Finalmente ho infranto un taboo: quello di uscire in bici, in pieno inverno, che fuori piove. Il termometro fuori di casa segna 4 gradi; c’è una pioggerella leggera, sottile, ma continua, che appena guadagno duecento metri di dislivello si trasforma subito in nevischio.
Training Camp Spagna Costa Blanca
2 date disponibili: dal 18 al 25 Gennaio e dal 15 al 22 Febbraio
Un'esperienza imperdibile per gli appassionati di ciclismo
Scopri di più
E a quella quota mi fermo, perché oltre non si può andare, più che altro per una questione di sicurezza e di tenuta della bici su strada. A dirla tutta, se fuori piove e ci sono 4 gradi, siamo già in una situazione limite per uscire in bici. Meglio fare i rulli, di sicuro. Ma l’intento della mia uscita era voluto, era mettere alla prova più severa un outfit che la svizzera Assos ci ha spedito per un test, lo stesso che ho avuto modo di provare anche per altre uscite invernali con clima meno duro e senza pioggia (o peggio neve).
VIDEO Test Assos Equipe RS Winter
L’abbigliamento del test è composto dal giubbino Equipe RS Winter Jacket johDah e dalla calzamaglia Equipe RS Winter Bib Tights S9. Ad accomunarli entrambi è evidentemente la sigla “Equipe RS”, che in Casa Assos identifica tutti i capi (anche quelli estivi o per la mezza stagione) caratterizzati da un taglio “racing”, un fitting aderente sul copro, esattamente come vogliono i corridori professionisti, o in genere come ricercano tutti quelli che il ciclismo lo interpretano in modo prevalentemente competitivo. Proprio qualche mese fa avevamo avuto il modo di testare altri due articoli di livello Equipe RS (www.inbici.net/rivista-ciclismo/assos-equipe-rs-spring-fall-linea-racing-mid-season-unisce-tecnologia-e-versatilita/). Con i due capi sotto i riflettori la colonnina di mercurio si abbassa di circa dieci gradi, ma – lo ripetiamo – il pubblico a cui questi articoli si rivolgono è la stessa: sempre ciclisti di livello evoluto, che in testa hanno un concetto solo: “prestazione senza alcun compromesso”.
Equipe RS Winter Jacket johDah: come è fatto
Il giubbino che per esigenze di sintesi da ora in poi chiamiamo johDah impiega una struttura e dei materiali che puntano ad offrire al corpo gradi diversi di isolamento sia rispetto alle differenti esigenze di protezione che busto e braccia di un ciclista devono ricercare durante la stagione fredda, sia rispetto alla modalità con cui il ciclista stesso intende utilizzare questo esclusivo capo. La descrizione della costruzione del johDah ci aiuterà a capire a cosa ci riferiamo.
Il capo ha una struttura in un certo senso doppia, nel senso che al di sotto della chiusura a zip intera c’è un ulteriore pettorina dotata di zip corta: questo strato funziona da isolante per quella area “nevralgica” che dal punto di vista della regolazione della temperatura corporea in bicicletta è rappresentata dalla porzione superiore del busto. In discesa, con il freddo, quest’ultima deve essere ben protetta dal freddo e dagli agenti atmosferici; in salita, invece, anche se il clima è rigido, questa area può necessitare di un isolamento “mirato”, tale da graduare il livello di protezione proporzionalmente all’intensità dello sforzo in quel momento. Ecco allora spiegata la funzione della pettorina, che realizza un doppio isolamento quando sia lo strato interno che quello esterno sono chiusi, che assicura una protezione minore quando le esigenze del momento ci consigliano di aprire la zip intera superiore e che infine assicura il massimo della aerazione quando siamo “a tutta” oppure quando le temperature sono più alte e abbiamo necessitò di esporre il busto all’aria per coaudivare la termoregolazione in quel momento.
Non finisce qui: a complemento della costruzione “doppia” della johDah, nella parte che interfaccia le clavicole troviamo due aperture strategiche, che Assos chiama “Diffusor”, proprio a ricordare la funzione di diffusione che queste feritoie hanno nei confronti dell’aria fresca che arriva dall’esterno incanalandola tra lo strato esterno e la pettorina; si tratta di feritoie che tra l’altro modulano ulteriormente la loro funzione di raffreddamento anche in base a come si decide di configurare la giacca in quel momento, ovvero se tenere la zip esterna tutta chiusa o semichiusa o se ancora si decide di aprire anche la pettorina interna. Infine, a rendere sulla johDah ancor più modulabile il controllo della temperatura, provvede la zip intera a doppio cursore, che si può utilizzare parzialmente sia dall’alto, sia anche dal basso.
Questa l’architettura generale della johDah, unita poi dall’impiego di materiali altamente tecnici, disposti strategicamente sulle varie aree del capo appunto per assicurare la protezione migliore in base alle esigenze che le specifiche aree del corpo possono avere durante la stagione fredda. Forse state pensando che non è nulla di nuovo, che anche altri capi ciclistici hanno questa peculiarità, in particolar modo quelli invernali: non proprio, primo perché la differenziazione dei tessuti usati sula johDah è davvero notevole, poi perché i materiali, anzi i tessuti isolanti usati sulla johDah, sono tutti completamente nuovi, di nuova generazione. Iniziamo con il dire che più che di tessuto in questo caso si deve più propriamente parlare di softshell, ovvero di tessuti morbidi e sottili, sui quali le proprietà isolanti si esprimono attraverso un accoppiamento diverso – e anche in questo caso strategico – tra traspirabilità e impermeabilità. L’impermeabilità, appunto: l’impermeabilità è probabilmente la caratteristica vincente della johDah, o meglio la caratteristica che talvolta è rara da trovare sui giacchetti da ciclismo invernale, che più che per la resistenza all’acqua si caratterizzano soprattutto per le proprietà termiche, per la sofficità dei tessuti a contato con la pelle oppure per la loro elasticità. Attraverso l’impiego strategico dei nuovi softsheel la johDah riesce ad assicurare praticamente tutte queste prerogative e in più aggiunge un grado di impermeabilità davvero notevole su un capo di questo tipo e con queste caratteristiche.
Dunque, partendo dalla “pettorina” interna, qui troviamo impiegato uno strato con grado di isolamento intermedio, dotato di una zip corta; nella parte più esterna c’è invece il tessuto antivento e antipioggia a triplo strato Sphere Light, foderato internamente con un leggero strato termico interno. Ancora, la parte dorsale superiore e gli avambracci sono protetti in robusto tessuto Sphere Medium a triplo strato, caratterizzato da un tessuto più spesso e più isolante all’interno. Sulla parte dorsale bassa c’è invece l’Osmos Heavy, tessuto pettinato più isolante, mentre lo strato intermedio è realizzato con Osmos Light, più leggero e traspirante. Infine, la parte superiore delle braccia sfrutta la maglia in ordito a triplo strato ZigZaggy Foam, estremamente morbida e anche in grado di isolare dal vento.
A completare la struttura del giubbino troviamo ulteriori dettagli in parte ereditati da altri collaudati giubbini Assos, in parte nuovi. Qualche esempio: le tre tasche posteriori sono dotate di patta in tessuto di facile accesso e hanno un bordo termonastrato microperforato per aumentare la visibilità. L’orlo a fondo vita ha un ampio elastico bidirezionale sulla parte posteriore e una struttura più compatta davanti, per assicurare comfort e stabilità. Infine, la parte dorsale, al centro, è corredata da una sorta di quarta tasca, chiamata Thermobooster Pod: è una tasca ad ampia capienza realizzata con tessuto ad alta elasticità; è confezionata appositamente per riporvi un eventuale guscio addizionale che si potrà portare con sé, evitando in questo modo di alloggiarlo nelle tasche.
Equipe RS Winter Bib Tights S9, come sono fatti
La calzamaglia eredita dalle già note e apprezzate calzamaglie della serie Bonka la struttura e il taglio “racing” (come del resto ci ricorda la sigla “Equipe RS”), ma a tutto questo aggiunge piccoli ma importanti dettagli in grado di esaltare ancor più la prerogativa generale che ispira un capo del genere: assicurare il massimo isolamento possibile in inverno, ma farlo nel rispetto dei requisiti che da un capo di abbigliamenti ricerca l’agonista di alto livello: ancora una volta ci riferiamo a leggerezza complessiva (370 grammi il peso in taglia S) e soprattutto massimo comfort e aderenza sul corpo garantite in tutte le posizioni, anche quelle più esasperate e “spinte” che assume di frequente un agonista di livello. Da parte di Assos la ricetta per raggiungere questo risultato è stata quella di ricercare un isolamento ancor più specifico e localizzato sulle varie porzioni del capo, e assieme a questo impiegare soluzioni tecniche e componenti d’avanguardia, mutuate da altri capi “top” del marchio elvetico.
Primo tra questi – ma non per importanza – la tecnologia A-Lock Engineering S9, che sta ad indicare quella architettura di costruzione in cui tecnologie e tessuti operano in sinergia per dare stabilità al pantalone e mantenere sempre il fondello in sede. Elemento importante di questo sistema è l’architettura rollBar e le cuciture ergoBox con cui le bretelle si inseriscono posteriormente nel pantalone: ampiamente collaudato sui pantaloni estivi Assos, questo sistema ispirato alle barre antirollio delle auto da corsa utilizza le due cinghie delle bretelle che a prescindere dalla posizione del ciclista in quel momento stabilizzano perfettamente il fondello. Quest’ultimo è l’Equipe RS Winter Insert, versione invernale del migliore fondello utilizzato sui capi estivi, costruito con interfaccia elastica in colorazione basaltica e ad effetto tridimensionale e differente dai modelli estivi solo per l’assenza dei fori di ventilazione kraterCooler nella parte frontale. Immancabile, anche su questa nuova calzamaglia, è l’architettura GoldenGate con cui il fondello si accoppia al tessuto sottostante, che interrompendo le cuciture lungo specifiche porzioni del fondello, offre una libertà di movimento realmente tridimensionale, in grado di lasciare sempre il fondello aderente al corpo, a prescindere dalla posizione assunta dal ciclista.
Passando dalla architettura di costruzione ai tessuti impiegati il discorso da fare è altrettanto ricco, ci ricorda quanta tecnologia specifica e anche quanti test sul campo siano presenti su un capo così tecnico come deve essere una calzamaglia invernale destinata al ciclista di alto livello: dunque, ginocchia, cosce, zona inguinale e fianchi sono a doppio strato, secondo la tecnologia TwinDeck: troviamo abbinati il tessuto interno morbido e termico Osmos Heavy destinato al contatto diretto con il corpo con il tessuto pettinato Sphere Ultra, posizionato esternamente, che spicca per qualità isolanti. Sul retro troviamo invece il tessuto Sphere Medium, di maggiore consistenza. In entrambi i casi si tratta di tessuti caratterizzati da un grado di protezione dal vento e soprattutto di impermeabilità che sono rari da trovare su una calzamaglia (ed è un’impermeabilità non compromette affatto la traspirabilità). Ad aumentare ulteriormente la resistenza all’acqua provvedono poi le cuciture termonastrate impiegate sulla parte frontale dei pannelli, il trattamento proprietario DWR (Durable Water Repellent) impiegato su tutto il capo e infine il fondo gamba in Geoprene, che oltre a costituire una valida barriera contro l’acqua e schizzi, consente anche di far aderire bene questa porzione che tradizionalmente è molto esposta alle infiltrazioni al copriscarpa (o se preferite alla scarpa invernale).
Colori, misure, prezzi
Il giubbino è disponibile solo in colorazione nera, a un prezzo di 650 euro.
La calzamaglia è disponibile solo in colorazione nera, a un prezzo di 380 euro.
In entrambi i casi le misure vanno da XS a XXL.
Le impressioni in prova: il giubbino
Quando si parla di abbigliamento da ciclismo è soprattutto sui capi destinati alla stagione fredda che i contenuti e le soluzioni tecniche sono chiamate ad assicurare caratteristiche che talvolta sono antitetiche rispetto alle più comuni prerogative dei tessuti. Ci spieghiamo: un buon capo invernale deve assicurare isolamento termico e allo stesso tempo rapida fuoriuscita del calore corporeo prodotto durante lo sforzo; e ancora un capo ciclistico invernale deve garantire impermeabilità e allo stesso tempo elasticità e capacità del tessuto di “fasciare” comodamente e perfettamente il corpo; a pensarci bene, queste sono sempre state delle chimere per l’industria dei tessuti e lo sono rimaste per anni per la filiera di chi questi tessuti li andava a confezionare. È sotto gli occhi di tutti, però, che l’industria di settore – e nella fattispecie quella specializzata nel ciclismo – ha fatto passi da gigante in questi ultimi anni, con un’evoluzione tecnologica applicata che volendo fare un paragone ha fatto progressi molto maggiori rispetto a quelli che nello stesso arco temporale ha compiuto l’industria telaistica e quella della componentistica.
A detta di chi scrive l’abbigliamento invernale “Equipe RS Winter” che ci ha fornito Assos è probabilmente l’esempio migliore, il più avanzato, di quanto appena detto: mai e poi mai, fino a ieri, mi sarebbe venuto in mente di uscire appositamente in bici in inverno, con quattro gradi fuori dalla porta e con una pioggerella sottile che qualche metro più in alto è diventata nevischio. Non mi veniva in mente non perché non ci fossero gli indumenti adatti, ma più che altro perché questi sarebbero dovuti essere troppi capi da sovrapporre l’uno sull’altro, avrebbero senza dubbio penalizzato la libertà di movimento, la praticità nell’utilizzo e anche la traspirazione. Bene, posso dire che con un giubbino come il johDah tutto questo è diventato solo un ricordo. Intendiamoci: quella di uscire in bici con 4 gradi e con pioggia leggera mista a neve è stata per solo una prova; in condizioni simili, anche se si è professionisti, non ha molto senso uscire in bici, o almeno non ha molto senso andare oltre le due ore. Più che altro è stata una situazione di collaudo limite, che effettivamente un abbigliamento del genere può bene tollerare se lo si accoppia con i giusti capi “complementari”. Appunto, per questa specifica situazione metereologica è sufficiente unire alla johDah una buona maglia intima invernale, come ad esempio potrebbe essere la Assoires Winter LS Skin Layer. Se, invece, la temperatura si alza di quattro o cinque gradi e se comunque c’è pioggia, allora possiamo abbinare alla johDah un guscio al cento per cento impermeabile come può essere l’Equipe Rs Clima Capsule. Ancora, cambiamo drasticamente scenario: al posto della pioggia c’è il sole e la temperatura diventa da inverno “mite”, orientativamente tra 12 e 14 gradi? In questa condizione ho trovato un feeling perfetto accoppiando semplicemente la johDah con un intimo a manica corta, sfruttando poi tutti gli incredibili vantaggi della costruzione con “doppio petto” che ha questo giubbino, che ti consente un incredibile alleato in più, in salita, quando serve termoregolazione.
In pratica, la validità – e forse l’unicità – della joDah nell’ambito dei capi invernali, è la sua essenza che dall’ambito dei classici “giubbini” si avvicina molto a quella di “guscio”, che in quanto tale lo puoi personalizzare e abbinare con altri capi, per ottenere così una grande varietà di gradazioni termiche e di isolamento per affrontare situazioni metereologiche delle più svariate. Che sia vicino alla tipologia di “guscio” del resto ce lo ricorda la compattezza estrema che ha questo capo quando ripiegato, e allo stesso tempo il peso supercontenuto che può vantare: solo 460 grammi nella taglia S da noi testata. In fondo, in sé la johDah non ha caratteristiche di isolamento termico “glaciali”, prima di tutto perché nel ciclismo in condizioni di quel tipo non è il caso di uscire, ma soprattutto perché se il capo fosse troppo pesante avrebbe una destinazione d’uso limitata alle solo condizioni di freddo, davvero severo, che appunto nel ciclismo, seppure invernale, sono una eccezione, non la regola. Al contrario, è in quella che potremo chiamare modulabilità termica” la grande potenzialità a favore di questo giubbino invernale, in grado di affrontare un range di temperature e condizioni climatiche davvero ampio: appunto dai 4 gradi con pioggia fino ai 14/15 con il sole.
Tutto quanto abbiamo detto, è il merito non solo della architettura particolare che ha la johDah, ma anche e soprattutto dei tessuti impiegati, che riescono a mediare in maniera incredibile qualità che appunto di solito sono antitetiche: il softsheel Sphere ti da una resistenza all’acqua capace di resistere per ore e ore alla pioggia sottile e allo stesso tempo ha quella capacità di traspirazione che diventa cruciale, anche in inverno, quando affronti le salite. Tutto questo con un fitting e un’aderenza sul corpo mai viste e percepite (almeno da me) su un capo invernale, con una libertà nei movimenti assoluta.
Le impressioni in prova: la calzamaglia
Dal giubbino passiamo alla calzamaglia: questa sì, considerata singolarmente le capacità di isolamento di questo capo sono maggiori rispetto a quelle del giubbino, perché è evidente che un capo del genere non lo vai ad accoppiare con un altro. La Equipe RS Winter Bib Tights S9 è quanto di meglio per affrontare l’inverno “vero”, che sia questo con il sole o anche con condizioni umide e di pioggia leggera. In questo ultimo caso le porzioni anteriori in tessuto doppio garantiscono un’ottima resistenza all’acqua, così come esemplari in questo senso sono i due fondo gamba in Geoprene.
Tutto questo con il comfort e la sofficità sulla pelle che ti garantisce un fondello collaudato, derivato direttamente dai migliori fondelli estivi Assos che in un recente passato abbiamo avuto il modo di testare ampiamente.
Qualche considerazione sui prezzi
Una nota infine la riserviamo ai prezzi: sì, 650 euro per il giubbino e 380 euro per la calzamaglia non sono cifre “da tutti i giorni”, e tanti potrebbero considerarle spropositate per due capi di abbigliamento. A tutti loro, prima di tutto, ricordiamo i grandi contenuti tecnici che caratterizzano questi articoli e inoltre facciamo loro notare che prezzi del genere sono assolutamente allineati ai prezzi di capi altamente tecnici destinati alla montagna, all’alpinismo o in genere a tutte quelle discipline in cui avere addosso qualcosa che ti protegga nel modo giusto è un elemento essenziale per praticare quello sport in quelle condizioni, per farlo in modo sicuro e confortevole. Praticare ciclismo “serio”, in inverno, è la stessa identica cosa.
Informazioni: www.assos.com
a cura di Maurizio Coccia –Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata