“Il veterano della Androni G Sidermec vuole tornare alla vittoria: “Sarebbe il massimo se arrivasse al prossimo Giro…”
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Marco Frapporti, ciclista bresciano, è ormai da anni l’uomo simbolo della Androni Giocattoli Sidermec. Lo scorso anno si è messo spesso in evidenza, conquistando al Giro d’Italia il titolo di “Re delle fughe”.
Anche per questa annata promette battaglia, in cerca di un successo, magari proprio alla Corsa Rosa. Frapporti, condividendo con noi la sua esperienza, ha risposto alle dieci domande, partendo proprio dai primi mesi di questo 2019.
Marco, come è iniziata la nuova stagione?
“Direi in maniera positiva. Siamo al punto giusto per programmare una crescita graduale in vista del Giro d’Italia. Sia in Africa, a inizio stagione, che negli impegni successivi ho sentito girare molto bene la gamba. Dopo aver corso la Milano Sanremo, e la Coppi e Bartali, ora lavoreremo esclusivamente per la Corsa Rosa”.
Quali obiettivi ti sei posto per il 2019?
“L’obiettivo primario sarà partecipare al Giro d’Italia, spero di poter essere tra gli otto al via da Bologna. Logicamente tutti i miei compagni vorrebbero prender parte alla corsa rosa, ma andranno quelli che a maggio saranno più in forma. Un altro obiettivo è sicuramente tornare a vincere, magari dopo una delle mie fughe. Sogno una tappa al Giro, la inseguo da parecchi anni e spero di riuscire ad ottenerla prima di appendere la bici al chiodo”.
Come ti trovi con la squadra dopo tanti anni?
“Qui sono molto sereno e mi sento come a casa. Con tutti ho un buon rapporto e questo mi ha aiutato a trovare una mia dimensione. Siamo un gruppo molto affiatato e in questo momento non vedo cosa potrei desiderare di meglio. Se il destino vorrà, magari terminerò la mia carriera qui”.
Non hai mai pensato ad andare in una squadra W.T.?
“Il sogno di tutti è quello di entrare in una World Tour, ma all’Androni Sidermec non mi manca nulla. Qua riesco a gestirmi e a seguire personalmente la mia preparazione. Sarei fisicamente e mentalmente pronto a fare un ulteriore salto, sarebbe sicuramente un bel traguardo, ma non spetta solo a me decidere”.
Senti di avere un ruolo da guida verso i compagni meno esperti?
“Da anni, io e Francesco Gavazzi, abbiamo un ruolo di riferimento per i giovani. Mi piace lavorare in questo team proprio perché ho anche questo compito. Quando riesci a dare delle linee guida e i ciclisti meno esperti le seguono, ti senti molto appagato. Nei ritiri a gennaio, oltre ad allenarci, abbiamo costruito un ottimo feeling tra tutti noi. Spero di dare il mio contributo anche nella crescita dei futuri campioni”.
Come giudichi la riforma pensata dall’UCI?
“Penso che la riforma, nei confronti delle squadre Professional, sia molto penalizzante. Se non riesci a emergere, rischi di rimanere escluso dai grandi giri o dalle corse che contano. Noi cercheremo di fare il possibile per arrivare nelle prime due posizioni o più in alto possibile in questa classifica. Quando verrà attuata questa riforma vedremo gli effetti”.
In famiglia non sei l’unico ciclista…
“Vero. Mia sorella Simona e mio fratello Mattia sono anche loro ciclisti professionisti. È bello ed è come avere dei compagni di squadra anche a casa. Siamo sempre uniti, oltre alla bicicletta, che è l’amore comune, abbiamo anche un’azienda assieme. Come risultati sicuramente Simona è quella che si è messa più in evidenza, avendo vinto molto anche in pista. Invece Mattia, a detta di molti, è quello più portato. Spero che possa presto esprimere le sue enormi potenzialità”.
Dove ti alleni quando non sei in corsa?
“Mi sono trasferito di casa a Peschiera, in provincia di Verona, e mi alleno sulle strade del lago di Garda. Spesso esco in bici con mio fratello, Alessandro Bisolti, Sonny Colbrelli, Roberto Ferrari e gli altri professionisti bresciani. In estate invece mi piace andare in Valpolicella e sulle salite del veronese. È un territorio che offre molta varietà di percorso ed è poco trafficato”.
A proposito di traffico, rispetto a quello che noti quando ti alleni, come è il rapporto tra ciclisti e automobilisti oggi?
“Va sempre peggio. Chi pedala, sia per allenarsi che per andar anche solo a far la spesa, viene visto spesso come un intralcio. In estate tendo ad evitare la strada gardesana, sulla sponda bresciana, proprio per via del traffico. Noi, da professionisti, cerchiamo sempre di tenere in considerazione gli automobilisti che magari sono in giro per lavoro, tuttavia serve importare la mentalità del rispetto nei confronti del ciclista”.
Se ti volti a guardare il passato, come valuti la tua carriera?
“La mia intenzione era quella di fare una carriera lunga e penso di aver centrato l’obiettivo. Ho iniziato a correre da giovanissimo con mio cugino alla Soprazocco, poi, dopo tre anni, i miei hanno fondato una squadra con la quale sono cresciuto. Ho trasmesso la passione per questo sport a tutta la famiglia. Se tornassi indietro cambierei solo qualcosa nel mio carattere per poter affrontare in maniera differente certe situazioni. Per il resto sono felice del percorso fatto”.
A cura di Davide Pegurri Copyright © INBICI MAGAZINE