Articolo a cura di Chiara Corradi per InBici Magazine
La bicicletta potrebbe essere la soluzione alternativa a mezzi di trasporto affollati e il mezzo sicuro con cui spostarsi nella tanto attesa “fase 2”. La domanda è: siamo pronti? Cosa manca sulle strade italiane per garantire la sicurezza di chi si sposta in bicicletta?
Se ne parla ormai da settimane e – verrebbe da dire – che ne era anche ora: la bicicletta potrebbe diventare uno dei principali mezzi di trasporto nell’attesa “Fase 2”, ossia la fase di convivenza con il Covid-19. Usare la bicicletta permetterebbe spostamenti in sicurezza, garantendo la distanza e limitando dunque le possibilità di contagio; inoltre l’uso della mobilità sostenibile – bicicletta in primis – ridurrebbe in modo significativo l’inquinamento, continuando su quella “buona strada” sostenibili che abbiamo visto giovare al nostro pianeta in questi mesi di lockdown.
Per acquistarle, ed incentivarne l’uso, potrebbero arrivare anche gli incentivi: una politica che sicuramente gioverebbe anche al settore del commercio che, negli ultimi anni, ha vissuto e vive un periodo di crisi. I piccoli negozi di paesi e città potrebbero essere aiutati nella ripresa delle loro attività, la maggior parte chiuse durante questi mesi di quarantena, e il settore delle due ruote potrebbe tornare ad essere economicamente importante. Tutto molto positivo: aziende, rivenditori ed appassionati delle due ruote aspettavano una soluzione di questo tipo probabilmente da anni.
Serve, però, analizzare anche alcuni aspetti: le nostre città sono pronte ad ospitare un tipo di mobilità sostenibile incentrata sulla bicicletta? Cosa serve, ad oggi, per garantire la sicurezza di chi sceglie le due ruote come mezzo di trasporto? Abbiamo cercato, anche con l’aiuto di alcuni dati Istat di analizzare l’attuale situazione italiana per proporre alcune soluzioni concrete che permettano un uso della bicicletta in sicurezza e che favoriscano il trasporto su due ruote: nella “Fase 2”, certamente, ma non solo in quella. L’auspicio, infatti, è che le città tornino a riempirsi di “fiumi di biciclette”, così come eravamo abituati a vedere qualche anno fa, prima che l’uso forsennato delle macchine e i continui furti contribuissero a far scomparire la bicicletta dalle nostre strade e dalla nostra vita quotidiana.
NEL 2018 SOLO IL 3,7% DELLE PERSONE SCEGLIEVA LA BICI COME MEZZO DI TRASPORTO
Dall’ultimo rapporto Istat sugli spostamenti quotidiani e le nuove forme di mobilità, datato 29 novembre 2018, emerge un dato preoccupante: nel 2017 – anno in cui è stata svolta l’analisi – solo il 3,7% delle persone intervistate utilizzavano la bicicletta per gli spostamenti quotidiani. Sotto di lei, solo i pullman aziendali, la metropolitana e la moto. Nello stesso rapporto emergeva che l’81,6% della popolazione di studio utilizzava mezzi di trasporto pubblico: un dato interessante se si pensa che proprio da qui potrebbero arrivare – per le ragioni di affollamento e di rispetto delle nuove norme di sicurezza e di distanziamento sociale – potrebbero arrivare i nuovi “fruitori” delle biciclette. Sempre nel rapporto si nota che le persone che si recano a lavorare in bicicletta sono il 4,2%; mentre minore è la percentuale (2,7%) di studenti che utilizzano le due ruote per gli spostamenti quotidiani.
Rispetto a dati di dieci anni prima (2007) la quota di persone che utilizzano esclusivamente la bici per i propri spostamenti è rimasta stabile (1,7%); mentre è andata aumentando quella di chi sceglie di muoversi a piedi, passata dal 16,2% al 17,4%. La Provincia in cui la bicicletta è più utilizzata è quella di Bolzano (5,7%); mentre le difficoltà iniziano a vedersi in Regioni tradizionalmente più affollate di traffico come il Piemonte e il Lazio. In una fascia intermedia il Veneto, l’Emilia Romagna e la Provincia di Trento, dove in media il 4% delle persone sceglie la bici come mezzo di trasporto. Un altro dato interessante è quello che riguarda le fasce di popolazione che scelgono di usare la bici per gli spostamenti di lavoro o di studio: prevalentemente donne fino ai 24 anni, oppure dai 65 anni in su. Rimane scoperta, dunque, una buona parte di popolazione – quella della generazione dei 40/50 enni – che potrebbero riscoprire l’uso della bicicletta proprio grazie a quest’emergenza.
Un servizio importante, di cui sicuramente bisognerà tenere conto in questa “Fase 2” è quello del bike sharing, sviluppato soprattutto nelle grandi aree urbane e nei centri metropolitani. Nel 2017 il 58% dei servizi di questo tipo si concentrava nel Nord Italia; il 26% nel Mezzogiorno e solo il 15% nell’Italia Centrale. Un servizio utilizzato sopratutto da dottorandi; imprenditori e liberi professionisti; ma anche impiegati e studenti.
COME MUOVERSI IN SICUREZZA: ECCO COSA SERVE
Il nodo centrale è quello della sicurezza: una buona dose di responsabilità e di attenzione ci aiuterà sicuramente a viaggiare sulle strade trafficate della nostra città. Ma potrebbe non bastare. Ecco perchè è importante sempre farsi notare dalle automobili, dai motocicli, ma anche dai pedoni: sopratutto quando piove è consigliabile indossare una mantellina o un giubbino con catarifrangenti che ci aiuti ad essere riconoscibili, anche a distanza. Una buona prassi, per evitare il traffico, è quella di anticipare o posticipare l’uscita da casa o dal lavoro – anche solo di dieci minuti – per evitare gli orari di punta dove può esserci caos in strada e muoversi in sicurezza con la due ruote può rivelarsi difficoltoso. Un ultimo consiglio, infine, è quello di cercare strade secondarie a quelle che solitamente si fanno in macchina o con i mezzi pubblici: potremmo impiegare qualche minuto in più e pedalare qualche metro in più per arrivare a destinazione, ma la sicurezza sarà maggiore e il viaggio più tranquillo e rilassato. Non dimenticate – last but not least – le buone norme per spostarvi sulla carreggiata: indicategli spostamenti con le braccia; niente cuffie o auricolari e rispetto della segnaletica.
GLI “OSTACOLI” E LE SOLUZIONI
Al di là di ciò che possiamo fare noi con comportamenti responsabili ci sono anche alcuni ostacoli che dovrebbero essere sistemati in maniera opportuna per garantire la sicurezza di chi utilizza la bici nei propri spostamenti. Vediamone alcuni, che notiamo ogni giorno sulle strade, e cerchiamo insieme di capire come potrebbero essere risolti. Se davvero – come speriamo – la bici diventerà il nostro mezzo di trasporto principale, dovrà esserci sicurezza per tutti.
1 – Mancanza di piste ciclabili che possano definirsi tali. Le strade sono progettate per il traffico veicolare e quello dei mezzi pesanti: chi usa la bici deve avere la possibilità di farlo in una sede al di fuori della carreggiata stradale, affinché ne sia garantita la sicurezza. Nelle nostre città mancano piste ciclabili al di fuori della sede stradale, che colleghino – come fanno le arterie principali del traffico veicolare – tutta la città. Viaggiare fuori dalla sede stradale permette di evitare incidenti, garantisce la sicurezza dei ciclisti.
2 – Piste ciclabili con ostacoli. Quando le piste ciclabili ci sono non sempre garantiscono una viabilità sicura: molto spesso infatti capita di trovarsi in piste ciclabili che all’improvviso si inseriscono in una rotonda trafficata,, oppure in incroci pericolosi perchè frequentati dal traffico di macchine e mezzi pesanti. Non meno raro è vedere veri e propri ostacoli all’interno delle piste ciclabili: pali della segnaletica stradale; spartitraffico; oppure piste ciclabili che sono allo stesso tempo marciapiedi per pedoni. Serve una mobilità scorrevole pensata per le due ruote, in sicurezza e senza ostacoli.
3 – Fondo stradale da “suicidio”. Buche, buche e ancora buche. Ecco come si presentano le nostre strade. Se per chi viaggia in macchina incappare in una buca può costare un semiasse rotto o sbilanciato; per chi usa la bicicletta incappare in una buca può avere conseguenze ben peggiori. Una caduta è sempre pericolosa, ma proviamo a pensare a quanto può essere dannosa che il malcapitato cade a ridosso del marciapiede, sbattendo la testa, o ancor peggio nella sede stradale dove passano le vetture? Chi usa la bicicletta, ha bisogno di strade sicure, con un fondo stradale liscio e privo di buche e avvallamenti. La manutenzione delle strade, dunque, deve essere prioritaria.
4 – Mancanza di posteggi adeguati. Con piste ciclabili efficaci e mantenute in stato ordinato, utilizzare la bicicletta sarà davvero piacevole. Ma cosa ne facciamo, quando siamo arrivati a destinazione? Servirà istituire, per incentivare l’uso soprattutto negli spostamenti casa-lavoro, posteggi adeguati per le biciclette. Chi arriva in macchina ha il parcheggio; chi usa la bici dovrà avere qualcosa di analogo che gli permetta di mantenere il suo mezzo di trasporto al sicuro e protetto. E che sopratutto gli permetta, una volta uscito dal lavoro o da un semplice giro di shopping tra i negozi del centro, di ritrovare il suo mezzo di trasporto e di tornare a casa con la due ruote.
5 – Bene gli incentivi, ma occhio ai furti. Collegato al punto quattro c’è sicuramente la questione dei furti. Ben vengano gli incentivi che ci permetteranno di acquistare bei modelli di city bike; però dovremmo anche riuscire a fare in modo che ciò che abbiamo acquistato rimanga di nostra proprietà. Il problema dei furti è stato uno dei disincentivi più grossi all’acquisto di biciclette negli ultimi anni: “Cosa la compro a fare, se poi la rubano in meno di una settimana?” Una volta erogato l’incentivo bisognerà anche provare ad istituire una forma di tutela per chi acquista la bicicletta: si è parlato spesso di targhe, di app, di antifurti efficaci. Troviamo una soluzione che sia efficiente e che ci permetta – come del resto è un nostro diritto – di poter posteggiare la bicicletta e di ritrovarla dove l’abbiamo lasciata. Sarà un passaggio fondamentale, insieme a quello della sicurezza stradale, per pensare davvero ad una mobilità sostenibile sulle due ruote.
Noi ci crediamo.