E’ calato il sipario sulla Vuelta 2020, una corsa che ha visto la doppietta dell’asso sloveno Primoz Roglic che, dopo lo scivolone al Tour, si è ripreso il trono in terra iberica, mettendo a segno un’importantissima doppietta. Una corsa, che ha dato molti spunti interessanti.
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Il primo, se vogliamo, lo si é visto, notato, sentito: la totale mancanza del pubblico sulle grandi salite. Una decisione presa in ottemperanza alla situazione pandemica che sta stravolgendo la vita di tutti su scala planetaria, è innegabile,però, che la mancanza della torcida sulle salite mitiche di questa corsa, una su tutte l’alto de Angliru, vera e propria mecca del ciclismo iberico e da sempre strabordante di tifosi, è stato un cazzotto allo stomaco per tutti gli appassionati di ciclismo, ma va fatto un plauso ai tifosi, rigorosi nel mantenere le disposizioni ricevute.
IL DUELLO ROGLIC – CARAPAZ
Vediamo di analizzare la corsa più dal di dentro. Come detto, il talento sloveno ha bissato il successo ottenuto nella scorsa edizione della corsa spagnola, in questa avventura, però, il corridore del Team Jumbo-Visma ha dovuto battagliare e non poco con il talento dell’alfiere della Ineos-Grenadier Carpaz; il vincitore dello scorso Giro d’Italia ha risposto colpo su colpo ai missili sganciati da Roglic rendendo la corsa scintillante. Una pecca? Si c’è stata. Nessuno dei due ha avuto il coraggio di scattare in faccia all’avversario, hanno puntato sul logorarsi a vicenda cercando di farlo cedere come due pugili, talmente stremati da non aver il colpo del ko in canna ma volendo aspettare che fosse l’avversario a stramazzare ferito e finito al tappeto. Carapaz, a onor di cronaca, ci ha provato con l’ultima oncia di forza ad attaccare Roglic nella penultima tappa, con lo scatto verso l’Alto de Covatilla, a due chilometri che ha piegato ma non spezzato l’animo del due volte vincitore della corsa iberica. Un duello entusiasmante che ha visto però un Roglic più attivo e con maggiore gamba come testimoniano le vittorie di tappa e i tanti piazzamenti che hanno permesso allo slovacco di fare la differenza.
GROSSO GUAIO ALLA MOVISTAR?
La corsa iberica non è stata animata solo dal duello rusticano tra Carapaz e Roglic; c’è stato un altro momento di passione all’interno della corsa. Tutto accade nel corso della diciassettesima tappa, quella dello scatto di Carapaz che per poco non fa saltare il banco: sapete perchè l’ecuadoregno non è riuscito a strappare la maglia di leader della classifica al collega della Jumbo-Visma? Carapaz, fino alla scorsa stagione, correva alla Movistar. Ebbene, nella tappa che poteva portare al ribaltone, i biancoblu hanno messo a tirare il gruppo per ricucire lo strappo su Carapaz un Soler appena rientrato da una fuga per avvantaggiare il proprio capitano Enric Mas in corsa per il quarto posto. La squadra ha usato una tattica che di fatto ha dato i suoi frutti perchè Mas ha salvaguardato la classifica, ma ha tarpato le ali a Carapaz nella corsa alla maglia Roja che, così facendo, si è cucita addosso a Roglic. Un atteggiamento che ha causato una levata di scudi da parte di molti ex corridori, ora addetti ai lavori, che hanno crocifisso il comportamento del team iberico. Più diplomatico Carapaz che a botta calda ha fatto spallucce tirando dritto per la propria strada senza puntare il dito. Onestamente il comportamento della Movistar è uno dei grossi punti interrogativi di questa Vuelta. Perchè difendere un quarto posto? Si sa che la squadra è sempre molto attenta a far ben figurare il proprio marchio,ma siamo sicuri che in questo caso sia stata la scelta giusta?
IL NUOVO CHE AVANZA PARLA AMERICANO
Dietro ad ogni generale deve esserci un luogotenente che sappia coprirgli al meglio le spalle e, all’occorrenza,sacrificarsi per lui. La corsa ha messo in luce un potenziale talento. E’ americano di Durango, Colorado,ha visto la luce il 13 Settembre del 1994 e risponde al nome di Sepp Kuss. E’ stato lui il braccio armato di Roglic, quello che ha fatto il lavoro duro per permettere al suo capitano di arrivare in Roja a Madrid. Un corridore di assoluto talento che, se sarà libero di poter far classifica in un grande giro, e sono abbastanza sicuro che potrà esserlo a stretto giro di posta, potrà essere un futuro vincitore di un Tour de France.
CHIUDIAMO CON UN QUESITO TRICOLORE: MA GLI ITALIANI?
Chi li ha visti? La pattuglia azzurra è stata pressochè impalpabile,qualche tentativo di entrare nelle fughe, ma a referto nessun piazzamento degno di nota. Un borsino che, onestamente, non fa guardare al futuro del ciclismo azzurro con grossa fiducia. Nei grandi giri abbiamo sobbalzato sulla sedia solo per le imprese di Ganna al Giro, poi per il resto abbiamo fatto la figura dell’aglio in certe pietanze: buono ma serve solo per dare sapore,poi va tolto. Ecco,noi siamo stati l’aglio,abbiamo insaporito le corse senza dare il carattere, lo spuntino giusto per essere i protagonisti delle pietanze.
M.M. per InBici Magazine