“Il bonus bicicletta? Un errore figlio dell’incompetenza”. L’avvocato Gianluca Santilli, l’inventore italiano della bike-economy (fu il primo nel 2016 a coniare il neologismo) non si lascia suggestionare dall’apparenza dei numeri che, come riportava ieri Il Sole 24 Ore, parlano con enfasi di “tempi d’oro” per l’industria della bici con due milioni di pezzi venduti nel 2020 (già +20%): “I dati sono quelli – dice – ma se dai il bonus ad un settore che avrà bisogno di oltre un anno per evadere gli ordini dovrebbe venirci il sospetto che forse a quel comparto l’incentivo non serviva”.
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Santilli parla di un voucher “tanto inutile quanto pasticciato, sfociato in un click day tragicomico, gestito da due ministeri senza alcun coordinamento e forse privi delle necessarie competenze”.
Secondo il presidente dell’Osservatorio Bikeconomy “quei 200 milioni dovevano essere più realisticamente destinati alla mobilità smart nelle città e alla sicurezza degli spostamenti. Guarda caso, proprio i due ambiti la cui carenza ha generato, come era prevedibile, contagi e chiusure delle scuole nella seconda ondata pandemica. Il problema è che il bonus è andato a favore dell’acquisto di bici anche per un uso totalmente diverso da quello cittadino, premiando un comparto che obiettivamente non ne aveva bisogno, visto che – ribadisce – gli ordini saranno smaltiti in un anno”.
Santilli esprime tutto il suo rammarico per “un’occasione persa” perché – sottolinea – “il tema mobilità smart, centrale in tutte le città del mondo, è ancora assente dal dibattito governativo e politico italiano”. Insomma, un “bonus figlio dell’incompetenza. Perché negli uffici ministeriali, benché via sia una sensibilità certamente maggiore rispetto al passato, mancano ancora le necessarie competenze. Non a caso, l’osservatorio sulla Bikeconomy altro non è che un meccanismo che dev’essere sfruttato per acquisire dati e informazioni su questo argomento. Rispetto a tre anni fa abbiamo sicuramente fatto passi avanti, ma siamo ancora ad uno stadio embrionale e dunque non si può pretendere che, in una fase pionieristica, si abbiano a disposizione tutti i dati e tutte le conoscenze”.
E il discorso scivola inevitabilmente sull’endemica mancanza di formatori, l’ostacolo più evidente per la creazione di posti di lavoro nel fiorente settore della sostenibilità: “Tra i miei partner – spiega Santilli – c’è, ad esempio, l’Ambasciata Olandese. Ebbene, è triste sottolinearlo, ma molte aziende dei Paesi Bassi non riescono ad assumere in Italia specialisti del settore perché semplicemente non esistono. Tant’è che, come Osservatorio, stiamo pensando noi di fare formazione. Il problema è che se tu oggi cerchi al Ministero dei Trasporti un esperto di piani urbani di mobilità sostenibile non lo trovi. Perché i funzionari hanno una cultura prevalentemente auto-centrica e dunque, a parte qualche volenteroso autodidatta, non sono in grado di improvvisare piani alternativi. Ancora oggi, a fronte di una sensibilità certamente cresciuta sui temi della sostenibilità, gli uffici ragionano su schemi antichi, quelli secondo cui, togliendo ad esempio i parcheggi, si creano disagi letali alla rete commerciale. E invece io posso dimostrare con il supporto dei numeri che non è così. Anzi, posso dimostrare che è esattamente il contrario”.
Dunque, secondo Santilli, si deve partire da una “campagna di informazione e di formazione che generi un nuovo approccio culturale su questi temi. Perché solo così – dice – si possono creare nuovi posti di lavoro anche nei territori”.
Tuttavia, al di là della grave crisi economica, il Covid per il mondo della bikeconomy sta rappresentando, paradossalmente, un’opportunità storica: “L’emergenza pandemica – prosegue Santilli – ha indubbiamente favorito il consolidamento di una coscienza ambientale che nel nostro paese avanzava a ritmi troppo blandi. Oggi invece, se non hai un approccio concreto sulla sostenibilità e la digitalizzazione, rischi di essere estromesso dalle logiche del mercato. Non a caso, lo stesso recovery found prevede che ogni progetto, per essere finanziato, debba avere una sostenibilità di almeno il 20%. Il mondo si sta adeguando e le aziende non sostenibili, in molti casi, sono già tagliate fuori dai cicli finanziari”.
“La pandemia ha portato al centro dell’economia mondiale il tema universale della sostenibilità – aggiunge ancora l’avvocato romano – facendo capire che, al di là della sua valenza etica, la sostenibilità è anche e soprattutto un business che può andare ben oltre i proclami di Greta Thunberg. Il Covid, ad esempio, ha dimostrato che le zone più inquinate sono quelle in cui la pandemia ha colpito in maniera più dura. E questo ci ha obbligato a riflettere sui temi della sostenibilità in termini più concreti”.
Parola d’ordine, dunque, investire sulla sostenibilità e la digitalizzazione, due comparti altamente connessi, come si evince dalla sua app innovativa premiata dal Ministero del Turismo su 400 progetti (“segno di un fermento progettuale che certamente induce all’ottimismo”, precisa Santilli).
“Quella della sostenibilità – spiega – oggi è una strada pressoché obbligata per molte aziende che devono cambiare radicalmente il loro approccio nei rapporti con i dipendenti, nella gestione dei cicli produttivi e nell’attenzione verso il prodotto. Chi si adegua al più presto avrà un futuro, gli altri saranno naturalmente messi ai margini del mercato”.
Infine, l’emergenza pandemica, secondo Santilli, finirà per dare una mano anche al settore del cicloturismo: “Oggi è cresciuta la sensibilità verso la salute e la prevenzione e dunque spostarsi in bicicletta è diventato un punto centrale nei nuovi stili di vita. Quando i dpcm lo consentiranno non credo che la gente tornerà ad ammassarsi in discoteca, ma più realisticamente sceglierà forme di divertimento più slow e sicure. Dunque, credo di essere facile profeta prevedendo che si tornerà a vivere i territori in maniera più sostenibile con i tempi e le opportunità che solo la bicicletta ti consente. Le sensibilità rispetto a certi temi stanno crescendo: l’auspicio, come sempre, è che le istituzioni e il mondo politico sappiano interpretare nel modo giusto le opportunità del cambiamento garantendo quelle risposte che l’opinione pubblica non vuole più aspettare”.
a cura di Mario Pugliese – Copyright © Inbici Magazine