il soprannome con il quale tutti lo conoscono – lo ricordo ad un trofeo Melinda, quando, nel 1988 al primo anno tra i professionisti, in maglia Alfalum, al termine della kermesse, si spazzolò tutto quanto c’era sul tavolo del buffet.
Me lo ricordo come fosse ieri e gli chiesi: “Dima, come fai a mangiare tutto questo?”. La sua risposta arrivò immediata: “In Unione sovietica abbiamo patito tanta fame”.
1988, Giro del Veneto dei dilettanti. Arriva la nazionale della CCP. Unione repubbliche sovietiche. In mezzo c’è un po’ di tutto. Russi, ucraini, lettoni, moldavi, estoni. Ma noi ai quei tempi non ne conoscevamo la provenienza. Per noi erano tutti sovietici.
Per i giornalisti erano inavvicinabili. C’era il colonnello, che era anche commissario tecnico. Erano tutti militari.
In corsa, ricordo, tirarono fuori dalle tasche le banane. E dopo essersi mangiate le banane… mangiarono anche le bucce. Era fame, paura, e quando venivano in Italia a correre, per loro era come entrare in paradiso.
Avevano tutti le stesse fattezze, ucraini, russi, moldavi, erano tutti biondi occhi azzurri e sguardo triste. Lo sport era un modo per uscire dall’inferno del comunismo sovietico. Erano soldati ma soprattutto atleti. Come lo sono anche ora, ma divisi da una guerra assurda.
In autogrill hanno poca voglia di parlare. Tra loro c’è anche il veronese Alessandro Fedeli. Per lui un’ottima partenza di stagione. Dima mi fa segno: “Ci si vede a Laigueglia”.
Tutti salutano il direttore sportivo russo, come sempre, perché tra tecnici non è cambiato nulla. Anche Daniele Bennati, il nuovo commissario della nazionale italiana, si avvicina per stringergli la mano e avere notizie: “Lo sport è sport, siamo tutti amici. Speriamo che questa drammatica situazione termini presto. Abbiamo avuto due anni di pandemia. Si sperava di ripartire normalmente ed ora ci si mette di mezzo questa follia…”.
Dima preferisce non esprimersi: “Attendiamo notizie dalla Uci per capire quale sarà il nostro destino. Mi sembra impossibile che si sia ricaduti in una situazione simile”.
Konishev ha un figlio che corre tra i professionisti. E’ nato in Italia, la sua nazionalità è italiana e più volte ha corso in maglia azzurra. Nello sport siamo tutti fratelli. Le Olimpiadi sono state create per questo motivo. Per sospendere le guerre, per dare voce al gesto atletico.
Nel frattempo arriva la notizia che l’Uci ha estromesso la Gazprom e i team russi dalle competizioni internazionali e dal calendario Uci, così come alcuni partner dei vari team hanno bloccato le sponsorizzazioni. La guerra è guerra, ma a quei sette corridori italiani all’interno della Gazprom che ora si trovano senza squadra che cosa accadrà? Che cosa pensa di fare l’Uci?
a cura di Tina Ruggeri – Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata