Ha un’anima italiana la più grande agenzia fotografica di ciclismo al mondo. A crearla, grazie ad una partnership con Photo Gomez Sport, è stato il celebre fotografo Roberto Bettini. Si chiamerà Sprint Cycling Agency e, fondendo le due più importanti realtà del ciclismo fotografico mondiale, è destinata a diventare il punto di riferimento planetario delle immagini giornalistiche legate al mondo delle due ruote.
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Del resto, grazie ad un’esperienza ormai quarantennale (Bettiniphoto è nata ufficialmente nel 1985), Roberto Bettini rappresenta la storia in immagini del ciclismo moderno. Da 35 anni – con puntualità e professionalità – garantisce la copertura mediatica dei più importanti e prestigiosi eventi internazionali.
Un successo cresciuto nel corso degli anni, anche grazie a Luca – figlio di Roberto – che dal 2006 ha cominciato a collaborare con l’agenzia contribuendo in parte alla digitalizzazione dell’azienda e al suo sviluppo in campo internazionale.
Per fare un ulteriore salto di qualità, Roberto Bettini – creatore nel 2004 di Sprint Cycling Magazine, primo free-press di ciclismo presente in tutta Europa – ha scelto il meglio del mercato, ovvero quel PhotoGomez Sport che nella penisola Iberica vanta una solidissima tradizione. Anche in questo caso è il binomio padre & figlio (Rafa e Luis) ad aver dato impulso e longevità ad un progetto che, negli anni, è diventato sempre più importante fino a raggiungere, anche in questo caso, una dimensione internazionale.
Sprint Cycling Agency (www.sprintcyclingagency.com) avrà un team di 7 fotografi professionisti, 2 Editor, un agente commerciale e tre motociclisti professionisti che, per dodici mesi all’anno, seguiranno sul campo tutte le corse World Tour maschili e femminili.
Roberto, come nasce questa partnership con PhotoGomez?
“Nasce, come tanti progetti della mia vita, nel segno dell’amicizia. Abbiamo iniziato a lavorare entrambi negli anni ’80 e con Rafa c’è sempre stato rispetto e stima reciproca. Poi, nel corso degli anni, è nata un’amicizia e, seppur in maniera più frammentata, abbiamo iniziato a collaborare. Per altro, le nostre storie sono incredibilmente simili. Anche lui ha inserito in azienda suo figlio Luis, per cui, quando abbiamo deciso di fare il salto di qualità ed espandere il nostro business, ho pensato che potevo rivolgermi soltanto a lui”.
Sprint Cycling Agency ha tutto per diventare la più importante agenzia al mondo dedicata alla fotografia ciclistica…
“Noi eravamo già una realtà radicata sul mercato, ma il ciclismo negli ultimi anni è cambiato. Il numero di corse è aumentato e oggi si gareggia dodici mesi l’anno praticamente in tutto il mondo. Coprire eventi che si svolgono spesso lo stesso giorno – uno in Francia e l’altro in Argentina – diventava complicato. Domenica, ad esempio, sono in calendario sei gare… L’organizzazione non basta, serve anche forza lavoro. Per questo, se si vuole fornire, come nel nostro caso, un servizio a 360°, la strada delle sinergie diventa imprenscindibile. Da qui l’idea di creare una struttura ancora più grande e professionale”.
Quindi, nel 2022, coprirete praticamente l’intero calendario professionistico…
“Stiamo analizzando proprio in questi giorni la road-map e, a parte forse qualche gara in Francia che si corre in località un po’ periferiche, saremo in grado quest’anno di coprire il 95% di tutte le corse internazionali maschili e femminili”.
Coprirete anche le gare Under 23?
“La volontà è quella ma, come dicevo, è sempre un problema di risorse. Proprio in questi giorni stiamo cercando altri fotografi e, nel caso riuscissimo a trovare le professionalità giuste, potremmo implementare i nostri organici e dunque garantire anche nuove corse. In ogni caso, come sempre, il lavoro dev’essere fatto con la massima efficienza e professionalità, per cui copriremo le gare giovanili solo se saremo davvero convinti di poter offrire un prodotto all’altezza e, soprattutto, continuativo”.
Ogni anno, da 40 anni a questa parte, viaggi per migliaia di chilometri in tutto il mondo. E’ sempre la passione il motore di tutto?
“Assolutamente sì. Girare il mondo in lungo e in largo può anche essere stancante, ma se fai un lavoro con passione, come nel mio caso, ti senti davvero un privilegiato. Grazie al mio lavoro ho visitato posti pazzeschi e ogni viaggio, al di là degli obblighi lavorativi, ti lascia qualcosa dentro”.
La fotografia è anche arte: la scuola italiana continua ad essere all’avanguardia?
“I talenti non mancano, ma il grosso problema è che, nel nostro paese, la figura del fotografo non è ancora abbastanza valorizzata. In altri paesi, penso al Belgio, i professionisti dell’immagine godono di ben altra considerazione e dunque hanno opportunità economiche molto più allettanti. Non a caso, noi stessi abbiamo l’80% di lavoro all’estero. Vedo tanti ragazzi italiani che, pur avendo le qualità, si fermano dopo un anno perché, facendo due conti, si accorgono che a fine mese non hanno guadagnato niente”.
Nello sport è un lavoro ancora prettamente maschile?
“Lo è stato in passato. Oggi, invece, anche grazie allo sviluppo del movimento ciclistico femminile, vedo finalmente anche tante ragazze che scattano foto durante le gare ciclistiche. Alcune di loro sono anche molto brave. Spero che abbiano la costanza e la tenacia per andare avanti”.
A proposito, le squadre femminili stanno crescendo in maniera esponenziale: si comincia a lavorare anche in questo settore?
“Purtroppo ancora no. A livello fotografico non c’è il seguito che ci si potrebbe aspettare ed anche i media giornalistici pubblicano in maniera saltuaria. Ed è un vero peccato perché, in realtà, il movimento offre potenzialmente grandi opportunità”.
Ciclismo e social?
“Direi croce e delizia di questa professione. Purtroppo non esiste ancora una legge efficace sul diritto d’autore e dunque il ‘furto’ di fotografie è una pratica ricorrente. In realtà, già oggi esistono degli algoritmi che ti consentono di individuare, nel cyberspazio di internet, tutte le tue immagini coperte da copyright che sono state impropriamente pubblicate. E, anche se nessuno vuole fare cassa in questo modo, credo che in futuro diventerà l’unico sistema per difendere la nostra professionalità.
Detto questo, i social rappresentano una grande opportunità anche se, soprattutto a livello femminile, manca ancora una vera cultura in questo settore. Il ciclista, che con instagram ci lavora, dovrebbe capire che investire nella sua immagine è ormai diventato essenziale. E invece, ancora oggi, si ragiona con la logica del ‘favore’ o si utilizzano solo le foto ufficiali che il team passa agli atleti.
E’ un modo limitativo d’interpretare il mondo dei social che, invece, potrebbe dare grandi risultati se ci si affida alle giuste professionalità. Gli atleti spendono tanto per reclutare social media manager e poi investono zero nei contenuti che, invece, rappresentano il vero nucleo della comunicazione. C’è qualcosa che non va e che forse dovrebbe indurre qualche atleta, nei suoi stessi interessi, a ragionare in maniera differente”.
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