Alice Arzuffi è la stella del ciclocross italiano. Risultati di prestigio in campo internazionale, uno status sempre più solido sui campi di gara più competitivi al mondo e voglia di vincere, sempre con umiltà e la giusta consapevolezza. Si avvicinano a grandi passi i Campionati Europei di disciplina a Silvelle, proprio in Italia, e abbiamo intervistato l’azzurra in vista della rassegna continentale, toccando diversi temi inerenti la disciplina.
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Alice, qual è il tuo bilancio della prima parte di stagione del ciclocross?
‘’Sto andando più forte rispetto allo scorso anno, quando ho avuto un inizio più lento. Sono contenta e soddisfatta dei risultati, sono quelli che volevo ottenere. Non sono ancora arrivata al top della condizione, ho ancora dei margini di miglioramento e spero di cogliere dei risultati sostanziosi nei prossimi mesi’’
Nelle scorse settimane hai ottenuto una vittoria nel Superprestige davanti alla tua connazionale Eva Lechner. Quanto è importante questo successo per te e per il movimento del ciclocross italiano?
‘’Oltre ad aver vinto, la cosa più bella è stata la doppietta con Eva. Ogni settimana dimostriamo di essere lì con le migliori, ed è importantissimo per il nostro movimento per spronare i giovani a svolgere l’attività ciclocrossistica, anche all’estero’’.
Come è cambiato il tuo approccio dopo esserti trasferita in Belgio, dal punto di vista degli allenamenti e della programmazione delle gare?
‘’La preparazione non è cambiata molto, ho sempre lo stesso preparatore che mi segue ormai da anni. Grazie alla squadra però svolgiamo allenamenti specifici ogni settimana. La cosa più importante è il contro confronto ogni settimana sui percorsi del Nord, quelli che poi si affrontano in competizioni come Coppa del Mondo e Mondiali. Il livello è alto, ci si confronta con l’élite del ciclocross e questo mi ha aiutato a raggiungere determinati livelli’’.
Dopo un inizio convincente, quali sono i prossimi obiettivi per la tua stagione?
‘’Sicuramente gli Europei che si svolgeranno domenica in Italia, a Silvelle. Purtroppo non è un percorso su cui mi sento sicura al 100% per la mancanza delle salite su cui mi esprimo al meglio, ma è prevista pioggia che può rendere ancora più impegnativo il percorso e posso giocarmi le mie carte. Poi punto al mese di gennaio, con le tappe più prestigiose di Coppa del Mondo, i Campionati Italiani e i Mondiali’’.
Nelle prime gare stagionali, la sensazione è che in campo femminile il livello sia molto alto. Come vivi questa situazione e quali sono i tuoi pensieri a riguardo?
“È assolutamente così. Per fare un esempio: domenica sono arrivata decima, mentre solo due giorni prima avevo chiuso terza. Il livello in campo femminile è altissimo e ci sono tante ragazze sullo stesso livello: non c’è più una dominatrice come era stata Marianne Vos nel passato. Ci sono tante personalità che emergono su percorsi diversi. Io sui percorsi impegnativi e con salite non mi tirerei mai fuori dal podio, mentre in altri, come quelli in cui si sale e scende tante volte dalla volte dalla bici, soffro maggiormente. Essendoci tante ragazze sulle stesso livello c’è poca differenza tra una prestazione da podio e una da top-10’’.
La disciplina del ciclocross negli ultimi anni è in crescita. Come valuti un possibile approdo alle Olimpiadi?
‘’Sono fiduciosa, e mi portano ad esserlo i cambiamenti apportati alla disciplina. Ha tutte le caratteristiche per diventare una disciplina olimpica, e spero che prima o poi possa esserlo, che sia durante le Olimpiadi Invernali o quelle Estive’’.
Quanto sono importanti personaggi di spicco anche su strada come Mathieu van der Poel per la crescita del ciclocross?
‘’Corridori come van der Poel o Wout Van Aert ci aiutano tanto, così come Gioele Bertolini. Soggetti come loro aiutano i giovani ad avvicinarsi al cross dimostrando che è possibile eccellere in due discipline, sia alternando con la strada che con la Mountain Bike. Certo, di van der Poel ce n’è uno: domenica alla prima gara nel cross ha vinto. Lui è un caso estremo, ma nel ciclismo moderno la multidisciplinarietà è all’ordine del giorno. Essere un crossista non impedisce di fare bene nelle Classiche o nelle brevi corse a tappe, magari per vincere qualche frazione. Spero che questo aiuti anche le squadre italiane, in modo tale che non facciano più allontanare i ragazzi dal cross già dalla categoria degli allievi. La multidisciplinarietà serve e aiuta, sia che implichi il ciclocross sia che implichi altre discipline come il ciclismo su pista”.
Articolo a cura di Gianluca Santo per InBici Magazine