Peter Sagan si accinge ad affrontare il suo undicesimo anno da professionista. A 30 anni, è ormai tempo di fare un primo bilancio sulla sua carriera, dagli inizi con la Liquigas fino ad oggi. “Con il mio stile, non penso di poter continuare ad essere professionista fino a 40 anni. Non mi rimangono molti anni. Ma è più motivante che spaventoso, perché ti rendi conto che finirà presto, quindi devi goderti questi momenti”.
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Nel 2020, Sagan affronterà le classiche del nord, il Giro d’Italia e il Tour de France: “E’ sempre molto difficile, devi essere sempre al top della condizione. Non so quando smetterò di correre, dipenderà da come mi sento. Se capisco di non riuscire ad andare più avanti, allora sarà il momento di smettere”. Nel frattempo, lo slovacco, tre volte campione del mondo, vincitore di un Giro delle Fiandre e di una Parigi-Roubaix, è legato alla Bora-hansgrohe da un contratto di due anni.
Nonostante il percorso dei Giochi Olimpici sia molto difficile, Sagan vuole provare ad affrontare la prova su strada, vinta da Greg Van Avermaet a Rio 2016. In quella stagione, Sagan decise di non fare la prova su strada per concentrarsi sul cross country. “E’ un percorso molto difficile, ma alle Olimpiadi può succedere di tutto. Quando devi preparare un appuntamento così, non puoi prendere la mountain bike solo per pochi giorni all’anno. Ho scelto di correre solo su strada tanti anni fa, e credo sia stata la scelta più giusta per me”.
A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine