Per Alberto Volpi quella di quest’anno è la sua 24esima stagione da direttore sportivo.
Training Camp Spagna Costa Blanca
A Gennaio e Febbraio pedala con la tua bici
dove si allenano i campioni del Tour de France, Giro d'Italia e Vuelta Espana
Scopri di più
Dopo aver corso tra i professionisti dal 1984 al 1997, il tecnico milanese, classe 1962, è salito in ammiraglia nel 1998 con la Riso Scotti e da allora ha guidato la Vini Caldirola, Fassa Bortolo, Barloworld, Liquigas, Cannondale, Skydive Dubai e infine il Team Bahrain. Volpi è stato direttore sportivo, tra gli altri, di Alessandro Petacchi, con cui ha vinto la Classicissima nel 2005, passando per Michele Bartoli, Fabian Cancellara, Peter Sagan, Elia Viviani, Sonny Colbrelli, Vincenzo Nibali (con cui ha trionfato nel 2017 al Giro di Lombardia e nel 2018 alla Milano-Sanremo) e Matej Mohoric, vincitore della Milano-Sanremo di quest’anno.
Alberto, come va?
“Bene grazie. Sono a casa al lavoro per il Giro d’Italia”.
Quest’anno con Mohoric hai vinto la tua sesta Sanremo. Qual è il segreto della Classicissima?
“Avere una grande fortuna e nel mio caso avere buoni corridori con la giusta inventiva. Mi trovo al momento giusto nel posto giusto”.
Com’è nata l’idea del reggisella telescopio (il dropper seatpost, ndr) utilizzato da Matej alla Sanremo?
“E’ una sua idea e credo che sia maturata perché lui è un ragazzo molto tecnico. Già in passato ha fatto delle grandi scelte. Alla Sanremo ad esempio ha usato un rapporto gigantesco, il 55 denti sul plateau anteriore (normalmente si usano 53 denti, ndr) e questo, unito al suo talento, ha fatto la differenza. Ha corso contro i corridori più forti al mondo e la differenza in queste occasioni la si fa se sei scaltro, se giochi su un terreno a te favorevole e se fai le giuste scelte tecniche, piccoli accorgimenti che fanno una grande differenza”.
Quello di quest’anno è stato un inizio di stagione caratterizzato da molte assenze, chi per la positività al Covid-19, chi per la bronchite o virus gastrointestinali. Come mai secondo te?
“Sicuramente il post-Covid è difficile da gestire. Mai come quest’anno abbiamo visto così tante assenze in gruppo. Sento molti colleghi che spesso devono rivedere le loro formazioni perché i corridori sono malati”.
Sonny lo hai sentito? Come sta?
“Sono in contatto con Sonny. Ha avuto un bruttissimo episodio ma fortunatamente tutto è andato per il meglio. Lui c’è, sta bene compatibilmente con quello che è successo, e questo è ciò che più conta. Per il futuro vedremo. Ai corridori bisogna stare sempre vicino non solo quando le cose vanno bene. Colbrelli non è certo il tipo che si lascia abbattere dal destino. Combatteva in bici, combatterà anche adesso per uscire dal box che gli hanno imposto le norme italiane: non si può fare attività agonistica con il defibrillatore”.
Paradossalmente Colbrelli potrebbe tornare a correre all’estero, ma non in Italia.
“Corretto. Io non so se questo sia giusto o meno, però dico che in Italia siamo sempre un passo avanti per ciò che riguarda la salute”.
E’ confermato che Damiano Caruso non sarà al via del Giro d’Italia oppure potrebbero esserci dei ripensamenti?
“La volontà della squadra è un programma diverso rispetto al Giro d’Italia. Io però in squadra ho avuto Vincenzo Nibali che è arrivato terzo al Giro d’Italia del 2010 ed era stato convocato all’ultimo. Damiano è un corridore esperto che sa correre bene per sé e per la squadra, non è un giovane (come Vincenzo ai tempi) e quindi non mi sento di dire che verrà chiamato all’ultimo. Tutti i corridori meritano rispetto, ma un corridore esperto come Damiano ancora di più. In un mese poi può succedere di tutto, quindi vedremo ma per il momento questo è il programma”.
C’è una corsa che sogni di vincere?
“Il Giro d’Italia”.
A cura della redazione di Inbici Magazine e OA Sport partner– Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione riservata